“La 2020 è sicuramente più buona della 2019, fosse null’altro che le bottiglie del 2019 sono già state tutte vendute”. Con queste parole Fabrizio Bindocci, mostrando l’esperienza di chi siede alla presidenza di uno dei più importanti consorzi del vino, quello del Brunello di Montalcino, sembra confermare l’inarrestabile crescita di uno dei vini italiani più venduti all’estero, che chiude i primi nove mesi del 2024 con un più 5 per cento in crescita di volumi e un più 1 per cento di valore. In un contesto generale di contrazione delle vendite del vino italiano nel mondo, una bottiglia su tre negli States venduta oltre i 50 dollari è di Montalcino. Sembra allora che, oltre a un presente già roseo, il futuro del Brunello di Montalcino sia già coperto da una buona stella. “Segno e sintomo dell’assoluta qualità del nostro vino” continua Bindocci, cosa effettivamente riscontrata anche quest’anno durante la trentatreesima edizione di Benvenuto Brunello, la consueta en primeur riservata alla stampa di settore e dedicata all’annata 2020 del Brunello di Montalcino e alle riserve 2019, tutti vini che vedranno, poi, la loro uscita sul mercato non prima di gennaio 2025.
Le oltre 500 etichette delle 126 cantine presenti non fanno, infatti, che confermare l’indiscutibile peculiarità di quel clone di Sangiovese che in queste colline dai tratti dolci e dal clima temperato sembra staccarsi dal resto dei suoi cugini toscani, assumendo sembianze diverse in vini possenti, austeri, ricchi di frutto, ma al contempo aggraziati nelle cifre stilistiche dei produttori, oggi connotate sempre più da eleganza e verticalità. In questa edizione, poi, la piastrella celebrativa che ogni anno viene apposta nella piazza centrale del paese a ricordo delle annate del Brunello è stata omaggiata da uno dei più grandi maestri del cinema italiano come Ferzan Ozpetek. “Blue note” è stata intitolata ed è un quadro dipinto dal regista nel 1982, epoca in cui si manteneva da solo agli studi a Roma. L’annata entrerà negli archivi storici anche perché è la prima che introduce il nuovo sistema di valutazione dei millesimi, fino all’anno ultima espresso con un numero di stelle e da quest’anno, invece, sostituito con una valutazione affidata a un team di otto Master of Wine, tra cui gli italiani Gabriele Gorelli e Andrea Lonardi che hanno sentenziato per l’annata 2020 “una notevole enfasi su espressioni di frutto maturo e complessa nella maggior parte dei campioni, spesso stratificati con sfumature floreali. Il piacevole equilibrio tra intensità fruttata e struttura suggerisce che questi vini non solo sono espressivi ora, ma mostrano anche potenziale per un ulteriore sviluppo”.
Certo, da un punto di vista climatico non è stata l’annata che tutti i vignaioli avrebbero voluto, con calure al di sopra dei massimi desiderati nei mesi decisivi di luglio e agosto e millimetri di pioggia intensi nei primi giorni autunnali, ma è in questo che l’esperienza e la sensibilità del produttore ha fatto poi la differenza, a partire dal momento della raccolta fino a decidere se mettere in bottiglia o meno anche Brunello da singola vigna o tutelare invece la produzione principe che dovrebbe essere riservata, sempre e in ogni caso, al Brunello di Montalcino “annata” (forse questa per noi la scelta più saggia in molti casi). Ne sono venuti fuori assaggi di vini che, se da un lato appaiono più pronti rispetto ai 2019, dall’altro confermano l’assoluta aderenza al territorio e all’andamento climatico, senza dimenticare i richiami di un mercato alla continua ricerca di vini più leggeri ed equilibrati. Per quanto riguarda i Brunello di Montalcino Riserva 2019, abbiamo trovato diversi vini davvero buoni con alcuni tratti di austerità, viva freschezza e tannini ben presenti, tutti elementi tipici di una fase giovanile, che però, nello stesso tempo, fanno pensare a potenzialità evolutive interessanti. (Ha collaborato Federico Latteri)