di Andrea Camaschella, Bristol
Lo scorso fine settimana mi sono concesso una pausa per fare una scappata a Bristol. L’occasione è stato il Sour Festival UK edition, organizzato nel birrificio Moor.
Là mi attendeva un bellissimo laboratorio con Lambic (le fermentazioni spontanee belghe) e i formaggi selezionati da Rosie Morgan (The Bristol Cheesemonger). Ma non è dell’emozione che mi ha regalato il mio primo laboratorio in terra inglese (tra l’altro ringrazio ancora Virginia Casadio, brewer in quel di Moor, per il supporto), ciò di cui voglio scrivere. Il punto focale di questo fine settimana, quello che voglio raccontarvi, sono le amicizie, le conoscenze, le affinità elettive che si creano attorno a una pinta di birra. In sostanza andare per pub inglesi con Michele Galati, il mio padre putativo in birra, e Andrea De Bortoli, lo zio, non ha prezzo. Michele, storico publican (anzi leggendario, come lo descrive Justin Hawke – il fondatore di Moor – nel testo di un laboratorio) italiano. Con la sua Abbazia di Sherwood ogni giorno promuove birra e cultura, fa scuola. Andrea, altro storico o leggendario, fate voi, publican che da 40 anni rinnova tradizione e cultura nell’altrettanto storico Nidaba.
Caratteri decisamente diversi: introspettivo e di poche parole Michele, estroverso e chiacchierone Andrea. Due punti di partenza opposti, due modi di interpretare il ruolo professionale agli antipodi, che portano allo stesso, esaltante, risultato. Tutto accade in un attimo, sto rientrando al birrificio Moor, mi accoglie Andrea sull’uscio che mi dice di aver appena chiamato un taxi per andare al Drapers Arms. Basta il nome, lo ammetto: è in cima alla mia lista dei posti da visitare al di là di Moor. Si parte e si arriva in circa un quarto d’ora. In auto si parla solo di birra, tiene banco Andrea che interroga letteralmente Michele. Momenti di vera storia birraria, racconti di birre, di come è nata la passione, di come si procacciavano le birre un tempo, di come, in due angoli di provincia italiana sono tra quelli che hanno scritto la storia della birra italiana: a Caprino Bergamasco (poco più di 3.000 abitanti), nelle valli bergamasche, Michele; a Montebelluna (poco più di 31.000 abitanti), nella provincia di Treviso, Andrea.
Molto diversi anche i pub, che in qualche modo li rappresentano nelle scelte di arredamento, nelle scelte delle birre, nel modo di proporle. Tanto simili da essere uguali nel risultato finale. Come dicevo, da loro, con loro, si respira la storia della birra artigianale in Italia, che sia locale, nazionale, europea o che ne so. I principali birrifici hanno visto sgorgare le loro birre in entrambi i locali. Tantissimi birrai e appassionati sono passati dai loro banconi, si sono seduti ai loro tavoli. Per noi, oggi, è tutto facile e tutto scontato. Grazie a loro, alla loro curiosità e a quanto di loro ci hanno messo per portarci birre, persone e storie che le accompagnassero.
