La guerra contro la contaffazione dell'olio extra vergine d'oliva potrebbe essere vinta una volta e per tutte.
Adesso c'è un sistema che in tempo reale dà le informazioni sull'origine del prodotto. Lo fa attraverso l'analisi molecolare basato sull'impiego di marcatori Dna. Quindi nessuno scampo per chi specula sulla fama e sul valore dell'olio extravergine d'oliva italiano. Per chi utilizza olii provenienti da altri Paesi spacciandoli per extraqvergine italiano. Più che un passo avanti nella lotta per la difesa della qualità made in Italy.
Si tratta di un sistema messo a punto dall'Università e dal Cnr di Perugia, nell'ambito di un progetto Unaprol, cofinanziato dal ministero per le Politiche agricole. Affianca la rintracciabilità dei documenti a quella di alcuni macro e micro componenti contenuti nell'olio che ne permettono di stabilire l'origine generica e geografica. Il metodo è stato applicato su diversi campioni di origine italiana consentendo di accertare l’assenza di contaminazione con varietà provenienti da Spagna Grecia e Tunisia.
Altro strumento nato in seno al progetto è il sistema di gestione, chiamato GIS, in grado di fornire in tempo reale, in risposta ad una interrogazione con un campione incognito, la rispondenza con diversi gradi di attendibilità – sulla provenienza del prodotto.
“Di fronte all'offerta che non distingue sullo scaffale la qualità dell'olio extra vergine di oliva italiano e che comprime i margini di guadagno fino ad avvilire il mercato con offerte che non coprono neanche i costi di produzione, serve – ha detto il presidente Unaprol, Massimo Gargano – un cambio di passo”.
Si stringe sempre di più il cappio attorno ad uno dei reati che pesa sul comparto agroalimentare italiano, e che causa non pochi danni ai produttori, alla qualità del Made in Italy stessa e ai consumatori che adesso avranno a loro tutela un'arma in più per difendersi nel mercato globalizzato.
C.d.G.