di Francesca Landolina
“Abbiamo una lunga storia alle spalle e tante sono le tappe che abbiamo raggiunto negli anni. Adesso puntiamo alla conversione biologica dei vigneti. Ci vorrà tempo, ma cominceremo con un piccolo vigneto a Cirò ed una linea ad hoc”.
A parlare è Raffaele Librandi, alla guida della storica azienda calabrese, Librandi, insieme al fratello Paolo e ai cugini, Francesco e Teresa. La storia della loro azienda, alla terza generazione, è intrecciata con quella della Calabria del vino e della sua rinascita, già a partire dagli anni ’50, quando inizia l’attività di imbottigliamento nella piccola cantina di via Tirone a Cirò Marina. Oggi la famiglia, che già negli anni ’90 ha investito sulla ricerca permettendo di giungere all’iscrizione dei primi cloni registrati di varietà calabresi (tra questi Mantonico, Magliocco e Gaglioppo) sul Registro Nazionale delle Varietà di Vite, segna ulteriori svolte e nuovi percorsi da seguire per la valorizzazione della Calabria più autentica. Le tappe più salienti le ricordiamo. L’acquisto della Tenuta Ponte, negli anni ’50 da cui nasce il Duca Sanfelice, la costruzione dello stabilimento in Contrada San Gennaro, nel comune di Cirò Marina, dove si trova oggi l’azienda, l’acquisto di 40 ettari di terreni che diventeranno i vigneti della Tenuta Arcidiaconato a Strongoli, il focus sui vitigni internazionali che hanno plasmato divenuti importanti e poi la svolta sugli autoctoni, l’acquisto della Tenuta Rosaneti di 160 ettari ed infine la nascita di un giardino varietale dalla caratteristica forma spirale, di due ettari, per proseguire la ricerca e il recupero di circa 200 varietà. Un vero lavoro di eno-archeologia, quest’ultimo.
Librandi è un esempio virtuoso di impegno e costanza nel mondo del vino italiano. È riuscita a coniugare grandi numeri, con circa 2 milioni e mezzo di bottiglie prodotte, a valorizzazione territoriale e a qualità, perseguendo il cammino verso il prossimo obiettivo: la conversione biologica dei vigneti. “Abbiamo un patrimonio importante alle spalle e pensiamo a quanto conti oggi la sostenibilità. Servirà tempo, ma la strada da percorrere è già intrapresa”, afferma il produttore calabrese. Oggi sono 320 gli ettari di proprietà, 80 di uliveti e il resto di vigneti suddivisi in 6 tenute, Rosaneti, Arcidiaconato, Ponta Pitaffo sul mare, San Biase e Brisi. L’azienda vende per il 50 per cento in Italia e per la restante parte in diversi Paesi esteri (Germania, Stati Uniti Nord Europa e Giappone tra i più importanti). La pandemia ha penalizzato un po’ il commercio ma le perdite non sono state così importanti. “Si attestano intorno al 10 per cento, per il 2020. Lo scorso anno, la stagione estiva è stata importante e anche l’estero fino a fine ottobre ha risposto bene. Il 2021 è un anno pesante; al momento si compensa con altri canali di distribuzione ma siamo ottimisti per la seconda parte dell’anno. Speriamo anche di tornare alle manifestazioni e alle fiere, perché c’è bisogno di eventi in presenza”, conclude Raffaele Librandi.
Abbiamo degustato due vini dell’azienda dell’annata 2020 che, come spiega il produttore, è stata ottima per qualità anche se, a causa del freddo invernale, si è perso il trenta per cento del prodotto. I due vini, Cirò Doc Bianco e Rosato, si chiamano Segno Librandi perché simboleggiano l’impronta della famiglia, frutto di un lavoro meticoloso negli anni, che si esprime in una sintesi. Ottima la bevibilità e il rapporto qualità prezzo. Due vini capaci di raccontare il Cirotano e da bere, all’insegna della spensieratezza.
Segno Librandi Cirò bianco Doc 2020
Ottenuto da uve Greco bianco in purezza, è un bianco fresco, con note di frutta a polpa gialle e floreali, di fiori di campo e biancospino. Buona acidità e ottima beva. Un vino mediterraneo e spensierato, che racconta un angolo di Calabria. Ideale con le grigliate di pesce.
Segno Librandi Cirò rosato Doc 2020
Da uve Gaglioppo in purezza. Vinificazione in acciaio termocondizionato, con salasso e breve macerazione. Affinamento in acciaio, con una permanenza in bottiglia di alcuni mesi prima della commercializzazione. Colore ramato, regala al naso freschi profumi fruttati e floreali. La frutta si mescola alle erbe tipiche della macchia mediterranea e ai petali dei fiori. Presente una lieve nota tannica. Al palato ha un corpo leggero, il sorso è fragrante e salino. Versatile negli abbinamenti.