Vola l’export. I consumi interni sono fermi. Ed è chiaro che qualcosa sta cambiando.
Non deve sorprendere più di tanto lo storico sorpasso del vino italiano venduto all’estero piuttosto che quello commercializzato nel mercato casalingo. Ci sono almeno tre fattori che confermano la tendenza.
Primo: i consumi interni non crescono, anzi sono in calo. Ormai siamo sotto i 40 litri di consumo pro capite all’anno, il trenta per cento in meno rispetto a trent’anni fa. A causare il decremento soprattutto gli stili di vita: oggi si beve e si mangia meno rispetto agli anni ’80. E poi un ruolo probabilmente ce l’ha avuto anche l’inasprimento delle sanzioni per chi guida in stato di ebbrezza. Chi mangia fuori casa si guarda bene dal bere alcolici, vino compreso ovviamente.
Secondo: molti produttori di vino soffrono ormai moltissimo per i pagamenti ritardati di ristoratori ed enotecai che, a loro volta, sono in difficoltà per cali vistosi di clientela. Problema soprattutto sentito in Sicilia dove i pagamenti del vino ormai si sono dilazionati oltre ogni immaginazione.
Terzo: ci sono vari aiuti finanziari per vendere vini all’estero. In molti ne stanno giustamente approfittando. E comunque per il Sud Italia, tutto sommato ancora poco conosciuto nel resto del mondo, ci sono buone opportunità che per fortuna qualcuno sta cogliendo. E poi l’estero paga il vino quasi sempre alla consegna. Scusate, ma non è poco.
F. C.