Anche se i sondaggi dicono che lo Spumante sia il re di queste feste, l'Ovse, l’istituto economico internazionale dei vini spumanti italiani, denuncia il calo nei consumi per il terzo anno consecutivo per effetto della crisi e anche per una mancanza di risposizionamento del prodotto.
Durante i giorni a cavallo di Natale e Capodanno, rispetto al 2011, nei tradizionali 24 giorni si stapperanno 89 milioni di bottiglie made in Italy, con un –3,5%. Stimata una spesa degli italiani di € 690 milioni, oltre il 61% realizzato nella Gdo: 1 bottiglia su 3 è brut, 1 è dolce, 1 è extradry-dry. Questi i dati dell'indagine condotta dall'Ovse. Per fine anno circa 35 milioni di bottiglie saranno di Prosecco nelle diverse denominazioni, 34 milioni saranno di spumanti generici con nomi di fantasia a prezzi decisamente bassi, e 23,5 milioni Brut, Rosè, Riserva, gamma medioalta-alta, compreso etichette straniere.
L'andamento dello Spumante varia a secondo di canali di distribuzione: si acquista più Spumante nei supermercati. I brand storici rimangono Ferrari e Berlucchi, con una stima intorno a 6 milioni di bottiglie acquistate negli ultimi 60 giorni. Nell'Horeca si registra invece un calo del 10-15 per cento. Ma ecco i prezzi degli Spumanti in Gdo che rimangono sostenuti: le più note bottiglie di metodo classico italiano sono posizionate fra 8,90 e 12,80, con alcune etichette a 18 e 19 euro la bottiglia. Il “primoprezzo” dello Champagne è posizionato fra 13,50 e 15,95 euro a bottiglia.
La ricerca ha anche rivelato il gusto dei consumatori: vengono sempre meno scelti gli spumanti aromatici, si frena l'acquisto di quelli rosati, le preferenze cadono invece sul Valdobbiadene Docg e il Prosecco Doc, e poi ancora si rafforza il Franciacorta mentre il Trento cresce. Poi ci sono i vini frizzanti che fanno tendenza: Lambrusco, Malvasia, Moscato, Soave, Lugana, Pinot, Muller Thurgau e il Trebbiano, continuano ad avere con un rapporto valore/identità molto alto.
“L’acquisto o il consumo – dice Giampietro Comolli, fondatore di Ovse l’istituto che cura le tendenze e l’economia del comparto – si basa su motivazioni similari al 2011, ma sta cambiando il peso della singola causa. Su questo i produttori devono intervenire e correre ai ripari per non perdere il lavoro svolto negli ultimi 10 anni sul mercato interno. Discontinuità, infedeltà, prossimalità, prezzo, esternalità e distacco: ecco le cause del calo dei consumi. Senza un approccio diretto al consumatore, motivato e continuo, il prezzo basso e lo scaffale o il prezzo alto vincono. La fascia intermedia perde. In Horeca i forti cali di consumo, non hanno ridotto il prezzo al tavolo. In Gdo la promozione “fissa” spinge il consumatore a credere che quello è il prezzo di riferimento, obbligando una cascata di comportamenti, dentro e fuori il punto vendita. Occorre recuperare un “contatto” con il consumatore nei luoghi dove c’è la domanda. La globalizzazione e omogeneizzazione del prodotto avvilisce la specificità della Dop e va contro il consumo consapevole della specialità, come gli spumanti. Non è più questione di destagionalizzazione o di deabbinamento, si sta ritornando all’acquisto rituale e estraneo alla qualità del prodotto, quindi il prezzo basso e il posizionamento sullo scaffale stanno scalando l’ordine delle motivazioni e obiettivi d’acquisto, oggi, ma occorre guardare in prospettiva”.