Rivalutazione del territorio, filiera corta, un sistema che collega le produzioni locali, riparte da qui l’economia dell’isola del Giglio grazie alla nuova condotta Slow Food, adesso isolana al cento per cento.
Non più collegata con la terraferma di Orbetello, è stata presentata ufficialmente oggi come condotta Isola del Giglio-Giannutri e anta alle spalle un'esperienza di lavoro decennale.
Il piccolo mondo davanti la costa toscana, con questa nuova formula, è pronta a divenire un polo agricolo e ittico in grado di competere con gli altri della terraferma secondo i principi di Slow Food della valorizzazione della cultura del luogo e dei saperi, oltre che del “buono, pulito e giusto”. E infatti, proprio il patrimonio agricolo è al centro del programma che punta al lancio di un modello alternativo di fruizione turistica, sostenibile, e soprattutto destagionalizzato. Sono tanti i tesori che offre, l’olio, il più celebre vino Ansonico, ma anche i dolci tradizionali come il pan ficato, il miele, il coniglio, le ricette della tradizione, e la condotta le metterà tutte in rete.
Spiega il progetto Massimo Bernacchini, responsabile per la Toscana del progetto Isole Slow e consigliere nazionale di Slow Food: “Quello che stiamo cercando di fare – dice – è dare valore al territorio insulare, che non vuole essere più di passaggio, ma di coltura e di cultura contadina, perché come avveniva in tutte le isole, e contrariamente a quanto si possa pensare, l’attività principale, fulcro della vita dell’isola stessa, era l’agricoltura. La nostra azione parte dalla consapevolezza che questa vocazione si sta perdendo, vorremmo arginare il rischio dell’ ulteriroe aumento della disoccupazione e dell’ esodo, vorremmo recuperare quei paletti che sono stati per secoli sostanziali per l’economia di questo luogo e che sono crollati, creando un vacuum, quegli stessi che però sulla terraferma sono stati sostituiti o migliorati dall’innovazione”.
Massimo Bernacchini
L’obiettivo è quello di rendere esportabile anche il paniere delle eccellenze dell’isola oltre che promuoverle come attrattiva. “Nel corso degli ultimi anni abbiamo messo in moto una serie di attività e percorsi per concretizzare il ritorno della filiera corta in alcuni ristoranti aderenti al nostro progetto. Sul piatto sono stati serviti prodotti del territorio e il nostro pescato, cosa che non accadeva più, per colpa del turismo di massa le materie prime venivano da altrove e dall'estero. Vorremmo poi mettere insieme questi prodotti e presentarli nel mercato sotto un unico marchio slow”.
Chi ha voluto la condotta è stata gran parte della gente che la abita. Sintomo di un nuovo fermento e di una nuova consapevolezza nati dopo il caso del naufragio della Costa Concordia. Bernacchini la descrive come rinascita di una coscienza sociale. “E’ sbocciata all’indomani della tragedia, i gigliesi si sono resi conto che stavano svendendo la loro isola, il fatto stesso di far passare la nave crociera sotto costa denotava una mancanza di rispetto, facendo diventare l’isola solo un bel quadro, oppure hanno lasciato che diventasse un luogo da vip, con la conseguente speculazione edilizia”.
E così oggi il gruppo della condotta ha toccato le 55 adesioni. E opererà di concerto con i convivium delle altre isole minori del Mediterraneo della rete internazionale Isole Slow: arcipelago toscano, Ischia, Procida, Ponza, le isole della Sicilia, Cipro e anche con la Sardegna e la Corsica. “Condividiamo in fondo la stessa cultura, e tradizioni simili, ci lega un filo conduttore, perché nei secoli sono state toccate dagli stessi popoli navigatori”.
Intanto sull’isola del Giglio si partirà con l’immediata istituzione di un insediamento di riferimento della condotta aperta alla gente del luogo e ai i turisti. E si proseguirà con la formulazione di tour che includeranno visite alle aziende, ai luoghi del gusto, con degustazioni e incontri con i produttori stessi, oltre le tappe alle bellezze naturalistiche e archeologiche. In merito a queste ultime, ci riferisce Bernacchini, un gruppo di giovani dell'isola ha deciso di prendersene cura per valorizzarle.
C.d.G.