I 12 produttori ospiti della degustazione sui vini del futuro organizzata da Cronache di Gusto e dall’Irvv raccontano i loro progetti sul vino del futuro
Dodici modi di guardare al futuro tutti con la stessa filosofia: valorizzare il territorio, il vitigno e/o le tecniche di produzione.
A Verona Fiere grandi e piccoli produttori si sono confrontati sul banco d’assaggio ideato da Cronache di Gusto in collaborazione con l’Istituto Regionale della Vite e del Vino. Tante scommesse che al bicchiere presentano una Sicilia in fermento e una strada enologica costellata da non poche tendenze. Tra queste, quello delle bollicine che ha aperto l’incontro. Le ultime novità firmate da Fazio e Planeta. “Uno sguardo al futuro che diamo riflettendo sulle nostre radici e sul nostro passato”, così la produttrice Lilli Fazio introduce lo Spumante Brut di Müller Thurgau. Un metodo Charmat nato nel territorio di Erice che fa 30 giorni in autoclave, ideato per giovani consumatori con un buon contrasto tra la frutta e l’acidità. Solo 15.000 bottiglie in commercio con una veste accattivante e moderna ad un prezzo allo scaffale di 10 euro.
“Il punto di forza di questo vitigno, diventato il brand della nostra azienda, è la piacevolezza – ha spiegato la produttrice -. L’idea di fare le bollicine è maturata nel tempo. Già avendo consolidato un know how sulla spumantizzazione il passo è stato naturale. Sicuri che del fatto che la Sicilia per come è cresciuta è in grado di esprimere al meglio questa tipologia di vino”. Intrigante, il complesso aromatico è quello tipico del varietale, con vivaci bollicine persistenti che al palato si presentano con un’acidità ingentilita dalla freschezza. A circa 350 chilometri più a est la scommessa sulle bollicine arriva dalle pendici dell’Etna con il Carricante Metodo Classico Brut 2009 di Planeta, di cui, per l’occasione, ne è stato dato un assaggio in esclusiva. Vino nato da una passione per le bollicine e da un progetto etneo principalmente bianchista. “L’idea di fondo della nostra produzione dell’Etna è basata sulla lavorazione dei bianchi. Per il potenziale invecchiamento e per l’altitudine.
Da questa idea è poi nato un piccolo Brut di poche migliaia di bottiglie, appena 3.000. Strada intrapresa anche in vista di una regionalizzazione dei consumi”, racconta Alessio Planeta. Prodotto da una cuvèe di 20 ettolitri e con 12 a 18 mesi sulle fecce, l’uscita nel mercato è previsto per le prossime feste di Natale ad un prezzo allo scaffale di 14 euro. Perlage fine, estremamente avvolgente al palato accompagnato da un’acidità spiccata ed elegante che esplode con note floreali fresche. La degustazione è poi proseguita con i vini fermi. Primo bianco della serie il Marzaiolo Igt 2010 di Riofavara. Blend di Grecanico e Inzolia dalla spiccata freschezza del frutto. Poco meno di 10.000 bottiglie che il titolare Massimo Padova ha definito come “un vino semplice dalle grandi capacità di invecchiamento ma difficile da fare, dato che nasce in una terra vocata ai rossi”. Dieci euro allo scaffale. Come altro autoctono del futuro è stato segnalato il Grillo, in degustazione rappresentato da Lalùci di Baglio del Cristo di Campobello annata 2010. A spiegarlo è stato Giuseppe Lentini enologo dell’azienda. “La particolarità di questo vino sta nel territorio in cui il vitigno si radica. Un terreno gessoso, con ph basso da cui nascono vini freschi e profumati”. Evoluzione minerale e fresca simbolo dell’enologia storica siciliana in una produzione di 12.000 bottiglie. Costo 13 euro. Tra i vini siciliani del domani vi sono anche quelli che seguono la strada del bodinamico. Così è il Cataratto Stralustro di Cerasa 2008 di Francesco Guccione. Poco più di 1.200 bottiglie. “Vino fatto con l’idea di far fare un ciclo lunare completa sulle bucce di quest’uva nata durante la vendemmia dl 2008 – ha detto il produttore -. La Sicilia del futuro deve stare attenta all’aspetto del territorio. Questi metodi li ricerco proprio per farlo trapelare dal bicchiere”. Con riflessi ambrati, buona freschezza, corposo e ricco di sostanze estrattive questo Catarratto entrerà a breve in commercio ad un prezzo di 22 euro. La provincia di Messina sembra avere tutte le carte per essere il nuovo territorio del vino in un futuro prossimo, sebbene di antichissima tradizione vitivinicola. Ambasciatori sono stati Nancy Astone di Cambria con il Nocera Mastronicola 2009, Nicolas Gatti di Tenute Gatti con il Cvurpanè 2008 ed Enza La Fauci con la Doc Mamertino Oblì 2009. Il Nocera ancora è una sperimentazione al primo anno di produzione. 1500 bottiglie prodotte ad un prezzo di 25 euro. “Lo abbiamo riportato alla luce ma ancora dobbiamo studiarne l’evoluzione”, ha detto la Astone.
