La ciliegia dell’Etna ad un passo dal riconoscimento Dop. E’ stato pubblicato sulla Gazzetta dell’Unione europea il documento unico che riassume il disciplinare della produzione del gustoso frutto
dal colore rosso brillante che si coltiva alle pendici del vulcano più grande d’Europa. “Se nei prossimi sei mesi nessuno farà opposizione – ha spiegato Antonella Di Gregorio del Dipartimento regionale Interventi strutturali per l'agricoltura – allora il prodotto assumerà automaticamente la Denominazione d’origine protetta”.
Si tratta di un frutto dalla stazza medio-grossa, croccante all’esterno caratterizzato da una polpa molto compatta e dal peduncolo lungo. La zona di produzione della futura Dop «Ciliegia dell’Etna» si estende dal mare Ionio fino ad altitudini di 1 600 metri s.l.m. sui versanti Est e Sud-Est dell’Etna e comprende in provincia di Catania, il territorio dei Comuni di Giarre, Riposto, Mascali, Fiumefreddo di Sicilia, Piedimonte Etneo, Linguaglossa, Castiglione di Sicilia, Randazzo, Milo, Zafferana Etnea, S. Venerina, Sant’Alfio, Trecastagni, Pedara, Viagrande, Nicolosi, Ragalna, Adrano, Biancavilla,
S. Maria di Licodia, Belpasso, Aci S. Antonio, Acireale. Si comprende bene dunque che la zona di coltivazione della «Ciliegia dell’Etna» è caratterizzata da suoli che si trovano su substrati di origine vulcanica. Ed è proprio questo insieme alle connesse e notevoli escursioni termiche a determinare il colore rosso della «Ciliegia dell’Etna». La distribuzione del territorio fino ad altitudini di 1 600 metri sul livello del mare conferisce alla «Ciliegia dell’Etna» parametri esclusivi in termini di tempi di maturazione. In effetti,
questi ultimi coprono un ventaglio molto ampio che per l’ecotipo Mastrantonio (Donnantonio) va dall’inizio di giugno fino alla terza decade di luglio. Il disciplinare impone regole molto precise per la raccolta della ciliegia: non solo si dovrà, infatti, rispettare la naturale maturazione del frutto, ma la raccolta dovrà essere effettuata a mano con il peduncolo per evitare infezioni e marciumi. Dalla raccolta fino al momento della commercializzazione, infine, i frutti dovranno essere mantenuti in luoghi freschi e ombreggiati per evitare perdite di qualità e conservabilità.
Piera Zagone