Barolo, Brunello o Etna Rosso? Tre territori protagonisti nel panorama enologico italiano. Le due denominazioni più rappresentative del Paese con vini che hanno raggiunto livelli di qualità condivisi da tutti gli esperti del settore e quello “emergente”, anche se così emergente oggi non lo è più. Una degustazione alla cieca a Taormina Gourmet on Tour a Palermo, condotta da Federico Latteri in compagnia di Francesco Cambria, presidente del Consorzio Tutela Vini Etna Doc e Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino. In platea Andrea Del Piano, enologo di Giovanni Rosso, azienda produttrice di Barolo con vigneti anche sull’Etna.
Non un confronto di scale, ma un gioco divertente, per i partecipanti al tasting, per notarne eventuali caratteristiche in comune nell’annata 2019. E che ruolo ha l’annata? Si parla di di equilibri: per l’Etna la 2019 è stata l’annata del recupero perché segue la 2017 calda e siccitosa e la 2018 fredda e piovosa. A Montalcino si va più sulla classicità, più simile alle 2016. Se si pensava che l’elemento discriminante potesse essere il tannino, soprattutto per i Nebbioli, a degustazione in corso le previsioni cambiano. Non si trovano infatti così tante differenze, così da rendere il blind tasting più divertente. Il livello qualitativo raggiunto dai vini è però altissimo e questo fa emergere un dato particolare per l’Etna: alla cieca il territorio vulcanico regge il confronto con due mostri sacri dell’enologia italiana. Vini gastronomici, buoni da degustare, ottimi da bere, soprattutto per accompagnare un pasto. Sangiovese, Nebbiolo o Nerello Mascalese? Le voci si mischiano. Al primo vino degustato la platea si divide, c’è chi parla di Toscana, chi di Piemonte. Qualche voce dice anche Etna, quasi a conferma del confronto appena detto. In realtà è Brunello di Montalcino Sanlorenzo 2019. Sul secondo nessuno ha dubbi: è Etna Rosso. E infatti è Etna Rosso Arcuria di Graci 2019. Ma anche sul terzo vino la soluzione non cambia: è Etna Rosso ed è il Riserva Zottorinoto Cottanera 2019.
Ma il gioco va avanti: il quarto vino ha un’impronta floreale e compattezza tannica. C’è chi dice Barolo e chi parla di Brunello: a etichetta svelata si tratta di Barolo: il Cerretta di Ettore Germano 2019. L’espressività maggiore rispetto agli altri vini degustati orientata sul frutto parla di Brunello per il quinto vino: è La Magia 2019. Il sesto è Etna o Barolo? Serve un riassaggio: alla fine è un grande Etna: Etna Rosso Pignatuni Vecchie Vigne Famiglia Statella 2019.
Il settimo vino mostra acidità, frutto rosso molto presente, nitido e maturo al punto giusto. Si colloca nella media, non troppo delicato né robusto. Tutti dicono Barolo ed è il Barolo Cerretta Giovanni Rosso 2019. Anche per l’ottavo vino il pubblico dice Barolo: freschezza, struttura, tannino estratto molto bene. Più duro rispetto agli assaggi precedenti con un’acidità viva. Ma si tratta di Etna Rosso, il Contrada Rampante di Pietradolce. Il nono vino è un Barolo di grandissima fama: il Brunate di Giuseppe Rinaldi, l’ultimo suo vino prodotto sulle Langhe. Il decimo era il Brunello Canalicchio di Sopra 2019 mentre l’undicesimo, che sembrava un vino vulcanico, si è rivelato un Barolo, quello di Cascina Fontana. Per l’ultimo i partecipanti sono divisi: Sicilia o Toscana? È il Brunello di Celestino Pecci.
Gli assaggi svelati
- Brunello di Montalcino Sanlorenzo 2019
- Etna Rosso Arcuria di Graci 2019
- Etna Rosso Riserva Zottorinoto Cottanera 2019
- Barolo Cerretta di Ettore Germano 2019
- Brunello La Magia 2019
- Etna Rosso Pignatuni Vecchie Vigne Famiglia Statella 2019
- Barolo Cerretta Giovanni Rosso 2019
- Etna Rosso Contrada Rampante Pietradolce 2019
- Barolo Brunate Giuseppe Rinaldi 2019
- Brunello Canalicchio di Sopra 2019
- Barolo di Cascina Fontana 2019
- Brunello di Celestino Pecci 2019