Al Drapers la chiacchierata continua. Non potrebbe essere che così, siamo in un micropub inglese. Un piccolo tempio della tradizione anglosassone, senza impianto, solo cask a caduta, niente cibo, al massimo sacchetti patatine (sulle quali gli inglesi hanno molto da insegnarci) e le immancabili uova sode in salamoia. Niente bancone, giusto un tavolo che divide la zona di servizio, con i cask a vista e le due celle (a temperatura di cantina) dove vengono stoccati prima dell’utilizzo, anche se alcuni vengono “aperti” direttamente lì. Real Ales, le birre più tradizionali, con una ricerca di birrifici locali, sono l’arma con cui il Drapers Arms attira clienti di ogni età ed estrazione. E i clienti non si tirano indietro, bevono una pinta dietro l’altra, in grande tranquillità. Come ogni pub che si rispetti la sensazione è di entrare nel salotto di casa, il servizio ai tavoli non è previsto, ci si serve al banco e poi si cerca un tavolo o un angolino dove sedersi. In alternativa si beve in piedi, appoggiati a un bancone centrale. Al soffitto, per aiutare l’atmosfera rilassata e tranquilla, ci sono dei piccoli materassi utilizzati per l’insonorizzazione, ovviamente foderati (d’altronde draper è il negoziante di tessuti e quel posto è stato un negozio di tessuti per 80 anni). La lavagna recita birre, birrifici, la località di provenienza, le miglia che ci separano dal birrificio, la tipologia e il grado alcolico; sul fondo la media delle miglia, i prezzi per quantità. Vanno molto le brocche da 4 pinte, non vanno per nulla le mezze pinte. Andrea commenta ogni angolo, quasi commosso, Michele osserva ogni angolo, quasi commosso anche lui.
A servirci c’è Garvan Hickey, manca il suo socio, Vince Crocker. Garvan è un perfetto ospite, accetta la nostra italianità, si diverte con noi, senza mai perdere di vista gli altri clienti. Ci fa sentire al centro dell’attenzione, decide di aprire un cask di Boltmaker di Timothy Taylor (uno dei miei birrifici preferiti del lontano Yorkshire: ben 168 miglia in linea d’aria, anche se direi qualcuna in più…), birra che raramente varca i confini dello Yorkshire e che mai è uscita dall’isola britannica. Una vera, pura e tradizionale Best Bitter. Per aprire il cask Garvan chiama ad aiutarlo Andrea. La scena sta tra il commovente e il comico, con Andrea, travolto dall’emozione, che si distrae di continuo e Garavan che lo insegue per portarlo davanti al cask. Sicuramente è commovente la pinta di birra, servita dallo zio Andrea. Lo Yorkshire è una delle regione che amo di più, in assoluto, quella birra ne incarna alla perfezione lo spirito, tra campagna e tradizione, con sentori fruttati, terrosi, qualche lieve imperfezione (ossidazione, un filo di zolfo, una punta di diacetile appena accennata) che la rendono unica. Fresca, piacevole, 4% di alcol, corpo ben presente, la birra perfetta per un pomeriggio al pub, così come una serata al pub. Berla tra Michele e Andrea è stato un momento davvero bello. Perché ognuno di noi, a ogni sorso, era assalito dai propri ricordi: la prima bitter bevuta, la prima bitter servita, la prima visita a un birrificio inglese, la prima volta in un pub inglese. Storie e storia della birra. Una storia recente, la nostra storia, che si intreccia tra amicizia, voglia di condividere, voglia di passare semplicemente del tempo assieme. Ovviamente in un pub, perché se è l’abbreviazione di casa pubblica qualcosa vorrà ben dire. Che sia a Bristol, Caprino o Montebelluna poco importa. Importano le persone e le storie che hanno da condividere. Andrea e Michele di storie ne hanno tante, tantissime e io starei, a dire il vero sono stato, ore ad ascoltarli. Sono fortunato perché nella vita ho condiviso tanti momenti magici con le persone giuste e perfette per quel luogo e quel momento: con Manuele Colonna in Franconia, con Nino Maiorano, Kuaska e altri ancora in Belgio. Essere con “papà e zio”, a Bristol, è stato un altro privilegio raro. Comunque una visita, nei loro locali, a Michele e Andrea vale qualsiasi viaggio.
Drapers Arms
447 Gloucester Rd – Bristol, Regno Unito
Timothy Taylor & Co. Limited
Knowle Spring Brewery – Keighley, West Yorkshire, Regno Unito
Abbazia di Sherwood
Via Cava di Sopra, 21 – Caprino Bergamasco (Bg)
Nidaba
Via Argine, 15 – Montebelluna (Tv)