Attilio Scienza presenta una ricerca sulla viticoltura del vulcano. “Le sue caratteristiche straordinarie e le sue varietà possono contrastare la tendenza all’omologazione anche nel mondo del vino”
Le varietà dell’Etna e gli effetti diversi che ogni versante produce su uno stesso vitigno. Il vulcano ai raggi X, o meglio al centro di una ricerca dell’università di Milano.
Lo studio è stato condotto dall’equipe del professore Attilio Scienza, ordinario di Viticoltura dell’università e uno dei massimi esperti del settore al mondo. A firmare la ricerca sono Valeria Carastro, Osvaldo Failla e Jacopo Cricco. Il progetto prende il nome di zonazione, una cartografia del territorio etneo suddiviso in zone.
“L’Etna può contrastare un fenomeno sempre più diffuso nel mondo del vino – spiega Attilio Scienza –. La globalizzazione sta prendendo il sopravvento, una omologazione che sta portando alla perdita di identità dei territorio. Un po’ tutti adesso producono vino, un po’ come la soia o purtroppo l’olio. In sostanza si sta perdendo il rapporto tra il territorio e il bene proprio per effetto di questo fenomeno di delocalizzazione. L’Etna ha le caratteristiche per contrastare tutto ciò”.
Il segreto sta proprio nella varietà dell’Etna. “Paragono la viticoltura del vulcano al principio della relatività di Einstein. Quel che conta è il rapporto tra tempo e spazio, tra una storia lunga 2.500 anni e un territorio che si estende in altezza per mille metri. È una caratteristica straordinaria in un’isola che è già un continente del vino. In quale altro territorio al mondo la vendemmia si fa in 3 mesi?”.
Secondo Scienza, dunque, l’Etna propone un modello diverso in un modo sempre più omologato. “Si sta investendo nella ricerca, ma adesso bisogna puntare di più sulla formazione dei giovani e sulla comunicazione. E infine garantire un reddito adeguato ai ragazzi che decidono di puntare su questo settore”.
Gaetano Luca La Mantia