(Nicola D'Afflitto e Lamberto Frescobaldi)
di Michele Pizzillo, Milano
Una delle grandi novità che caratterizzerà Vinitaly 2019, Frescobaldi, una delle più antiche e prestigiose aziende vinicole italiane, l’ha presentata a Milano.
Si tratta di un seducente vino – anzi, grande vino – che il presidente della Marchesi Frescobaldi, Lamberto, ha definito frutto di “una vendemmia al femminile”. Per un rosé, come da tradizione, questa affermazione potrebbe anche essere ritenuta scontata. Non è così, perché la raccolta manuale delle uve è affidata alle mani sapienti di un team di sole donne, che cominciano a vendemmiare alle prime luci dell’alba. “Aurea Gran Rosé”, questo il nome del vino, però va oltre questo schema che, comunque, è encomiabile per la famiglia Frescobaldi perché da alle donne il ruolo che gli spetta, perché è un vino che nasce da un sapiente matrimonio tra vitigni di caratteri opposti: l’internazionale Syrah e l’autoctono Vermentino oltre ad essere la perfetta espressione dell’equilibrio tra il calore del sole, i terreni argillo calcarei dell’Ammiraglia – questo il nome della tenuta ubicata in Maremma, a 20 chilometri dal mare – le brezze marine, la cantina progettata dall’architetto Piero Sartogo, ritenuta simbolo di avanguardia, innovazione e modernità, ricorda una nave con la punta protesa verso il mare, l’esperienza e la cura delle persone con il tocco femminile che accompagna l’uva dalla vigna alla cantina in cui il presidente della Marchesi Frescobaldi vede “l’anima femminile e fiera della Maremma che ci offre un grandissimo vino destinato a scrivere un nuovo capitolo nella storia del rosé”.
E, sì. Perché, per arrivare ad “Aura Gran Rosé” 2017 – si tratta di un igt Toscana -, c’è una vendemmia, la 2016, imbottigliata e non messa in commercio (Lamberto Frescobaldi e l’enologo Nicola D’Afflitto con un veloce, reciproco sguardo, dicono “l’abbiamo bevuta noi, mettendo da parte qualche bottiglia da servire in occasione della presentazione ad un selezionato gruppo di esperti) come è avvenuto a Milano, in uno scenario indubbiamente romantico qual è Ceresio 7, ristorante panoramico circondato da una bella piscina. Ponderando l’affermazione “l’abbiamo bevuto tutto noi”, è possibile farsi l’idea che per arrivare ad Aurea 2017, il percorso è stato lungo e non facile, anche per trovare il punto di incontro tra uno snob internazionale (Syrah) e un timido autoctono non sempre valutato per quello che merita (Vermentino), oltre di colori diversi, estraendo la loro parte migliore; tant’è che D’Afflitto utilizza il Vermentino anche come decolorante del Syrah. Di quest’ultimo vino, D’Afflitto conserva un “vin de reserve” vinificato in bianco, affinato in barrique per 20 mesi che aggiunge struttura e piacevolezza al vino.
(Aurea Gran Rosé)
Conclusione? Un grande vino, unico, a cominciare dal colore rosa tuene con nuance brillanti di oro rosa che evidenzia alla degustazione, unitamente ad un bouquet intenso e di grande complessità, con raffinate note di frutta fresca e il gusto vellutato accompagnato da sentori dolci e speziati, unitamente ad una acidità esaltata anche dalle note minerali che fanno di Aurea Gran Rosé veramente un vino unico. E, il 2017 è ancora più unico, nel senso che è più strutturato e più completo rispetto al 2016 che pochi hanno la fortuna di poterlo degustare. Alla presentazione milanese, con una sorta di gioco delle parti, il presidente e l’enologo della Tenuta Ammiraglia, sono stati brillanti e felici di rispondere a tutte le domande dei giornalisti invitati alla degustazione, tranne nel numero di bottiglie prodotte: “Poche per soddisfare le richieste che ci arriveranno dalle migliori enoteche e dai più prestigiosi ristoranti” è stata la risposta univoca dei due artefici di questo capolavoro proposto nei formati 0,75 litri e in confezioni di legno magnum (1,5 litri) e doppio magnum (3 litri). Che sono anche dei coraggiosi nella scelta di puntare su un rosato, in una terra da sempre ritenuta vocata per produrre vini rossi. La presenza del Syrah nella Tenuta Ammiraglia era stata una scelta aziendale per avere disponibilità di un altro grande rosso. E, invece, si trovano sì con un grande vino, ma rosè, che è poi diventata emblema della tenuta. Un bel risultato per un viticoltore che nel vino cerca l’essenza del territorio di produzione.