Il 25 maggio approdano a Palermo un gruppo di quaranta turisti “molto particolari”.
Sono Les Amis du Musée Condè di Chantilly con in testa Nicole Garnier, la conservatrice del secondo museo per dipinti, dopo il Louvre. Con Nicole, la comitiva dei notabili francesi, avrà una guida che si intitola “Voyage en Sicile sur le pas du Duc D’Aumale, autour du film de Lidia Rizzo “Lo Zucco. Il vino del figlio del Re dei Francesi”.
Si tratta di un tour sulle tracce del documentario di Lidia Rizzo, che il 30 maggio sarà in Francia a Carcassonne, per la selezione ufficiale al 20°Oenovideo International Wine and Grape Film Festival. La regista- appena reduce dal successo del Sonoma Film Festival in California, altra kermesse con una vetrina sui film “epicurei”, porta alla luce attraverso la storia appassionante di un vino che non esiste più, le Vin de Zucco, i rapporti della Sicilia degli Orleans con la Francia.
L’idea del Tour nasce dalla folgorazione della curatrice del Museo Condé per i luoghi degli Orleans in Sicilia. Luoghi raccolti negli album fotografici del Duca, rivisti nel film e poi visitati di persona in Sicilia, per l’anteprima della proiezione del film al Palazzo d’Aumale di Terrasini. La Garnier, per l’occasione, era stata ospite dell’IRVOS, l’Istituto Vini e Oli di Sicilia, che ha di fatto concluso da qualche anno la sperimentazione sul Moscato dello Zucco, ultima eccellente produzione dei Principi di Gangi allo Zucco che oggi vede ottimi risultati di alcune aziende dell’area di Partinico.
Anche di questo si parla nel documentario di Lidia Rizzo che ha fatto tre anni di ricerche per mettere insieme i tasselli della storia e per far scoprire ai francesi di Chantilly oltre che ai siciliani di Palermo, quel tipo di legame, sacro e stretto, tra il vino e il territorio, di due grandi nazioni del vino. Le testimonianze dei vecchi contadini siciliani e quelle dei nostalgici e appassionati collezionisti dell’800, come Ennio Palmigiano, e lo storico Salvo Di Matteo, degli scomparsi Vittorio Umiltà, di Salvare Palermo e del grande fotografo Enzo Sellerio ma anche le testimonianze dei francesi, nel castello di Chantilly, laddove il grande Chef Vatel custodì la ricetta della celebre crema e dove la regista ha trovato nei suoi archivi il segreto del Vino di Zucco.
Il tour comincerà da Parco d’Orleans, dove il Duca D’Aumale, raffinato bibliofilo e mecenate, passò non pochi giorni, a cavallo dei moti risorgimentali, a rimuginare su come migliorare il suo vino e a scrivere le memorie degli antenati Principi di Condé, sotto l’albero di Ficus Magnefoliae che fu piantato dal padre per la nascita del fratello primogenito, Ferdinando e che ancora oggi svetta maestoso nel Parco. Al Palazzo, avranno l’accoglienza ufficiale del Presidente della Regione Rosario Crocetta. Visiteranno anche il Palazzo dei Normanni e la cappella Palatina, dove si sposarono i genitori del Duca, il Re dei Francesi, con Maria Amelia, figlia del Re Ferdinando I delle Due Sicilie. L’Assessorato Regionale ai BB.CC. per inaugurare un nuovo scambio di viaggi culturali tra la Francia e la Sicilia sulla scia degli Orleans, ha disposto di far visitare gratuitamente i musei e i luoghi delle escursioni archeologiche amate dal duca, da Segesta a Siracusa. Si apriranno per loro anche due dimore storiche private entrambe a Bagheria, Villa Valguarnera, dove vivevano Il Re e la Regina di Sicilia e la villa Spedalotto che vi era collegata attraverso un sentiero e dove gli sposini francesi, i genitori di Henri, vissero.
L’IRVOS e l’Assessore alle Risorse Agricole e Alimentari, Dario Cartabellotta, per sancire questa amicizia siculo-francese basata su un enoturismo culturale, li accoglierà al Palazzo d’Aumale di Terrasini. Stabilimento del perfezionamento dei vini, ex magazzino del Principe di Partanna, era stato ricostruito per “educare” il Vino dello Zucco, ma anche per poterlo spedire dalla Praiola, la spiaggetta di Terrasini. Il vino dallo stabilimento veniva convogliato attraverso un avveniristico cavidotto costruito appositamente. Una ricostruzione inspirata dalla Cantina Borbonica di Partinico, imponente monumento del vino e primo esempio al mondo di Cantina sociale, costruita dal Re Ferdinando nel 1802. Qui la visita è certamente ambita dai Les Amis. Non mancherà l’escursione al Feudo di Zucco di Giardinello a Carini che nonostante le condizioni di abbandono, la sua archeologia industriale e la villa emanano ancora il fascino irresistibile della fattoria modello che riuscì a sviluppare un indotto di 4000 lavoratori.
Il Fascino del segreto del vino di Zucco: una spalla di Cataratto al 50% e un blending di Semillion, Riesling, e Alicante bianco. Una vendemmia tardiva in un’area scelta dal Duca dopo un accurato studio dei suoli e una zonazione: una conca temprata dalle correnti del Golfo di Castellamare e frequentata non di rado dalla Botridys, forse grazie allo scorrimento del fiume Nocella. Un Sauterne siciliano, che veniva immesso nel mercato dopo almeno 5 anni e che divenne famoso per la sua purezza nei confronti dei tanti vini contraffatti “a la Madéra” ; famoso perché il figlio di un Re Francese esiliato in Sicilia e lontano dal suo castello di Chantilly, non aveva badato a dispendio di mezzi per creare il suo vigneto e avviare una coltivazione e un imbottigliamento a regola d’arte per un vino che lo rappresentasse. Henri, infatti, decise alla fine di esportare il suo vino pregiato solamente in bottiglie, facendo creare dal tipografo Pichot di Parigi, un’etichetta di lusso, traslucida anticontraffazione: il prototipo dell’odierno ologramma! Aveva trovato nel territorio dello Zucco, un “paradiso di virgiliane memorie” dove rifugiarsi nel suo esilio dalla Francia, vi aveva portato, orgoglioso -uno per tutti il celebre cronista disegnatore, Gaston Vuillier – i più celebri pittori e scrittori del suo tempo, per decantarne la bellezza e la bontà del suo vino. Una terra dalla quale, anche quando poté tornare a vivere nel suo amato Castello di Chantilly, fu difficile da staccarsi. Un Paradiso dove vi ritornò vecchio e malato per “riconfortarmi e guarire alla fonte di questo vino miracoloso”. E li restò. Il Console di Francia, Christian Thimonier, per esprimere l’apprezzamento di questa storia Franco-Italiana, ha sponsorizzato, attraverso la Fondazione Saint-Louis di Château d’Amboise, l’edizione francese del documentario.
Il trailer del fil di Lidia Rizzo a questo link