Dal territorio di Librizzi la Doc Mamertino di Gatti. Altro progetto di recupero di questo vitigno di cui è stata versata la prima vendemmia. “Lo abbiamo messo in dimora nel 2005. Penso che il Nocera possa dare risultati interessanti”, ha spiegato Gatti. Solo 3.200 bottiglie quelle in commercio, a 15 euro. Il volto della rinascita della Doc Faro, Enza la Fauci ha raccontato il suo vino come frutto di un territorio estremamente diversificato, stretto tra il Tirreno e lo Ionio, angolo di terra dall’ habitat estremo: “Le nostre viti crescono in un clima battuto da venti impetuosi di scirocco e nutriti dalla Mica Dorata, una roccia di ferro che brilla al sole”. Doc interamente siciliana anche nel taglio. “Ho scelto di tagliare i tre vitigni previsti dal disciplinare con il Nero d’Avola – ha precisato -. La conduzione del vigneto è naturale. E in cantina non usiamo lieviti, la fermentazione è spontanea e la macerazione a cappello aperto”. Una piccola produzione di 8.000 bottiglie a 25 euro. Nelle Isole Eolie la nuova produzione enologica recupera dal passato il Corinto Nero. E’ il progetto di Massimo Lentsch di Tenute di Castellaro e di Salvo Foti che ha preso vita con il Nero Ossidiana 2009. “Abbiamo voluto riprendere un aspetto viticolo che oramai si era perso – ha detto Lentsch – Ci stiamo ancora lavorando”. La ricerca è stata condotta dall’enologo della cantina Foti. “Abbiamo trovato delle viti di Corinto nel cratere di un vulcano spento a Lipari”. Prezzo al pubblico 12,50. Altra nuova rotta la segnala il territorio di Valledolmo con il Perric.One 2009 di Castellucci Miano. Vitigno riscoperto anticamente coltivato nella zona. “In una terra oggi coltivata a Catarratto noi siamo voluti andare in contro tendenza e guardare al passato riportando in vita la produzione di questo rosso”, ha detto Antonino Piazza titolare dell’azienda. Produzione di 15.000 bottiglie a 11 euro. La novità in Sicilia si annida anche nella Doc meno conosciuta al pubblico, la Delia Nivolelli. Stefano Caruso di Caruso&Minini ne ha portato un Syrah in purezza 2007. “Tutti si vergognavano a inserire nella propria gamma questa Doc. Invece noi ci abbiamo voluto credere, abbiamo studiato e lavorato su un disciplinare lacunoso. Rappresenta il top dell’azienda”. Un riserva elegante, corposo. Il caratteristico comparto speziato si amalgama a quello della frutta, con un potere che si coniuga perfettamente con la morbidezza. Una selezione di 2500 piante per 5.000 bottiglie al consumo a 25 euro. Il viaggio verso il futuro si è concluso con le note dolci del Passa di Nero 2008. Vendemmia tardiva di Nero d’Avola della cantina Lombardo. “Si tratta di un Nero d’Avola di alta collina – ha spiegato il produttore Gianfranco Lombardo -. L’acino viene fatto appassire in vigna per 25 giorni. Un prodotto che ha un’acidità sostenuta e che evolve nel tempo”. Corposo con un grado zuccherino di 95 grammi per litro. Una produzione di 2500 bottiglie. Prezzo 22 euro.
Manuela Laiacona