Linosa è una piccola isola in mezzo al mare e bruciata dal sole. Talmente piccola da non trovare posto sul mappamondo. Un’isola che ha sempre vissuto di turismo e di opportunità mancate.
Lo scrittore Henry James ha scritto che la seconda occasione è illusoria. Ne è data, in realtà, una sola e con quella ci giochiamo tutto. Forse si sbagliava. Perché il progetto Promed (finanziato nell’ambito del Programma Operativo Italia – Malta 2007/20012) parla proprio di una seconda occasione da non mancare.
Lo scorso mese con la consulenza dell’Istituto Regionale della Vite e del Vino , dopo anni di intenso lavoro, sono stati presentati e degustati i primi vini – uno secco e uno dolce – prodotti a Linosa con le uve di Zibibbo (vinificati a Marsala) e coltivate dall’Istituto Regionale del Vino e dell’Olio presso il campo sperimentale del produttore di uve Fedele Giardina. I dati analitici dei due vini e le caratteristiche organolettiche, raggiunti nel corso della prima vendemmia, hanno dato vita ad un prodotto unico che confermano le grandi potenzialità produttive dell’isola.
Perché a Linosa tra spiagge rocciose e scogliere, piscine naturali e faraglioni, una natura selvaggia è ancora capace di offrire forme, colori e profumi sempre diversi in un entroterra da riscoprire e che incanta tra la rinnovata simmetria dei filari di vigneti e l’esuberanza cromatica della macchia mediterranea.
“La coltivazione dello zibibbo” dichiara Giardina“ non rappresenta una novità per Linosa. Un tempo la produzione del vino era affidata all’iniziativa del singolo contadino che produceva i suoi vini, soprattutto aceto di vino, che un po’ vendeva al turista e un po’ consumava per uso domestico. Non è mai esistito, però, un canale destinato alla commercializzazione del prodotto. Un altro problema che scoraggiava questo tipo di coltivazione era poi rappresentato dal vento. Anche oggi, per questo motivo, lo coltiviamo in piccole quantità utilizzando dei frangivento artificiali. In pochi si avventuravano nella produzione dello zibibbo e con risultati scoraggianti perché mancavano le attrezzature adatte per la sua vinificazione”.
Oggi l’intera comunità, dove tutti si conoscono, ha accolto con grande entusiasmo e rinnovata fiducia l’impegno di Giardina. Da molti anni la campagna era stata abbandonata e non si pensava più di poter ridare vita allo sviluppo della viticoltura. Anche se bisognerà aspettare alcuni anni prima che i vini possano arrivare sul mercato, di sicuro la scommessa è stata vinta.
Di questo Giuseppe Genna, enologo dell’Istituto Regionale della Vite e del Vino, è sicurissimo. “E’ prematuro” dice “parlare del commercio di questo vino perché ci sono ancora alcune criticità nell’isola da superare: bisogna anzitutto piantare una maggiore quantità di viti. Quello appena fatto è uno start up iniziale per dimostrare che qualcosa nell’isola si può fare”.
Quali sono le caratteristiche dei vini sperimentali proposti durante la degustazione dello scorso mese?
“Lo zibibbo secco è un vino abbastanza asciutto dalla salinità spiccata. E’ aromatico con intensi sentori floreali e fruttati. Ha una gradazione intorno ai 12 gradi. Quello dolce è molto delicato nel gusto, ma persistente con un colore tendente all’ambra e all’oro antico. Ha note di frutta secca tipica del passito e una gradazione intorno ai 15 gradi”.
Come si allargherà il progetto in futuro?
“Stiamo cercando di sviluppare la viticultura anche per migliorare la bellezza del paesaggio e antropizzare l’isola par far sì che ci sia una maggiore valorizzazione del lavoro dell’uomo. La terra poi, essendo di origine vulcanica, è ricca di minerali. Le condizioni della viticultura in un’isola così piccola sono molto più dure rispetto a quelle della terra ferma. A Linosa, quindi, i problemi sono più amplificati: è difficile, ad esempio, reperire i prodotti che servono per la lavorazione del terreno e per i trattamenti. La crisi economica che stiamo attraversando ha un po’ demotivato le persone che intendono coltivare i vigneti. Noi, però, stiamo mettendo grande impegno anche nel trasmettere la nostra passione per questo tipo di lavoro: stiamo cercando di ridare fiducia in un futuro possibile e di far rinascere un sentimento di amore autentico per la viticultura”.
Rosa Russo