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Il prodotto

Bollicine a Pantelleria

13 Aprile 2012

 

Per ora sono solo 300 piante ma sufficienti per garantire un futuro di bollicine a Pantelleria.

E’ lo studio che sta conducendo Salvatore Murana, ad oggi il solo produttore a farlo, con una varietà strappata all’oblio: lo Zibibbo Rosa. Vitigno ricordato solo dai più anziani dell’isola ma che un tempo coesisteva con il fratello a bacca bianca. Le potenzialità di questa appendice, colte dal produttore di Mueggen preannunciano un grande vino. Perché singolari le sue caratteristiche. Ha una carica aromatica 5 volte più intensa. “Abbiamo fatto delle prove comparate con le marmellate e con l’ambrosia, come si faceva anticamente, sperimentando un’esplosione di profumi che riconducono tutti al varietale”, ha spiegato il produttore. 

L’acino è più grosso dello Zibibbo, il grappolo più rotondeggiante e spargolo. Le viti, di età media di 15 anni, vengono coltivate ad alberello pantesco e si trovano a 300 metri di altezza, in un microclima che conferisce un’acidità sorprendente, come la definisce Murana. “Ha un’acidità di circa 9,5 – precisa -. Qualità che mi fa pensare solo ad una cosa: alla spumantizzazione.  Lo faremo a breve. Per ora abbiamo imbottigliato solo 200 litri di vino. Siamo solo in fase di sperimentazione. Le premesse ci sono tutte, penso che sia un vitigno da cui si possono ottenere miracoli”.

Chi lo sta studiando in laboratorio è poi un tecnico singolare proprio come lo è quest’uva: Agata Zofia Tabis Ogorkaanche se in Sicilia tutti la chiamano Sophie. Polacca con una laurea in farmacia, una in enologia e una che sta per prendere in Storia dell’Arte. Il suo percorso enologico in Italia lo inizia con un master frequentato ad Asti ma i primi passi li muove in Francia. In Sicilia approda dopo un incontro con il professore Rocco Di Stefano. La si può definire una studiosa dei polifenoli su cui conduce ricerche in ambito cosmetico e su cui basa il corso che tiene come docente alla Facoltà di Farmacia all’Università di Cracovia. “E’ un progetto interessante questo Zibibbo, per me un privilegio scoprire quello che può esprimere. Ideale per l’applicazione del metodo Cchampenois”, ha commentato l’enologa.

La Ogorka ci ha fatto assaggiare un campione di questo vino. Al colore dà riflessi argentei. Mentre al naso una nota di nespola si staglia monolitica all’inizio, evolvendosi poi in un complesso intensissimo di profumi di frutti a bacca bianca, fiori e miele. Interessante l’acidità, molto più incisiva rispetto a quella dello Zibibbo che siamo abituati a bere. Piacevolissima la persistenza, intensamente aromatico e freschissimo.

C.d.G.