Giuseppe Benanti con i figli Antonio e Salvino
“La qualità è un’attitudine mentale che non contempla scorciatoie”.
“Questa attestazione è un sillogismo retorico che ci ripete sempre nostro padre, che aggiunge: “la Sicilia enologica oggi si caratterizza sempre più con i vitigni autoctoni ed i Nerelli ed il Carricante hanno un ruolo di primissimo piano”. Vitigni che lui conosce bene, anzi, alla fine degli anni ’80 li ha riportati alla luce e valorizzati ed oggi li considera gli autoctoni siciliani più intriganti e col maggior appeal. E così lascia percepire anche il mercato, che li apprezza e li comprende sempre di più”.
E’ alla luce di questi convincimenti che si sono rese prioritarie le iniziative stilate nel progetto di sviluppo che l’azienda ha spalmato su un orizzonte quinquennale. Il progetto è stato ”pungolato” dai gemelli Antonio e Salvino Benanti, 38 anni, formatisi alla International School di Ginevra ed in seguito alla European Business School ed all’Imperial College di Londra: un percorso accademico che è stato solo un punto di partenza. Così Antonio e Salvino si sono poi sottoposti ad ulteriori esercizi formativi, sempre in Inghilterra, nel mondo della finanza. Antonio ha superato «una ventina di colloqui» per lavorare in Bloomberg e poi in JP Morgan Cazenove. Salvino ha tracciato un percorso analogo attraverso la Dresdner Bank. “Tre lustri complessivi per far lievitare un’esperienza di vita molto formativa: abbiamo vissuto, stimolati da papà, un vero e proprio processo di “maturazione ed affinamento” di cui lui ha molta dimestichezza in organizzazioni internazionali dove rispettare sempre le scadenze, innalzare la soglia dei nostri limiti, porsi un obiettivo e raggiungerlo erano i tre cardini della su cui poggiava la filosofia del successo imprenditoriale”.
Superfluo aggiungere che Antonio e Salvino sono figli di Giuseppe Benanti, anima e patron dell’azienda icona dell’enologia etnea, mentre non è inutile il chiarimento che a fare la notizia non sono i curriculum dei giovani rampolli, ma il programma e un punto del progetto qui promulgati. Il programma si caratterizza nell’audace scommessa di puntare più fishes sul tavolo verde dei vitigni autoctoni etnei, il punto nel riscontro di un nuovo esempio della new wave del momento, di affiancamento generazionale che stanno vivendo le family business vinicole italiane. Da qualche settimana infatti anche Antonio e Salvino Benanti hanno aggiunto alla loro intensa attività nella storica industria farmaceutica catanese SIFI un impegno sempre più forte e costante in azienda vinicola. “Crediamo nel settore vinicolo e siamo orgogliosi di contribuire a “rinnovare nella continuità” il percorso che nostro padre ha avviato sull’Etna 24 anni fa. Papà è e sarà sempre la nostra guida. E i nostri vini continueranno a rappresentare l’espressione della filosofia e dell’ impostazione mentale del produttore”.
Nei punti identificativi del programma di sviluppo spicca comunque l’obiettivo di “crescita ragionata”, mirato a raggiungere la quota di 180mila bottiglie, “perché la nostra indole è quella di rimanere una cantina di nicchia che sia specchio ed espressione d’eccellenza, ma anche portatrice di un linguaggio che renda conoscibile, unico ed inimitabile nostroterritorio. Abbiamo terreni da mettere a regime, oltre quattro ettari in contrada Monte Serra diventeranno un nuovo vigneto, così come altri nel versante nord dell’Etna, dove siamo presenti da sempre. A fronte di questo “allargamento” ridurremo il numero di etichette, questo per rendere più marcata sia l’impronta etnea, sia quel principio che predica “fare il giusto per continuare a farlo sempre meglio”. A Monte Serra è prevista, in futuro, la realizzazione di una nuovissima cantina dalle caratteristiche tecnologiche che esprimano lo stesso livello di eccellenza della varietà e della ricchezza dei nostri cru. Perché sull’Etna è impossibile fare due vini uguali da stessi vitigni di vigneti diversi. E questa peculiarità del terroir dobbiamo comunicarla bene a tutto il mondo”.
Veduta su uno dei vigneti
Per attuare questo programma occorreva migliorare la nostra squadra. Anche l’avvicendamento dell’enologo, si può leggere attraverso questa lente. “Michele Beàn ha la nostra stessa età, sarà più facile fare questo percorso insieme. Conosce a fondo l’Etna ed ha grande competenza, credibilità ed entusiasmo, lo stesso che abbiamo noi, quindi l’intesa è stata immediata”. Il rinnovamento del team in atto è stato una delle priorità, assieme alla comunicazione ed all’interazione con la comunità di appassionati e addetti ai lavori, cardini del programma. “Stiamo puntando su figure giovani ma formate, legate come noi al mondo del vino ed all’Etna: Sevim Kurt, olandese, si occuperà di incoming e soprattutto di marketing utilizzando sempre più strumenti evoluti quali internet, blog, social network “per portare la nostra cantina in tutto il mondo non solo con internet. Per questo Agatino Failla, catanese, l’esperto dell’export, ha sempre la valigia pronta, per sondare quei mercati che già conosce bene, per studiare i profili dei nuovi consumatori. In sintesi fare sistema e creare una squadra di produttori dell’Etna per promuovere l’eccellenza e l’unicità del nostro territorio”.
Tradurre queste idee in un progetto è il lavoro che hanno già avviato. “Stiamo macerando le idee – concludono. E sappiamo che le eccellenze, come per il vino, si raggiungono con i lenti e poco frettolosi affinamenti, ma anche con coerenza e facendo leva sulle tradizioni. Non abbiamo fretta”. Così, a voci alternate, ci hanno riferito i gemelli del vino, Antonio e Salvino Benanti. Benvenuti.
Stefano Gurrera
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