Roger Aquilina è uno dei decani dell’enologia maltese, ed è consulente presso il Ministry for Resources and Rural Affairs.
Ha sposato il progetto Promed e lo coordina per conto del Ministero sull’isola di concerto con l’Irvos. Un amante della sua terra che guarda alle nuove generazioni e al futuro enologico di Malta. Ha fatto da cicerone alla visita ai campi sperimentali, spiegando le problematiche della viticoltura locale. Promed per lui è un sogno voluto e realizzato che gli consente di applicare la ricerca alla viticoltura e all’enologia.
Gellewza, varietà autoctona maltese
Un suo sogno futuro è quello di poter portare nella cantina sperimentale di Bruskett giovani studenti, laureati e specializzandi in master in enologia e viticoltura maltesi, che in mancanza di una facoltà sull’Isola devono intraprendere gli studi all’estero. Così da conferire al centro il ruolo di polo di ricerca e di scambi di saperi. E come modello guarda all’Istituto Regionale Vini e Olii di Sicilia. “Voglio fare la stessa cosa che l’Istituto ha fatto in Sicilia. Ho sognato un progetto come quello di Promed per quarant'anni. Il vino di Malta ha grandi potenzialità. E lo dice la storia”. Proprio qualche mese fa, lo stesso Aquilina ha scoperto, come ci racconta, un insediamento punico sull'isola deputato al commercio di uva e di vino. La viticoltura era una delle principali attività insieme alla produzione di miele e di olio, molto fiorente questa, tanto che molte contrade e villaggi riportano nomi legati all’olio di oliva o all'ulivo. I Fenici portarono l’uva su Malta nel 1200 a.C.
Campo sperimentale di Gellewza e Girgentina
Ciò che la rende terra vocata alla viticoltura è il clima. “E’ costante – spiega Aquilina -. Abbiamo un’estate fresca e inverni miti, le uve hanno un tempo di maturazione più dilatato rispetto ad altre parti del Mediterraneo. Non abbiamo mai avuto punte eccessive di calore. In sesantacinque anni di vita ricordo che la colonnina ha toccato i 35 gradi solo due volte”. Il clima poi consente una viticoltura sostenibile. “Di trattamenti all’anno ne facciamo davvero pochissimi, in media sei volte , e ricorriamo a pochissimo rame. Da noi non si subisce l’attacco delle muffe. Ci dà più problemi l’oidio”. La chiave di svolta per una viticoltura che produca qualità Aquilina la trova nell’irrigazione. “Si tratta di una scienza complessa, ma è una mia idea fissa. Quando riusciremo a padroneggiare una tecnica irrigua che risponda alla nostra idea di produzione allora potremmo fare vino di alto livello”.
E Malta potrebbe giocarsi come asso nella manica la varietà Gellewza. “Questa è una terra di rossi – sostiene deciso l'enologo -. Anche se nel mercato vendiamo più bianco perché è legato al consumo primaverile ed estivo e alla cucina che principalmente è a base di pesce. Ma i rossi hanno potenzialità più interessanti. Hanno tannini maturi, un gusto rotondo. Li stiamo studiando. La stazione sperimentale ci è servita per capire per esempio la longevità e quali siano le tecniche da applicare in vigna per ottenere vini di qualità”.
M.L.