Un formaggio diventato Dop solo 9 anni fa che ha grande versatilità in cucina. Come dimostra una cena orgnizzata qualche giorno fa all'antica trattoria Ballotta di Torreglia in provincia di Padova
di Maristella Vita
Nella marca trevigiana, una volta, d’inverno, quando il latte risultava migliore e più ricco di grasso, le massaie lavoravano quel poco che avevano disponibile per preparare un buon formaggio fresco.
Si faceva nelle cucine di casa, forse per questo ha preso il nome di Casatella. Oggi è un formaggio Dop, da nove anni, molto moderno, spalmabile, gustoso e piacevole. Ma non lontano dalla tradizione: gli rimane un sentore antico, di casa contadina, dato dal sapore delicato che riesce ad ereditare dalla materia prima. Il latte deve provenire solo dalle stalle della provincia di Treviso, l’unico territorio previsto dal disciplinare per la produzione della Casatella Trevigiana Dop. Anche la caseificazione deve effettuarsi nella zona di produzione e così pure maturazione e confezionamento. La sua forma dev’essere quella tradizionale, tonda; il bianco, il colore dominante. Altra caratteristica la versatilità in cucina, dimostrata nella recente serata presso l’antica trattoria Ballotta di Torreglia in provincia di Padova. Cristina e Fabio Legnaro hanno evidenziato i molteplici usi della Casatella, impiegandola nella preparazione di fantasiosi canapè (Casatella e tartufo, o con la ricciola e il salmone), nella farcita di fiori di zucca, agnolotti e tortelli o nella produzione di una trevigianissima Cheese Cake. Versatilità diostrata anche con la pasta fresca, nell’occasione quella vegetariana “made in Padova” nata dalla rete d’impresa “Intreccio”, un innovativo e originale accordo fra agricoltori e aziende artigiane che ha portato in tavola la pasta senz’uovo dei fratelli Artusi ottenuta a partire dalla farina di grano Timilia dell’azienda Zambon, in collaborazione con Coldiretti e Confesercenti; indovinato anche l’abbinamento con il prosecco Bisol e i vini dei Colli euganei di casa Maeli.