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Il progetto

Progetto di reintroduzione apis mellifera siciliana, il bilancio del primo anno

06 Febbraio 2013
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Valorizzare la biodiversità nei luoghi dove si è evoluta ed affermata.

Questo è l’obiettivo più alto del “Progetto di Reintroduzione e conservazione della sottospecie a rischio di estinzione Apis mellifera siciliana” promosso e sostenuto dalla Regione Sicilia e coordinato dal CRA-API di Bologna (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, Unità di ricerca di Apicoltura), in collaborazione con l'Università di Catania e di Palermo, l'Istituto Zooprofilattico della Sicilia, la Soat di Collesano, Apicoltura Amodeo e Slow Food –  i cui risultati relativi al primo anno di attività sono stati presentati a Palermo all'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia.

L’Ape nera sicula, cugina delle api nere africane, con le quali condivide il peculiare colore scuro dell’addome ma non il carattere aggressivo e selvaggio, ha popolato la Sicilia per millenni quando, negli anni settanta, gli apicoltori la sostituirono con la più comune ape ligustica dal colore giallo e nero proveniente dal Nord Italia. In quegli anni l’ape nera dunque rischiò l’estinzione, che fu evitata grazie agli studi condotti da un entomologo siciliano, Pietro Genduso e da un suo giovane studente apicoltore, Carlo Amodeo. Oggi questo apicoltore vuole fortemente che la Nera ritorni a popolare la Sicilia, riaffermandosi sulle comunità della ligustica e, a tale scopo, esorta gli altri apicoltori, le amministrazioni pubbliche e la ricerca scientifica a condividere con lui questo “bene comune”. Questo il senso ultimo delle sue parole all’interno dell’Aula Magna dell’Istituto Zooprofilattico di Palermo.

“Il progetto di reintroduzione dell’Apis mellifera siciliana ha buone possibilità di successo, legate alla sufficiente variabilità genetica dell’insetto, alla presenza di ambienti favorevoli alla sua propagazione e all’entusiasmo mostrato dagli operatori”, ha affermato Marco Lodesani, direttore dell’Unità di ricerca di apicoltura e bachicoltura di Bologna che coordina il progetto.

Lo studio si propone di valutare se questa razza autoctona possa competere con la ligustica e se ci sono le condizioni per la sua reintroduzione nell’Isola. A tale scopo si lavora per il riconoscimento di nuove linee genetiche e per l'istituzione di stazioni di fecondazione in aree idonee individuate nelle provincie di Palermo, Trapani ed Agrigento, in aggiunta a quelle già presenti sulle isole di Vulcano, Filicudi e Marettimo. Inoltre si sta procedendo alla valutazione delle prestazioni della nera sicula a paragone con la ligustica, alla diffusione di metodi di allevamento condivisi ed alla caratterizzazione dei mieli prodotti. “L’ape nera sicula, che si distingue per una buona produttività ed una spiccata resistenza alle temperature elevate ed al freddo, rappresenta una grande ricchezza per l’Isola – dice Francesco Sottile della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus – e per questo va tutelata e rivalutata in un paradigma di costruzione di economie locali partendo proprio dai patrimoni della Biodiversità”.

Nel presentare le attività previste dal progetto per il prossimo futuro, la ricercatrice Cecilia Costa del CRAI-API ha voluto sottolineare quanto sia importante, per il successo del progetto, che la squadra di lavoro sia solidale nella condivisione degli obiettivi da raggiungere. “L’Associazione Allevatori Apis mellifera siciliana è nata proprio per creare un nucleo di aggregazione – ha aggiunto Maria Concetta Catalano, responsabile della Soat di Collesano – attorno al quale costruire una struttura produttiva organizzata. Pertanto si auspica che, al termine del progetto previsto per il 2014, le iscrizione di nuovi soci siano molte di più di quelle attuali”. A supporto dell’Associazione è in allestimento un sito internet – www.apesiciliana.it– ricco di contenuti sulle finalità ed obbiettivi dell'Associazione e con ampie sezioni dedicate agli eventi, alle iniziative, alla formazione, alle ricerche, alla Galleria Multimediale.

Lorella Di Giovanni