Particolare di un mosaico della Villa Romana del Casale
Forse anche gli antichi Romani di Sicilia praticavano il culto del terroir.
Terroir è un lemma moderno che nella lingua latina non trova un corrispettivo, ma se visitiamo i mosaici della Villa del Casale di Piazza Armerina, da poco tornata agli antichi splendori, una conferma inconfutabile la si trova nella costante pratica devozionale, qui ben raccontata dai mosaici, che questa civiltà nutriva verso gli dei e i culti che ne rappresentavano. E chissà, ancora, se in modo inconfessato ci sia stato il desiderio di ricorrere ai poteri divini di Dioniso, dio del vino, per riceverne gli auspici stilando un progetto dal titolo “La Ruota di Dioniso” che vuole infatti valorizzare, partendo dal “Parco Archeologico della Villa Romana del Casale, il terroir, non come territorio, né come un suo genius loci, ma come luogo che potrà invece trasformarsi in un autentico significato e valore di terroir solo se, la sua identità, la sua tipicità e quella sua cultura fatta di tradizioni, storia e prodotti enogastronomici, la caratterizzeranno in un modo unico e inconfondibile.
“Vogliamo infatti abbattere un diaframma – esordisce in forma prorompente Guido Meli, Direttore del Parco archeologico della Villa del Casale e mente del progetto – che da sempre ha separato la “Villa” dal resto del territorio. Vogliamo catturare quella massa di “viaggiatori” attratta dal turismo culturale e archeologico e incanalarla in un circuito enogastronomico che perimetra un territorio ricco di offerte della propria storia, di tradizioni, di radici e di un’ampia e variegata e tipica produzione enogastronomica. Senza escludere l’estensione del raggio di fruibilità, perché la provincia di Enna è al centro dell’isola e poco distante da ogni meta geografica di quest’isola. Per questo non consideriamo un limite – aggiunge Guido Meli – la constatazione che la nostra provincia registri il più basso dato anagrafico di aziende vitivinicole ubicate nel territorio. Le aree tra le più importanti e vocate come l’Etna, la Siracusa del suo Nero d’Avola, Ragusa e il suo Cerasuolo e poi anche la Valle dei templi che può abbinare vino e archeologia, distano meno di un’ora e aggiungono alternative intriganti con le loro “Strade del vino”.
“Un turismo, questo, che non vuole etichettarsi come alternativa o valore aggiunto, o anche come offerte a “tema”- conclude Meli – ma come completamento di un percorso culturale. Un progetto che ha riscosso il favore delle aziende e dei tour operators i cui dettagli del protocollo saranno siglati entro l’aprile del prossimo anno quando guide e altri operatori avranno maturato e integrato una preparazione specifica, su questi nuovi argomenti, ai loro saperi su storia, archeologia, le bellezze della Sicilia, archeobotanica, i misteri da svelare. In cui il mito di Dioniso, e tutto ciò che gli ruota attorno, in questo progetto, ha un ruolo centrale”.
Un programma i cui molteplici riflessi storico-culturali succitati, sono stati illustrati al Convegno tenutosi a Palazzo Trigona di Piazza Armerina. Per ognuno di questi aspetti non si è scelta l’idea migliore, ma la più reale previsione, frutto di focus ad ampi spettri. Partendo dal turismo ci si è chiesto: “quale faccia mostra il nuovo viaggiatore?” Tramontato il turismo delle quattro ”esse”, sun, sound, sea, sex, e ancora in auge, quello delle tre “elle”, land, leisure ,learning, ecco che Flavio Mele del gruppo dirigenziale del Parco, ha dato una sua risposta dopo aver stilato le analisi conclusive di questi indicatori arrivando a concludere che “la caratteristica, sia del turismo di massa che quello culturale, collima perfettamente col turista enogastronomico”. Ad estendere questo limerick, gioco delle lettere, ha contribuito Angela Salvo, direttore della Strada del Vino e dei Sapori de Castelli Nisseni, ammettendo senza esplicitarlo che il turismo siciliano sarebbe possibile definirlo «quello delle tre “c”: cultura, cucina, calore (della gente e dell’accoglienza)». E che l’auspicabile e tempestiva firma dell’intesa tra Parco e Strada del Vino “ potrebbe essere, oltre ad una preziosa opportunità per le aziende, una grande conquista”.
A supportare tutto questo con ulteriori consigli, esperienze e osservazioni forbite che nascono dalla sua prestigiosa carica è intervenuto il Presidente della Federazione internazionale agenti di viaggio Mario Bevacqua. Apprezzamenti e auspici sono giunti anche da altri enti ed istituzioni del mondo dell’economia. Gigi Mangia presidente Fipe di Palermo ha notificato il suo progetto “Cultura del turismo. Un programma di sviluppo turistico centrato su Piazza Armerina e la Villa romana del Casale”. E dopo gli interventi di Carmelo Nigrelli, sindaco di Piazza Armerina, e Marcello Troìa, direttore Gal Rocca di Cerere di Enna e Santo Di Bella, segretario generale della Camera di Commercio di Enna ha concluso Dario Cartabellotta dirigente Generale del Dipartimento Interventi infrastrutturali per l’agricoltura. Traducendo le sue esperienze istituzionali in racconti sentimentali ed emblematici. “Giacomo Tachis ha vissuto un buon rapporto con l’allora “Istituto del vino e della vite” e ha lasciato segni ed impronte che tra un millennio si potranno celebrare come i mosaici della “Villa del Casale”. Perché, diceva lui piemontese Nemo profeta in patria, solo con i colori e il sole di Sicilia riusciva a fare certi vini rimasti unici”. Non un aneddoto, ma un concetto da far riflettere.
Stefano Gurrera