In una tre giorni di degustazione dai ritmi serrati, 59 commissioni da 5 o 6 membri ciascuna hanno degustato 8.532 campioni di vino provenienti da 50 nazioni diverse.
Una maratona ormai giunta alla 23esima edizione, che oggi saluta la Bulgaria per spostarsi l’anno prossimo nel cuore della Castiglia e Leon, a Valladolid. Presenti ieri all’annuncio Anna Maria Redondo, assessore al Turismo e alla Cultura del Comune di Valladolid, insieme ai Presidenti delle Doc della regione che hanno dato il benvenuto al Concorso sottolineando la diversità del terrotorio vinicolo della Castiglia e Leon e delle sue due principali denominazioni Rueda e Ribero del Duero.
I giurati, divisi tra giornalisti, sommelier, enologi e buyer, nei trascorsi 3 giorni della manifestazione sono stati immersi nel mondo e nella cultura vinicola bulgara. Il programma dell’evento, infatti, ha loro permesso di conoscere bene il territorio e i suoi vini attraverso visite in cantina, degustazioni e seminari tecnici sulle varietà autoctone.
La ventitreesima edizione del famoso Concorso ha raccolto ancora una volta numeri da record. 8.532 campioni, 320 giurati provenienti da 50 paesi e ben 160 persone che hanno collaborato alla riuscita della manifestazione sul territorio. Una macchina organizzativa eccezionale ha mosso questo prestigioso e storico concorso, frutto in questa edizione di una partnership tra l’organizzazione belga diretta da Thomas Costenoble e le istituzioni sul territorio.
Novità assoluta, quest’anno, sono stati i laboratori alla scoperta del vino Marsala dedicati ai giurati provenienti da tutto il mondo. Un’occasione importante per diffondere la cultura del vino italiano oltre confine. E infatti quest’anno, oltre al laboratorio, le commissioni dei vini liquorosi hanno degustato in gara una trentina di Marsala, vino che affonda le sue radici in una storia antica e affascinante ma che deve e vuole riscattarsi da un consumo che in passato lo ha relegato, mortificandolo, al solo uso all’interno delle cucine.
I campioni sono arrivati soprattutto dai tre maggiori paesi produttori ovvero Francia, Spagna e Italia. Dall’Italia sono giunti 1.324 campioni. La regione che ha sottomesso più campioni a giudizio resta il Veneto, seguito dalla Sicilia (195 campioni), dalla Puglia (179 campioni), dalla Toscana (145 campioni), dall’Abruzzo (105 campioni).
Una kermesse unica che assegnerà 3 riconoscimenti alla qualità dei vini degustati: Gran Medaglia d’Oro, Medaglia d’Oro, Medaglia d’Argento. E a proposito di risultati e vini premiati, quest’anno le medaglie verranno comunicate il 9 maggio.
Sebbene la conoscenza del premio in Italia sia principalmente di dominio degli addetti ai lavori, il riconoscimento dell’importanza di esso inizia a farsi strada e dimostrazione ne è, probabilmente, anche la massiccia partecipazione delle cantine italiane negli ultimi anni. In un decennio il numero dei campioni è quasi triplicato (erano 571 i campioni del 20107).
Le medaglie del Cmb sono garanzia di qualità per il consumatore. Lo guidano nell’acquisto e lo aiutano a discernere la qualità nelle sue sfumature, all’interno di un’offerta molto variegata. La serietà del regolamento, la metodologia di giudizio e la professionalità con cui vengono affrontate le varie sessioni di degustazione e analisi sensoriale sono rinomate. L’organizzazione del concorso ha infatti, nelle sue diverse edizioni, messo a punto un sistema di controllo esteso a tutte le fasi della manifestazione: nelle degustazioni proprio per garantire un giudizio equo vengono effettuati controlli incrociati per verificare che il degustatore sia in grado di riprodurre lo stesso giudizio sullo stesso campione. Oltre a ciò, il Concours Mondial de Bruxelles è l’unico concorso internazionale ad avere attuato un valido e costante controllo posticipato dei campioni premiati al fine di garantire la legittimità dei risultati. Infatti, una selezione dei vini medagliati verrà sottoposta ad un’analisi chimica, fisica e sensoriale in modo da comparare il campione presentato con il prodotto immesso sul mercato. Il Concours Mondial de Bruxelles ha anche messo a punto un sistema per definire con precisione la coerenza e la ripetibilità del giudizio dei propri degustatori: uno strumento di valutazione, sviluppato in collaborazione con l’Istituto di Statistica dell’Università Cattolica di Louvain, che opera con simulazioni matematiche che vengono effettuate sulle schede di degustazione di decine di migliaia di vini. Questi studi ogni anno contribuiscono a confermare e garantire la validità del sistema adoperato e l‘affidabilità dei premi attribuiti.
Uno dei capisaldi del Concorso risiede proprio nelle competenze e nella professionalità espresse dalla giuria: più di 300 degustatori, provenienti da 49 paesi, divisi tra giornalisti (50%), tecnici (enology e sommelier) (25%), buyer (15%). Tra i giurati, quest’anno, erano presenti alcuni Master of Wine (ad esempio Cees Van Caasteren e Jo Aherne), André Dominé (autore di un manuale ormai considerate un classico di settore: “Wein”), Ezio Rivella (considerato uno dei padri dell’enologia italiana), Bern Burtschy (giornalista a Le Figaro), Daniele Cernilli (che è passato dal dirigere la guida del Gambero Rosso alla “sua” guida), David Cobbold (giornalista e scrittore), Adam Lechmere (giornalista). Presenti anche molti rappresentanti dagli altri continenti: ad esempio, Subhash Arora giornalista indiano, Rebbeca Leung giornalista di Hong Kong, Jaques Orhon dal Canada, Wonkuk Seol buyer dalla Corea.
“E’ la prima volta che il Cmb visita la Bulgaria e siamo molto felici di aver portato i nostri degustatori in questo paese, culla della produzione vinicola da sempre, anche se forse non molti lo sanno – dice Thomas Costenoble, direttore del Concours Mondial de Bruxelles – Plovdiv si trova al centro di quella cultura vitivinicola le cui prime testimonianze risalgono a 3.000 anni fa. Furono gli antichi Traci infatti ad introdurre l’agricoltura su larga scala, sviluppando anche i primi vigneti e le prime cantine come rudimentali aree di lavorazione e conservazione del vino. Già Omero in entrambe le opere a lui attribuite fa riferimento ai vini di questa regione, e inoltre piatti, vasi e monete con raffigurazioni di scene del consumo vinicolo sono state datate dagli archeologi all’epoca della dominazione romana. Una storia affascinante di cui abbiamo seguito le tracce andando alla scoperta del territorio e dei suoi tesori, conoscendo la gente, le cantine e le produzioni di questa terra. Ancora una volta abbiamo avuto l’opportunità di arricchire il nostro bagaglio di conoscenze in attesa di leggere con interesse e curiosità, come ogni anno, i risultati finali di questa edizione, augurando fin da ora il più grande successo a tutti i partecipanti”.
C.d.G.