di Giovanni Paternò
Se il Nero d’Avola rappresenta il rosso autoctono siciliano per antonomasia, per i bianchi la Sicilia non ha un solo vitigno che la possa identificare e rappresentare.
A nostro giudizio sono quattro i vitigni che per diffusione, caratteristiche e successo meglio interpretano la tradizione: Grillo, Insolia, Catarratto e Carricante. Questi vitigni a bacca bianca sanno esprimere al meglio il calore, la mineralità, i profumi, i sapori dell’isola. Li troviamo spesso in purezza o anche in blend fra di loro o con altri alloctoni tipo lo Chardonnay.
Dando un’occhiata in enoteca, ci siamo imbattuti in una nota etichetta: l’Adènzia di Baglio del Cristo di Campobello, che sapevamo essere un blend di grillo e chardonnay; invece con l’ultima annata, il 2011, il Grillo lo troviamo in compagnia dell’Insolia, o inzolia o ansonica, come più vi aggrada.
Abbiamo chiesto a Carmelo Bonetta, uno dei titolari dell’azienda, il perché di questa unione e di questo cambiamento; ci ha risposto: “Anche se la nostra è una cantina nuova, il primo anno di produzione è il 2007, confortati dal successo che i nostri vini hanno ottenuto, sia in termini di premi che di vendita, abbiamo voluto riprendere quanto più possibile i vitigni autoctoni siciliani, cioè quelli che meglio riescono ad illustrare le caratteristiche del nostro territorio. Abbiamo già un Grillo in purezza che è “LaLùci”, così nell’Adènzia abbiamo sostituito lo Chardonnay con l’Insolia anche perché abbiamo visto che le peculiarità dei due vitigni del nostro territorio in provincia di Agrigento si sposano in maniera perfetta.”
Inzolia
Grillo
Seguendo la filosofia della cantina, anche in questo vino la qualità è data da: attenta cura in vigneto con robusti diradamenti, basse produzioni, vendemmie nel miglior momento vegetazionale, raccolta delicata a mano e in cassette e un’accurata vinificazione. In particolare per questo vino: macerazione a 10° C, pressatura soffice, decantazione del mosto per sedimentazione a freddo, tre mesi di affinamento in acciaio sulle fecce fini a temperatura controllata e batonnages settimanali; dopo la filtrazione dolce, in bottiglia per almeno due mesi.
Vigneto della cantina
La bottiglia è una scura borgognona, l’etichetta molto elegante in carta madreperlata con delicati caratteri grigi avvolge il vetro per due terzi e spiega che dare “adènzia” significa ascoltare. Il colore è giallo paglierino carico.
Al naso la prima impressione è di trovarsi al mercato della frutta, tanto il fruttato è evidente e intenso, in particolare le note di banana, pesca, pera, mela, agrumi, ananas sono evidenti come il floreale del glicine e della viola. E’ un pot-pourri, ma non caotico, anzi piacevolissimo ed equilibrato.
Al palato immediatamente ritroviamo il trionfo da cornucopia dei sentori già avvertiti, seguiti dalla mineralità e da una giusta sapidità accompagnate da un’armonica e fresca acidità.
Il retro gusto, lunghissimo, lascia una piacevole, tenue, nota d’amaro che fa si che il fruttato e il floreale svaniscano prima di diventare stucchevoli. Un vino che ci ha veramente impressionato e che allo scaffale possiamo trovare a 9,50 euro.
Nella retroetichetta si legge: “grillo e insolia in un valore più grande della loro somma”. Parole non esagerate.
Baglio del Cristo di Campobello
Contrada Favarotta Strada Statale 123 Km. 19,200
92023 Campobello di Licata Agrigento
www.cristodicampobello.it