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Cambiamento climatico e cambio di tendenze, un viaggio sensoriale tra i rossi del futuro

30 Ottobre 2024
Pietro Russo MW durante la conduzione della masterclass Rossi contemporanei – La beva del futuro a Villa Neri Pietro Russo MW durante la conduzione della masterclass Rossi contemporanei – La beva del futuro a Villa Neri

La masterclass condotta a Villa Neri dal Master of Wine Pietro Russo

Il mondo del vino ha paura del futuro, vive in cronorifugi>, esalta passati più o meno utopici, narrazioni primitiviste, il futuro è un tabù se ne parla poco e potendo non se ne parla affatto. 

Questo per dire che ci vuole coraggio, competenza e molta voglia di mettersi in gioco per dedicare, come ha fatto il Master of Wine Pietro Russo, una delle masterclass organizzate da Cronache di Gusto a Villa Neri ai Vini Rossi del futuro,  essendo i rossi, di tutto il panorama enoico forse quelli che di futuro sembrano averne di meno. 

Parte dalla crisi climatica la masterclass, senza ideologie e allarmismi, semplicemente partendo da un fatto, attestato che continuando su questa china, i vini del futuro probabilmente non ci saranno perché molta parte del vigneto europeo e mondiale sarà destinato a scomparire, forse se ne dovrebbe incominciare a parlare più spesso, sempre quando si parla di vino.

Parte dalla storia Pietro, dal Parker effect degli anni ’90 del secolo scorso, i vini Blockbuster, tutti estrazione grado alcolico e potenza, i vini da boomer, li chiama lui impeccabilmente, dove la tecnica prevaleva sul terroir, e favorendo in critica e consumatori, i vini opulenti e muscolosi. 

Questa la parte sul passato, non esaltato e neppure rinnegato, semplicemente superato, dagli eventi e dal gusto, del futuro, appunto. 

Le slide successive ci accompagnano nel gusto che dagli anni 10 in poi, (l’era post aughts potremmo dire), in cui cambiamenti climatici e cambiamenti nel sentire del pubblico hanno visto emergere le tendenze che ora dominano il mercato, dall’emergere della così detta “scena naturale”, al movimento anything but chardonnay, e l’enfatizzazione delle storia, e degli areali “classici”. 

Come sono quindi i rossi del futuro, e in parte, del presente, secondo Pietro Russo MW?

Più scarichi nella dimensione visiva e aromatici all’olfatto, di gradazione alcolica abbastanza bassa, privilegiano il singolo cultivar rispetto ai blend sono fortemente connotati dal luogo di origine. 

Queste tassonomie stilistiche hanno portato alla ribalta, in tutto il mondo vitigni un tempo considerati, “minori”, e relegati alla categoria umiliante di vitigni “uve da taglio”, il Grenache in Spagna, il Cabernet Franc nella Loira, il Trousseau in Jura, passando per il Cinsault in Sud Africa. 

E l’Italia? Quali sono i vini del futuro del vigneto italiano? 

La batteria dei vini proposti non lascia dubbi, l’Italia ha tante carte da giocarsi negli scenari futuri del mondo enologico, sempre che ci sia ancora un mondo enologico nel futuro. 

 

La batteria dei vini della masterclass di Villa Neri La batteria dei vini della masterclass di Villa Neri "Rossi contemporanei – La beva del futuro" condotta da Pietro Russo MW

Qui la batteria dei vini:

Si parte dal Cannonau, non certo un vitigno che solitamente si associa alla leggerezza, me nella take Terraus Su’entu 2022, il vino è agile, meravigliosamente leggero, appagante ed energico, si prosegue con Bellassai, Donnafugata 2022, per tutti quelli che nutrissero ancora dubbi sulla meravigliosa contemporaneità del frappato, croccante, aromatico, frutto evidente e netto, l’ennesima conferma per il cultivar siciliano che parla la lingua del futuro sempre.

Si prosegue con Girlan cantina che conferma come il mondo cooperativo possa dare vini di livello eccellente, come questa schiava Gschleier 22, sinuosa e freschissima, apparente nel hic et nunc e molto, molto ancora futuribile.

Il vino mediano della batteria è il Valpolicella Classico Bertani, le miniere, un rosso in levare, dove il frutto evidente non appesantisce mai la dinamicità del sorso.

Il quinto vino è Mercuzio, 2019 Nebbiolo di Mura Mura, l’ennesima dimostrazione che il Piemonte e il Nebbiolo con lui è stato appiattito per molti anni su una dimensione sola, ma che è in grado di regalare vini come questo, in cui una parte della massa è vinificata col metodo Saignée, mantiene la struttura assertiva del Nebbiolo ma con  freschezza e  dinamicità, constatate di rado in un rosso di queste latitudini, un highlight, segno che forse è nella denominazione Langhe Nebbiolo che dobbiamo cercare le gemme, del futuro.

Il vino numero sei è il vero underdog della batteria un Nocera in purezza, un vitigno relegato da sempre a un ruolo secondario, alla luce di questo di Salvatore Martinico 2018, una scoperta naso speziato, al palato un bel passo dinamico e appagante, da ricordare.

Si resta in Sicilia con il Nero d’Avola di Zisola 2021 che dimostra che forse incasellare il Nero d’Avola nei vini passatisti è passati è un errore. Ottima freschezza, sorso dinamico, leggerezza inaspettata nel suo muoversi nel palato, un Nero d’Avola futuribile e futurista, che non rinuncia mai alla sua identità varietale e territoriale, si sente ancora un po’ il legno, tra un paio d’anni sarà ancora meglio.

Il viaggio si chiude a Montalcino, non certo un terroir che, normalmente si associa al futuro, ma questo Rosso di Montalcino Baricci 2022 è un vino dal fascino notevole, scattante freschissimo, una take giovane, con tutta la magnifica incoscienza dell’età fragile, frutto gagliardo sorretto da freschezza e sapidità, un game changer.