di Costanza Gravina
Cento volte Negroni. L’aperitivo italiano più famoso al mondo spegne cento candeline.
E pensare che il cocktail dal sangue blu è nato da un capriccio alcolico di un nobile di origini toscane: il conte Camillo Negroni, poliglotta, cittadino del mondo, amante della bella vita nonchè grande bevitore. Chissà se la lungimiranza del conte poteva immaginare tutta la fama che da cento anni accompagna il cocktail che da lui prese il nome. Ma andiamo alla storia. Correva l’anno 1919 in un giorno che resta ancora oggi non ben definito, e il conte era di ritorno da uno dei suoi tanti viaggi in giro per il mondo, questa volta da Londra, città dinamica e piena di stimoli per un uomo dalle mille risorse come Camillo Negroni. Fu proprio in quell’occasione che il conte fece la conoscenza del distillato che tutti bevevano nelle public house inglesi, il gin.
Una volta tornato nella sua Firenze fu attanagliato da un’insostenibile stanchezza del solito bere, e complice anche quell’insaziabile voglia del distillato anglosassone appena conosciuto, si recò con idee sovversive nel suo bar di fiducia. L’aristocratico Caffè Casoni di via de’ Tornabuoni, scenario familiare di intense bevute, e rivolgendosi al fido Fosco Scarselli, barman del locale ed a quel tempo poco più che ragazzo, ordinò quello che solo in apparenza era il solito Milano-Torino, cocktail a base di vermouth rosso, bitter campari e selz, meglio conosciuto come Americano. Sussurrò all’orecchio del giovane barman di sostituire con il gin la consueta selz. Il barman obbedì alla richiesta del conte senza proferir parola e per distinguere il bicchiere dagli altri mise all’interno una fetta d’arancia, consuetudine divenuta poi abitudine. Non passò molto tempo perchè tutti iniziassero a bere un “americano alla maniera del Conte Negroni” che ben presto divenne semplicemente un “Negroni”. Cocktail dal sapore intenso, deciso ed erbaceo che mette d’accordo un po’ tutti, dalla gradazione alcolica sostenuta in quanto tutte e tre le componenti di base sono alcoliche. È proprio il gusto secco ed amarostico che lo rende perfetto come aperitivo ma anche dopo cena come digestivo.
Di varianti del Negroni ce ne sono infinite, e sempre di nuove ce ne saranno visto che è uno dei cocktail più apprezzati nel panorama del bere ricercato e che si presta abbastanza bene alle variazioni. Basta sostituire il gin con un'altra base alcolica per ottenere una lunga lista di varianti. Ad esempio vodka per il “Negroski”, variante meno aromatica dell’originale; sakè nel “Japanese Negroni” per una variante che profuma d’oriente; mezcal nel “Mezcal Negroni” per una variante dal gusto affumicato. Ma quella che è passata alla storia come la più famosa delle varianti è il “Negroni Sbagliato” che addirittura compete con l’originale in quanto a fama. Una variante “alleggerita” del Negroni, alleggerita dall’errore che portò Mirko Stocchetto, barman del Bar Basso di Milano, a mettere prosecco al posto del gin creando, senza il suo volere, un nuovo cocktail dal successo inaspettato, abbassando infatti la gradazione alcolica senza alterare l’equilibrio finale si ottiene un drink fresco e piacevole con un buon compromesso alcolico.
La ricetta originale IBA (International Bartenders Association) prevede:
- 3 centilitri di gin
- 3 cemtilitri di bitter Campari
- 3 centilitri di vermouth rosso
- mezza fetta d’arancia
Basta riempire un bicchiere old fashioned o tumbler basso con del ghiaccio, versare gin, bitter campari e vermouth, mescolare e guarnire con la fetta d’arancia. Facoltativo ma apprezzato da molti è l’aggiunta di alcune gocce di angostura come tocco finale. Non resta che augurare al Negroni altri cento di questi anni!