Un Nero d’Avola vinificato in bianco: una novità assoluta per il mercato.
Perché molti sino a poco tempo fa ci avevano provato, desistendo quasi sul nascere, rassegnati e con la convinzione che un tale protocollo col principe dei vitigni siciliani si rendeva inattuabile.
Ha già un’etichetta questo vino e si chiama il “Bianco di Morgante”. Che svela autori e paternità: Giovanni e Carmelo Morgante la coppia patron dell’omonima azienda di Grotte, nell’agro di Agrigento. Lo hanno annunciato senza clamori, ma con la prudenza, e un rigoroso riserbo, che il caso imponeva. Ma dopo i primi test l’ottimismo e la soddisfazione si sono rivelati più che giustificati.
Anche per il fatto di essersi tolto un cruccio. Non poter disporre nel loro catalogo di una sola etichetta alla voce “Bianchi”. Dopo il “Don Antonio”, il “Nero d’Avola” e il “Santhilì”, quindi questo è il quarto di una generazione non tanto giovanissima. Nato proprio da un’idea geniale e fulminante, figlio della fantasia dei due fratelli. Che covavano da tempo un espediente che consentisse loro di poter vinificare un bianco anche senza possedere un solo filare di uve non a bacca rossa.
Ed ecco l’ingegno. “Tentiamo noi di vinificare in bianco un nostro Nero d’Avola”! Un imperativo ed un ordine. Impartito al loro enologo Riccardo Cotarella. Che ha prima tentennato come sempre, ma poi, per uno come lui che resiste a tutto tranne che alle provocazioni e che dell’arte di far di necessità una virtù è una sua filosofia, ecco che
questa sfida lo ha molto attizzato.
Studiandoci sopra, e neppure tanto, ha perfezionato il suo protocollo: uve leggermente sotto maturate, pressatura soffice, macerazione zero, cura maniacale nel controllo delle temperature e nelle chiarificazioni. Poi, “niente legno e tutto acciaio”. Il risultato: nel calice un colore prossimo al bianco-carta che non anticipa, né proclama, una grande struttura. Così si magnificano le sorprese, con grandi profumi di ananas, mela verde, noce pesca e leggeri sentori di frutta secca e di mandorla. In bocca una grande esplosione di alcol che non brucia ma accarezza e un’ acidità senza spigoli che ammanta di freschezza. Il tutto in un equilibrio da grande trapezista e una lunghezza tipica dei celebrati bianchi invecchiati. Sarà per molti una grande sorpresa questo bianco “originalissimo”.
Stefano Gurrera
Morgante
Contrada Racalmare
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