Si tratta della conclusione definitiva di un iter avviato dal Consorzio Vini Alto Adige già diversi anni fa. Un cammino che, secondo quanto ci racconta Attilio Scienza, uno dei massimi esperti di vitivinicoltura e per quest’argomento soprattutto nella veste di presidente del Comitato Nazionale vini Dop e Igp (l’organismo che ha dato il sì definitivo) dovrebbe essere intrapreso in tutte le zone a vocazione vitivinicola sul territorio italiano: “L’Italia è un Paese che ha grandi interazioni tra vitigno e ambiente quindi ha il bisogno e la necessità di dover identificare un vino particolare. Le Uga, in questo senso, sono uno strumento formidabile, come accade in Francia con la politica dei Cru”.
La zonazione assicura che in futuro in ciascuna delle zone identificate venga coltivato il vitigno ottimale, che venga adottata una riduzione della quantità di raccolto e che venga garantita ai consumatori la provenienza del vino, ovvero il vigneto nel quale sono cresciute le uve. Sono 20 le tipologie di vitigni coltivate in Alto Adige, di cui il 65% a bacca bianca. “Le Uga – continua Scienza – sono il modo più corretto di valorizzare la vocazione di un territorio, spesso sottostimata e sottovalutata. Oggi possiamo attingere molto dalla tecnologia, dalle conoscenze che si basano sul digitale. Un’unità geografica aggiuntiva rappresentativa, efficace e corretta è fatta su criteri oggettivi. I terreni molto diversificati hanno bisogno di una denominazione che sia più identificativa come succede in Borgogna. Avere il riconoscimento significa coltivare in un determinato modo, avere tecniche di produzione sostenibili con un maggior rispetto del suolo, molto più aderente al cambiamento climatico”.
In Italia sono già presenti in molti territori, da Barolo al Chianti Classico a Conegliano Valdobbiadene Superiore Rive a Soave fino all’Etna (le Contrade), per citarne alcuni. “Le Unità Geografiche Aggiuntive hanno solo un problema – dice Scienza – cioè la difficoltà della comunicazione. Mentre in Italia il consumatore è evoluto e conosce le caratteristiche dei territori, il consumatore straniero non lo sa ed è difficile spiegare il significato di un’unità geografica aggiuntiva”. Tuttavia per Scienza ormai stiamo assistendo a un percorso irreversibile. E di Uga ne vedremo delle altre.
In Alto Adige, oltre alla zonazione geografica, sono stati definiti anche i vitigni più adatti alle singole parcelle. A poter essere identificati come vini da unità geografica aggiuntiva, saranno solo quelli prodotti da varietà selezionati dagli esperti. A seconda della Uga, possono anche esserci fino a cinque vitigni diversi, ma ci sono Uga per le quali sono stati selezionati solo uno o due vitigni. Proprio per andare incontro al consumatore finale, il Consorzio Vini Alto Adige ha deciso che in etichetta, oltre all’indicazione della zona, il produttore è tenuto a riportare un simbolo. In questo modo, in futuro, consumatrici e consumatori avranno la possibilità di distinguere questi vini dal resto dell’offerta vinicola.