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“Etna dieci anni fa”, a Villa Neri il blind tasting che ha raccontato l’evoluzione e il territorio dei vini del vulcano

28 Ottobre 2024
Da sinistra Federico Latteri e Salvo Foti con i vini della masterclass “Etna dieci anni fa” Da sinistra Federico Latteri e Salvo Foti con i vini della masterclass “Etna dieci anni fa”

Ma com’era l’Etna, dieci anni fa?

Ci pensi, percorrendo in auto il tratto di Mareneve (causa autostrada A18 paralizzata da incidente + eterni lavori in corso) che da Zafferana a Milo e fino a Linguaglossa conduce a Villa Neri, il resort di charme che ospita la due giorni di Etna Incoming, organizzata da Cronache di Gusto, e accoglie gli ambassador di Vinitaly international Academy arrivati qui da mezzo mondo per vivere la loro personalissima Etna intensive experience.

E, da autoctona in purezza, ti rispondi che qui resistono immutati (per fortuna) – tra le discese ardite e le risalite (cit.) che circumnavigano il Vulcano – gli stessi castagneti fitti che ti costringono, a mezzogiorno, ad accendere i fari dell’auto, i familiari, insidiosi, tornanti a gomito che sbucano su viste blu mare mozzafiato, i caratteristici, incrollabili, muretti a secco, non di dieci ma di cinquanta anni fa.

Ma, se riporti la linea spazio/tempo non a questo pezzetto di Vulcano ma all’Etna che è brand della più antica Doc siciliana, allora tutto cambia perché il 2014 può diventare distanza siderale, tanto è cambiamento radicale il cammino percorso da un vino che ha l’ambizione di accettare sfide fino ad oggi riservate a vecchi e altisonanti giganti come Barolo, Brunello, Chablis, Riesling, solo per citarne alcuni.  Non è una operazione amarcord, quella con cui Cronache di Gusto dà il via alla due giorni che è anteprima di TG on Tour, ma è piuttosto il ritorno di un “classico”, e rodato, cavallo di battaglia della coppia Federico Latteri – Salvo Foti che orchestrano la degustazione senza indugiare troppo su tecnicismi da scheda sommelier, lasciando decantare nel calice territorio, etica ed estetica del vino vulcanico ad uso e consumo degli ospiti internazionali.

Due batterie, sette bianchi e otto rossi: in tutto quindici etichette ed altrettante declinazioni di Etna Doc, in una gara senza vincitore tra Carricante e Nerello che diventa sfilata haute couture di cantine che qui hanno – davvero – fatto la storia del vino. Questo è stato “Etna dieci anni fa”, blind tasting in cui è la bottiglia (poi svelata) a testimoniare chi c’era mentre è il calice a decretare la sua evoluzione nel decennio 2014/2024. Evoluzione è, appunto, la parola d’ordine di Salvo Foti, il primo degli enologi a dialogare con le viti dell’Etna, in un lavoro lento e paziente che va avanti da quarant’anni. Foti – teorico del vino come “fatto umano, non naturale, dove la naturalità è data semmai dall’impegno da parte dell’uomo di intervenire il meno possibile, con energie e prodotti esterni nella trasformazione dell’uva in vino” – snocciola le caratteristiche dell’anno di grazia – in tutti i sensi – 2014, fortunato in Sicilia ben più che nel resto d’Italia per condizioni climatiche, assenza di malattie crittogame, resa di vendemmia.

Poco meno di due ore di degustazione, con i taccuini che si riempiono come gli spittoons: alla fine salgono sul podio, a detta dei più, il Millemetri di Feudo Cavaliere, l’Etna bianco Superiore di Aeris, l’Arcuria di Calcagno, il Vico prefillossera di Tenute Bosco, il Profumo di Vulcano di Federico Graziani. Non stecca – anzi, stupisce – Il Cantante, intruso della batteria, con ben 20 anni di eccellente evoluzione sulle spalle e lacrime ancora fitte a disegnare il calice.

Ma, ben lungi da assegnare pagelle – il vino, a questi livelli di affinamento, è giudizio derivante da preponderante quanto personalissima emozione – sono davvero poche, tra le quindici in rassegna, le etichette che mostrano stanchezza o un fine corsa già segnato. E se il Carricante acquista sempre più passo da maratoneta soprattutto sul versante Est, grazie ad acidità e matrice minerale che fanno da scudo contro il logorio del tempo, sono i Nerelli della fascia Nord che va da Solicchiata a Montelaguardia a indossare la fascia di vini da invecchiamento, in un (ri)fiorire di more e viole, liquirizia e pepe nero, carrubbe e tartufo, humus e cuoio.

Il tempo, che sulla “Muntagna”, come tutti qui la chiamano, è scandito dall’accavallarsi millenario delle colate laviche, è il metronomo perfetto per i due solisti dell’Etna. Che, oggi, non hanno più paura di invecchiare, anzi, con la serenità di un maestro Zen, coltivano l’attesa, sapendo che ne guadagneranno in autorevolezza, equilibrio, armonia.

 

I vini in degustazione: 

  • Etna bianco Superiore – Æris
  • Millemetri – Feudo Cavaliere
  • Etna bianco Superiore – Barone di Villagrande
  • A Puddara – Tenuta di Fessina
  • Etna bianco – Cottanera
  • N’Ettaro – Masseria Setteporte
  • Etna bianco – Quantico
  • Rovittello – Benanti
  • Archineri – Pietradolce
  • Arcuria – Calcagno
  • Profumo di Vulcano – Federico Graziani
  • Ante – I Custodi delle Vigne dell’Etna
  • Vinupetra – I Vigneri
  • Vico – Tenute Bosco
  • Etna Rosso 2004 (l’intruso) – Il Cantante