di Manuela Laiacona
Solo nel momento in cui si mette piede si può capire perché New York è al centro del mondo, anche del gusto.
Su quest’ultimo aspetto certo scattano le riserve, almeno in noi italiani, ma una volta affondato il cucchiaino in una cheescake di Nolita o afferrato con le mani uno smoked pork bao (pane soffice cinese ripieno di carne di maiale) a Brooklyn sotto il Manhattan Bridge, queste cadono inesorabilmente. La constatazione che questo sia il polo gravitazionale dell’arte culinaria comincia a maturare semplicemente passeggiando in qualsiasi strada di qualsiasi quartiere. Nella grande mela il melting pot dei sapori provenienti da ogni parte del globo ha indubbiamente contribuito ad un miglioramento dell’offerta gastronomica aprendo e sradicando quei confini culturali che più di tutti sono impressi nell’uomo, più di quelli segnati dalla razza o dalla religione: le sovrastrutture dell’imprinting del gusto. Le prove sono dappertutto. Crocevia di razze e quindi di ricette della tradizione o all’avanguardia, la città è un gigantesco pentolone in cui, ogni giorno, si mettono in cottura pietanze per tutti i gusti e di alto livello qualitativo. Sempre in ebollizione ci sono nuove tendenze cui i newyorkers (appassionati e acculturati di cibo) non vogliono rinunciare per nessun motivo al mondo, nemmeno in caso di uragano. Basti pensare che durante il week end di Irene tantissimi ristoranti sono rimasti aperti in barba allo stato di allerta, come si può vedere dalla lunga lista pubblicata nel sito ny.eater.com. Che sia cibo di strada, brunch, cena trendy o pasticceria tutto in questa città diventa occasione per rimettere in moto il proprio palato e la propria curiosità.
Red Rooster Harlem
Ad Harlem da pochi mesi, da quando ha inaugurato, fa il tutto esaurito. Il Red Rooster Harlem è la vetrina dedicata alla cucina degli stati del sud, sogno nel cassetto di Marcus Samuelsson, giovane chef pluripremiato dalla critica statunitense già da quando governava le cucine dell’Aquavit.
La sala si presenta in un fermento di colori, essenze, cordialità, note di blues, sorrisi di clienti e camerieri. Il clima è un inno all’ospitalità, solo il tempo non è ammesso. Il ristorante offre la possibilità di vedere le pietanze prendere consistenza e cottura grazie ad una cucina a vista. Sul bancone, dove sostano i piatti pronti per essere serviti, scendono luci che illuminano la loro prelibatezza.
Segno inequivocabile della filosofia del giovane chef: una cucina che non ha nulla da nascondere in fatto di qualità e di ingredienti, buona come quella di casa. Messaggio che rimbomba anche dalle pareti che sormontano la trincea, nella quale senza sosta opera la squadra di Marcus, trasformate in una grande superficie simil ardesia su cui il segno del gesso disegna e spiega i tagli delle carni accompagnati da appunti di cucina, pensieri, scarabocchi, come se fosse un grande diario che il cuoco vuole condividere con i suoi visitatori. Il menu è una summa delle prelibatezze delle Big Mama impreziosite dalla creatività di Samuelsson. Il motivo di sottofondo quello ritmato dalle spezie africane, sempre equilibrate in ogni portata. Tra i più popolari, diventato un must del locale, il Biscuit & Red Eye Gravy con salsiccia di maiale. Lo si può immaginare come un pane dolce/salato, soffice e fragrante all’esterno, servito come pietanza, farcito di carne e immerso nel sugo ristretto. L’agnello è un’altra specialità. Il cuoco ama servirlo come stracotto ricoprendolo con uovo in camicia. Può sembrare estremamente casereccio, invece sintetizza tutta la sua bravura. Gli straccetti di carne sono tenerissimi, leggeri, il sapore sorprendentemente delicato, dolce in perfetta assonanza con l’uovo. Al Red Rooster trova spazio anche un piatto classico della cucina americana: il pollo fritto presentato, ovviamente, in versione sudista, servito su verdure speziate con una salsetta bianca di farina, vino e sugo di carne.
I camerieri poi consigliano sempre una specie di polenta in fonduta di formaggi (foto sopra), almeno così si potrebbe spiegare l’Heart Baked Mac & Greens, ispirato ad un piatto che sulle tavole del sud non manca mai.
Prezzo medio: 35/40$
Indirizzo: 310 Lenox Avenue, New York, NY 10027 (tra la 125th e la 126th)- tel 2127929001 – info@redroosterharlem.com
Bell Book and Candle
Bell Book and Candle non è solo il titolo di un film ma anche il nome di uno dei ristoranti più sostenibili di New York. Perché le materie prime sono più che a km 0, per reperirle basta fare qualche rampa di scale che porta al tetto. Qui vengono coltivati ortaggi e frutta con il sistema dell’aeroponica (metodo di coltivazione che non prevede l’uso della terra ma la nebulizzazione di sostanze nutrienti direttamente sulle radici nude). Trovata che non poteva che attecchire nel Greenwich Village. Il menu è sempre condizionato dal quantitativo concesso dalle piante tanto da sentirsi dire dal cameriere, e questo in un certo senso rincuora, che i fiori di zucca sono finiti o che per la rucola si deve aspettare ancora qualche giorno. In questa stagione si possono assaporare le Seared Diver Scallops, capesante servite su un letto di fave verdi. Estivo e leggero il Crisp pork belly with rooftop arugula & cherries (tocchetti di pollo croccante con rucola e ciliegie). I Lobster Taco sono sfiziosi come entrée, piccoli taco ripieni di astice, tomatillo e salsa di avocado. Con i dessert il locale rivisita poi la tradizione.
Obbligatorio lasciarsi lo spazio per il warm vanilla ice cream sandwich (foto sopra), ricordo d’infanzia per molti americani.
Prezzo medio: 40$
Indirizzo: 141 W 10th St, New York 10014 (tra la 6th & 7th Ave)
Fatty Cue
Nel quartiere di Brooklyn estremo oriente, Mediterraneo e l’arte del barbecue si incontrano nel piatto. Una commistione per nulla ardita che anzi conquista subito. Al Fatty Cue mondi diversi e lontani si legano in modo impensato. La sensazione immediata che prova chi assaggia le loro specialità è quella che sapori tanto distanti tra loro siano fatti per esaltarsi a vicenda. Lo si sente negli Smoked Pork Bao, pane sofficissimo cinese con un ripieno di carne saporitissima: approccio orientale, anima mediterranea e nettissima connotazione americana. Il Maghreb trionfa nell’Hand Pulled Lam Shoulder, tocchettini di carne d’agnello serviti con yogurt di capra e pita impastata magistralmente da loro. Il Brandt ranch brisket propone tocchi di carne di manzo e maiale al barbecue accompagnati da pane cinese, cipolle rosse e marmellata di chili. Esotico il pollo cucinato con arachidi, zucchero di palma e cipolle rosse. Questi sono solo alcuni esempi dello stile del Fatty Cue, il luogo forse più adatto dove sondare con coltello, forchetta e dita l’essenza caleidoscopica di New York.
Prezzo medio: 30$
Indirizzo: 91 South 6th Street (bet. Bedford & Berry) Brooklyn, NY 11211 tel: 718.599.3090
Le foto sono di Manuela Laiacona