di Giovanni Paternò
Della decima edizione del concorso “Selezione vini di Toscana” avrete sicuramente letto qui.
Nell'attesa dei risultati, della premiazione e della manifestazione con degustazioni che si svolgerà a Siena il 24 e 25 novembre vi vogliamo raccontare le nostre impressioni sul concorso e sui vini che abbiamo giudicato.
Il concorso
La formula ci sembra abbastanza azzeccata e meriterebbe di essere applicata, magari copiata, in altre regioni o in altri ambiti tipo consorzi DOP e Strade del vino.
Le aziende che desiderano partecipare segnalano i vini che saranno identificati secondo le categorie previste dal concorso, nel nostro caso ben 17. Un inviato dell'organizzazione si reca allora presso la cantina e sceglie le bottiglie che saranno inviate al concorso e questa procedura c'è piaciuta perchè garantisce la casualità della qualità. Per partecipare l'azienda inizialmente non paga alcunché. Solamente per i vini che hanno superato la selezione e quindi ottenuto un punteggio di almeno 85/100 l'azienda pagherà quanto previsto dal regolamento che potrete consultare qui. Di contro oltre all'ottenimento dell'ambito riconoscimento, tutti i vini vincitori saranno inseriti in un data base che multimedialmente comprenderà tutti i dati e le schede tecniche relative per favorire i contatti con i mercati nazionali e internazionali.
i campioni anonimi
La scheda di valutazione
Come detto nella puntata precedente, la scheda utilizzata dalle 9 commissioni è quella dell'Union Internationale des Oenologues e dell'ONAV che comprende ben 14 parametri, forse troppi, di cui addirittura 3 per la vista. Questo attribuire un punteggio ai parametri visivi in un concorso alla cieca ci sembra assurdo e fuorviante in quanto ogni vino ha le sue caratteristiche colorimetriche e non si può penalizzare un ottimo vino dalle tinte tenui rispetto ad uno dai colori forti, magari meno interessante. Pertanto lo scrivente ha valutato tutti i vini col medesimo punteggio: eccellente, ottimo, ottimo, così riservando i veri punteggi alle reali qualità organolettiche. Nei 4-5 minuti che si hanno a disposizione per la valutazione di un vino se ne impiegano un paio per la compilazione materiale della scheda e specialmente per sommare i valori attribuiti e non commettere errori. Restano circa 2 minuti per l'identificazione e la valutazione dei parametri e spesso questi tempi sono appena sufficienti.
scheda di valutazione
L'organizzazione.
Il lavoro effettuato dal personale dell'Enoteca Italiana e dall'Assoenologi per preparare e organizzare il concorso, per classificare e anonimare i campioni, per seguire l'ordine di servizio per le varie categorie, per distribuire, raccogliere, pulire, ridistribuire i circa 28 bicchieri per commissario, per un totale di circa 1.800 per sessione, oltre a tutto il materiale occorrente, è stato veramente impegnativo. I compiti materiali erano svolti da un gruppo di sommeliers professionisti che sono stati impeccabili e anche simpaticamente coreografici con i loro movimenti coordinati all'unisono e con una ritualità di servizio del vino accurata ed efficace.
I vini fino al 2008 sono stati serviti direttamente dalle bottiglie mentre quelli più vecchi sono stati scaraffati di fronte ai commissari. Il tutto è stato coordinato con una puntualità da treno giapponese.
I vini
Infine diciamo qualcosa su ciò che sicuramente interessa maggiormente i nostri quattro lettori. Abbiamo partecipato a tre sessioni, la prima su 26 vini comprendeva 4 del 2010 di “vini rossi IGP delle vendemmie 2011 e 2010 a uvaggio misto”; 17 della categoria “vini rossi IGP delle vendemmie 2009 e precedenti a uvaggio misto” di cui 9 del 2009, 6 del 2008,2 del 2007; 5 “rossi DOP 2007 e precedenti a uvaggio misto” di cui 3 del 2007 e 2 del 2006. Chiaramente il fatto che i blend potevano essere di vario tipo hanno fatto si che è stata la sessione con vini che mostravano più differenze e diversità, per cui sicuramente la più difficile da valutare. Pochi non hanno superato la nostra valutazione di 85 punti e un DOP del 2006 ha meritato 91.
Nella seconda sessione: 8 “ vini bianchi e bianchi DOP e IGP” di cui 1 del 2010 e gli altri del 2011, di questi 2 insufficienze e i rimanenti di ottima fattura; 5 “rossi IGP vendemmie 2011 monovitigno” che sono stati quelli che meno ci sono piaciuti in quanto disarmonici e dai tannini ancora selvatici, tanto che abbiamo dato 3 insufficienze; 10 “rossi DOP 2009 a uvaggio misto” di cui solo 2 insufficienze ma in compenso molti voti alti fino ad un 92; 3 “passiti naturali o di vendemmia tardiva DOP e IGP” che a noi abituati al tripudio di profumi di quelli siciliani non sono piaciuti molto.
Alla terza sessione: 6 “rossi DOP 2010 monovitigno sangiovese; 7 del 2009 e 4 del 2008 “rossi DOP di monovitigno sangiovese”; 2 “rossi DOP e IGP 2009 con vitigni toscani minori” che ci hanno affascinato, specie il secondo, perchè si differenziavano con evidenza dai soliti sangiovesi;6 del 2007 e 1 del 2006 “rossi DOP riserva”.Questa è stata la sessione che si è rivelata meno uniforme, più altalenante, in cui si evidenziava che il sangiovese assume caratteristiche differenti per territorio e/o per vinificazione.
si versa il campione
Le nostre conclusioni: i vini toscani, anche i bianchi, hanno raggiunto un alto gradino di qualità se pensiamo che il voto più basso che abbiamo attribuito è stato 81/100, la maggior parte merita di far parte della Selezione, con alcune eccellenze. Comunque caratteristica comune di tutti i rossi è la notevole tannicità, per cui spesso non bastano 6 anni di affinamento, che in alcuni e non pochi casi rende la bocca allappata. Ci siamo dovuti dimenticare di essere siciliani, di apprezzare i nostri vini che in pochi anni sono già armoniosi ed equilibrati, per diventare notai e giudici imparziali.
Last but not least: ci tocca rimarcare che un'altissima percentuale, circa il 7 %, di bottiglie si sono rivelate con evidenti difetti e sentori di tappo per cui si è dovuti ricorrere alla seconda e addirittura la nostra commissione è incappata in due bottiglie ingiudicabili dello stesso vino. Ma il sughero continua a non essere messo in discussione, almeno in Italia, e questi sono i risultati.
Giovanni Paternò