di Michele Pizzillo
Possiamo dire che è stato l’evento che oltre a fare un po’ dimenticare il terribile biennio 2020-21, ha definitivamente consolidato Enozioni a Milano, la grande grande kermesse ideata e organizzata da Ais Lombardia.
In due giorni, infatti, sommelier (e non solo loro, per la verità) provenienti da tutta la regione, hanno avuto a disposizione ben 10 masterclass e 2 banchi di assaggio per “incontrare” i migliori vini italiani. Tant’è che Hosam Eldin Abou Eleyoun, presidente di Ais Lombardia, ha sottolineato che “tornare a inaugurare il nuovo anno con Enozioni a Milano, grande evento dedicato al mondo del vino, è una grande soddisfazione per tutto il nostro gruppo di lavoro. La quinta edizione ha segnato il definitivo ritorno alla normalità per il calendario degli eventi della nostra Associazione. Ogni anno organizzare questo appuntamento, che così tanto successo riscuote sin dalla sua prima edizione, è davvero entusiasmante: masterclass di approfondimento con vini eccezionali, banchi di assaggio di grande respiro con interpreti provenienti da tutta Italia”. Ma, come si suol dire, ad aprire le danze è stata la tradizionale cena di gala, condotta e animata come sempre dalla storica madrina della manifestazione, la conduttrice televisiva Tessa Gelisio – con i piatti ideati dall’executive chef del The Westin Palace Hotel, Moris La Greca, abbinati ai vini delle aziende partner della serata – perché è l’appuntamento che si conclude con l’assegnazione dei riconoscimenti a tre importanti personaggi del mondo del vino e della gastronomia italiana, che attraverso la loro professionalità hanno saputo comunicare con successo il vino in Italia e nel mondo. Questa volta sono state scelte due signore, Angela Frenda (senior editor di Cook) e la vignaiola Angela Velenosi nonchè Gabriele Gorelli, il primo italiano a conquistare il titolo di Master of Wine.
Angela Frenda è una napoletana che dopo la laurea in scienze politiche ha scelto di frequentare la scuola di giornalismo e, così, nel 1997 ha varcato la soglia del Corriere della Sera cominciando a scrivere di politica. Sette anni dopo – siamo nel 2014 – può sfoderare tutta la sua passione per la cucina, fondando, sempre al Corriere, Cook, del quale è responsabile editoriale. Oggi, oltre a essere un noto volto televisivo è anche una delle più importanti e influenti penne del mondo della gastronomia. Ha scritto anche tre libri – “Racconti di Cucina”, “La cucina felice”, “Ricette per Natale” (edizioni Corriere della Sera-Rizzoli). E – forse per festeggiare i primi 20 anni di giornalismo – nel 2017 Angela Frenda vince “Il Premiolino” per la diffusione della cultura alimentare. L’Ais Lombardia ha premiato la giornalista del Corriere con la seguente motivazione: “La sua dirompente forza editoriale ha liberato la cucina dal confinato spazio distorto del luogo comune. Ricettario esistenziale della stupefazione, ogni pagina svela origami iconografici e narrativi di inesauribile ricerca, intercetta e coglie germogli creativi, alimenta culture vicine e lontane, con la geniale e rassicurante lucidità di chi sa cucinare storie per deliziare il più libero dei lettori”.
(Tessa Gelisio, Angela Velenosi e Hosam Eldin Abou Eleyoun)
L’altra grande donna premiata è Angela Velenosi che insieme al marito Ercole, nel 1984 ha fondato l’omonima azienda vinicola con sede ad Ascoli Piceno. La sfida di riuscire a raccontare il vino Piceno sia in Italia che nei principali Paesi del mondo è stata ampiamente vinta grazie a vini di grande personalità. Oggi l’azienda produce 2.5 milioni di bottiglie non solo nelle quattro tenute di Ascoli Piceno, Castorano, Monsampolo del Tronto e Castel di Lama, ma anche nella zona di Ancarano, in provincia di Teramo e San Marcello nell’area dei Castelli di Jesi.
Questa la motivazione per Angela Velenosi: “Terre a matrice ostinata quelle del Piceno, un ribollire collinare di pratiche antiche, dove un ciclico fermento di tradizione rinnova se stesso, scandito da un tempo che sembra estromesso. È qui che una donna decide di coltivare l’alba del proprio senso, al solo chiarore di una visione dagli occhi di sogno. Oggi, quella visione è diventata raggiante di orgoglio, di passione, e di un Piceno meravigliosamente ostinato”.
Gabriele Gorelli, invece, è di Montalcino, dove è nato nel 1984. Una laurea in lingue e un nonno produttore di vino, nel 2021 è diventato il primo italiano a potersi fregiare del titolo di Master of Wine, il 418esimo della storia del prestigioso Istituto inglese, dopo un lungo e impegnativo percorso di studi iniziato nel 2015. Oggi ha all’attivo diverse consulenze e collaborazioni sul territorio nazionale e internazionale. La motivazione per Gorelli: “Trasposizione liquida di una molteplicità di saperi, allegoria odorosa di luoghi esperiti, sonorità vibrante emanazione di euritmìa, il vino è folle innamoramento che presuppone abnegazione, quando si fa bruciante in noi l’ardore della sua conoscenza. Rincorrere l’intelligibilità dei suoi segreti potrebbe richiedere una vita intera. Oppure pochi istanti, chiamando lui. Il suo numero? 418”.
Dopo l’assegnazione dei riconoscimenti, sono seguite due giornate piene di masterclass condotte da relatori di grande esperienza e professionalità, 2 banchi di assaggio e una speciale serata che ha visto affiancare i vini della degustazione “Insoliti solisti in una notte di note” guidata da Nicola Bonera, Armando Castagno, Samuel Cogliati, Guido Invernizzi, Luisito Perazzo, Artur Vaso che si sono alternati a Sandro Cerino che ha proposta una raffinata musica jazz. Le masterclass sono state “Blanc de Blancs reserved. La natura bianca dello champagne” condotta da Luisito Perazzo. Mentre Artur Vaso ha guidato la verticale di “Poggio alle Mura in verticale. Montalcino da un alto punto di vista”. Per tornare all’estero con Samuel Cogliati alla guida della masterclass “Jura. Atavica giostra di stili, visioni e interpretazioni”. Restando ancora oltre le Alpi, Nicola Bonera ha guidato i degustatori ne “L’energica espressività del giardino delle meraviglie alsaziano”. Alla “Fenomenologia di una Langa più riservata” ci ha pensato Armando Castagno. E, quindi, il ritorno all’estero, per “La chiave di lettura autoriale del fare champagne”, degustazione con Bonera mentre Castagno ha puntato sulle “Rocce Rosse in verticale. Granitico spirito ascensionale”, Luisito Perazzo sul “Bordeaux e la trasposizione liquida del concetto di classe” e Samuel Cogliati con “Il trascinante richiamo dell’estatico Mediterraneo francese” e, infine, Guido Invernizzi con “California Dreaming. La sorprendente realtà di sei vini da sogno”. Appropriato anche il titolo del banco di degustazione dei vini italiani, “Calice nel paese delle meraviglie” mentre per i vini lombardi si è preferito affidarsi alle “EsperienzediVitae in Lombardia”, con la presenza dei vini super premiati dalla guida Ais Vitae.