Si avvicina il traguardo dell’Igp, l’Indicazione geografica protetta, per il Limone dell’Etna. Dopo un’istruttoria durata tre anni, l’ assessorato regionale all’Agricoltura ha dato il proprio parere favorevole e adesso tutta la documentazione è al vaglio del Ministero delle Politiche Agricole e poi passerà a Bruxelles per il via libera definitivo.
“Un primo passo importante – commenta il presidente dell’Associazione Limoni dell’Etna, Renato Maugeri, che raggruppa una settantina di produttori del versante est del Vulcano e che da tempo lavora per ottenere questo riconoscimento – Siamo sulla buona strada per valorizzare un prodotto d’eccellenza che è la più antica coltivazione dell’Etna e che qui si coltiva con tecniche che si tramandano di padre in figlio”. L’area interessata è quella che va da Aci Castello a Calatabiano, con oltre 2 mila ettari di limoneti di Verdello. Questo limone, a differenza di quelli tradizionali, viene raccolto in estate e alla base della sua coltivazione c’è una interruzione controllata dell’irrigazione dell’acqua in un periodo ben definito, detta forzatura, che porta la pianta ad una situazione di stress che le consente di produrre questo tipo di limoni. Naturalmente il terreno vulcanico poi fa la sua parte, non trattenendo l’acqua e creando condizioni uniche e irripetibili per la coltivazione.
“Il riconoscimento dell’Igp è fondamentale per valorizzare questo prodotto – spiega Maugeri – Oggi sempre più consumatori chiedono merce controllata e se tutto andrà in porto, potremo dare la certificazione che i nostri limoni sono prodotti del territorio, controllati dalla produzione alla commercializzazione. Senza dimenticare il grande valore aggiunto dato dal marchio Etna, ad oggi il più richiesto al mondo”.
Clara Minissale