Torrevento è una delle aziende vitivinicole più importanti della Puglia e dell’Italia Meridionale. Può contare su 500 ettari vitati, 250 di proprietà e altrettanti in affitto, lavora oltre 70 mila quintali di uva l’anno e può vantare una produzione che supera i due milioni e mezzo di bottiglie con vendite realizzate in Italia e nei mercati di oltre 30 paesi del mondo. La sua storia inizia nel 1948 con l’acquisto da parte della famiglia Liantonio di una proprietà costituita da un antico monastero e 57 ettari di vigneti ai piedi di Castel del Monte, proprio dove oggi si trova il nucleo principale dell’azienda. Da allora lo sviluppo è stato costante, soprattutto sotto la guida dell’attuale presidente Francesco Liantonio che, a partire da fine anni ’80, ha dato un nuovo impulso alle attività con una visione rivolta alla crescita nel segno della valorizzazione dei terroir pugliesi attraverso i vitigni autoctoni.
Oltre che nelle tenute della Puglia settentrionale (area di Castel del Monte e Murgia), ci sono vigne anche nella parte centrale della regione (zona del Primitivo) e in quella meridionale (Salento). Molto articolata la gamma di etichette proposte con le varie tipologie delle denominazioni del territorio. Baccarara e Kebir sono due vini che nascono da un progetto comune: creare una collezione che rappresenti ogni anno la filosofia dell’enologo Leonardo Palumbo attraverso due blend, uno bianco e uno rosso. Alla fine di ogni vendemmia Leonardo seleziona le uve dalle quali verranno ottenuti due prodotti unici, definiti dalla stessa azienda “Vini liberi, che nascono e rinascono in base all’annata e all’estro dell’enologo”. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di degustarli e descriverli insieme.
Baccarara è fatto con uve Bombino Bianco, Chardonnay e Sauvignon Blanc provenienti da vigneti situati nell’area collinare del nord barese ad altitudini comprese tra 450 e 500 metri sul livello del mare, su suoli di natura calcarea. La vendemmia viene effettuata manualmente durante la seconda decade di settembre. Segue pressatura soffice e fermentazione a temperatura controllata. Prima di essere imbottigliato il vino resta 6 mesi in acciaio e 6 mesi in barrique. Passando al Kebir, qui il blend è costituito da Nero di Troia, Aglianico e Cabernet Sauvignon. Le vigne si trovano sempre nel nord barese ad altitudini simili (da 400 a 500 metri sul livello del mare), su terreni calcareo-argillosi. Diverso il periodo di vendemmia che in questo caso si colloca a metà ottobre. La vinificazione prevede una fermentazione con lunga macerazione sulle bucce, mentre l’affinamento viene effettuato in acciaio per 8 mesi più un anno in barrique.
Nel calice il Baccarara 2023 si presenta di colore giallo paglierino con tenui riflessi dorati. E’ intenso e complesso all’olfatto con profumi di frutta matura come pesca, albicocca e ananas, poi una nota di salvia, richiami vegetali di erba tagliata e un cenno mentolato. Al palato è rotondo, incisivo nel gusto, ma anche dotato della giusta acidità e di un finale lungo e un po’ sapido che vede il ritorno della frutta esotica. E’ un bianco nel quale ricchezza e potenza si combinano bene con energia e slancio, regalando un assaggio appagante.
Un rosso rubino molto carico è il colore del Kebir 2022, il cui naso si distingue per il carattere solare, evidente nei sentori di frutta rossa matura e confettura di prugna e di amarena. Poi emerge una variegata speziatura e, più tenui, erbe aromatiche come timo e origano. Il sorso è pieno, ben strutturato, equilibrato, persistente e provvisto di tannini morbidi e di una chiusura giocata tra la frutta e le spezie. Un rosso corposo e potente che riunisce abilmente le caratteristiche dei vitigni che lo compongono. Per quanto riguarda gli abbinamenti, il Baccarara va benissimo con i piatti di pesce dal sapore deciso, diversi antipasti e primi della cucina di terra, le carni bianche e i formaggi freschi. Il Kebir sarà perfetto con la pasta al ragù, le carni rosse arrosto o al forno, la selvaggina e i formaggi stagionati.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Torrevento
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