Manuela Mancino di Roma è la vincitrice di giugno del concorso Vota il ristorante e vinci il vino.
Cura l'amministrazione per un'azienda ma è una cultrice del gusto. Nella vita ama ricercare esperienze culinarie, appassionata di cucina di territorio e anche di quella più creativa. “Seleziono i locali dove mangiare con puntigliosità. Ho frequentato corsi di degustazione su cibo e vino e questo mi ha aiutato ad essere selettiva e ad approcciarmi nel modo giusto a ciò che mi viene proposto nel piatto”, ci racconta. Ecco la sua recensione.
Magnolia – Roma
Qualche sera fa ho deciso di provare il ristorante Magnolia per gustare la cucina dello chef Kotaro Noda, optando per un menu degustazione.L’ambiente, di sobria e raffinata eleganza, ben dispone l’ospite a prepararsi ad un percorso sensoriale, in cui i sapori della cucina romana si fondono con contaminazioni giapponesi, regalando un’armonia totale. Mi soffermerò sui piatti che più mi hanno colpito.Il primo dei due antipasti, uno sgombro marinato al lime con caviale di verdure e gelato al cedro, colpisce per la maestria mostrata nell’aver trasformato peperone giallo e rapa rossa in piccole sfere che ricordavano, per l’appunto, il caviale; all’assaggio, la consistenza perfetta dello sgombro, la dolcezza del caviale (riequilibrata dalla nota acidula del lime) regalavano al palato una piacevole sensazione di avvolgenza, mentre il gelato al cedro puliva la grassezza propria del pesce azzurro. La seconda portata, cubo di coda alla vaccinara, è una lodevole interpretazione della più verace tradizione romana: due cubi perfetti di coda, avvolti in pasta brick che, appena tagliata, dischiude un ripieno quasi cremoso, capace di accarezzare il palato e nel quale è ben evidente la nota di cacao,che non scade in una sensazione “polverosa”. La coda viene adagiata su una vellutata di sedano rapa, striata con del cioccolato fondente, mentre in un angolo del piatto viene sistemato un sorbetto di mela verde e sedano con granella di nocciola. Il risultato: un equilibrio perfetto di sapori e consistenze. Concludendo, una cucina incastonata in una location di charme, diretta da uno chef di grande potenzialità, capace di divertire l’ospite con rivisitazioni più o meno riuscite della tradizione culinaria capitolina, stimola sicuramente a ritornare.
Voto: quattro stelle