Si chiama semplicemente “pasta 100 % italiana”.
E la si può acquistare in uno dei 1.400 punti vendita della Coop. Cinque formati, pochi fronzoli, tanta qualità. E soprattutto è fatta con il grano siciliano. Della provincia di Enna e Caltanissetta. Trafilata al bronzo, con un’essicazione lenta, priva di ogm, standard di qualità altissima. Talmente elevati che lo chef internazionale Massimo Bottura, ha scelto di metterci la faccia. E di diventare testimonial dell’iniziativa di Coldiretti. Che insieme a Legacoop Agroalimentare, e la Coop, ha messo su un consorzio di produzione della pasta utilizzando esclusivamente il grano siciliano. Attore protagonista è anche il pastificio Cerere del Consorzio Agrario Lombardo Veneto situato in provincia di Enna, da dove viene il grano che sarà pagato agli agricoltori ad un prezzo premiante per il produttore sulla base dell’accordo di co-imprenditorialità.
“Il bello è proprio questo – dice Alessandro Chiarelli, presidente della Coldiretti Sicilia –. Tutti i produttori, nel periodo pre-semina, firmeranno una sorta di contratto dove si impegnano a produrre uno specifico tipo di grano. Ed avranno l’assoluta certezza di ricevere un quantitativo specifico di denaro che sarà stabilito a settembre. Nessuno scherzo”.
Alessandro Chiarelli
La pasta è il primo prodotto di una linea di prodotti “100 % italiani” che saranno messi in vendita nei prossimi mesi e che riguardano un po’ le eccellenze del nostro territorio nazionale. Alla presentazione, anche il ministro delle politiche agricole, Mario Catania: “Questo progetto – ha detto – in un momento di crisi come questa è un segnale importante di volontà da parte della filiera agroalimentare italiana di continuare ad investire in prodotti di eccellenza”.
Il presidente della Coldiretti Sergio Marini, ha invece evidenziato le potenzialità del nostro territorio di “svolgere quell’attività per cui é veramente vocato: l’agricoltura. L’Italia – ha proseguito Marini – costruirà il proprio futuro tornando a fare l’Italia, ovvero valorizzando al meglio quello che ha già di unico e di esclusivo, a cominciare dal cibo”.
Un ruolo importante è stato assunto dal Csqa, l’ente di certificazione indipendente che avrà il compito di tracciare l’intera filiera e che guiderà i tre protagonisti del progetto nel percorso di coinvolgimento che ha permesso di giungere alla definizione concordata del prezzo minimo equo da pagare agli agricoltori. Ovvero un prezzo adeguato sia per gli investimenti effettuati sia per la remunerazione del lavoro e dei mezzi di produzione. Per gestire il progetto è stato attivato un “Comitato di Gestione della Filiera in Coimprenditorialità”, con il compito di decidere il reinvestimento degli utili al singolo agricoltore. E si partirà con una certezza: il prezzo del grano coprirà in ogni caso i costi di produzione e permetterà al consumatore di acquistare la migliore qualità al giusto prezzo.
Giorgio Vaiana