Quando si parla della viticoltura friulana, e di quella del Collio in particolare, non possiamo fare a meno di parlare anche di tradizione, famiglia, terra e lavoro senza trascurare l’innovazione. Ed è quello che abbiamo trovato nel partecipare ai festeggiamenti dei 60 anni di una delle storiche aziende di questo territorio, Livon di Dolegnano. Il leitmotiv sicuramente è stata la famiglia, in un’atmosfera classica Furlan, si sono celebrate le generazioni di questa famiglia a cominciare dal pioniere Dorino che nel 1964 in un momento storico in cui alla vita rurale veniva sempre di più preferito il fenomeno urbano, in controtendenza, decise di investire in agricoltura, passando allora per un pazzo. Le cose nel corso degli anni gli hanno dato pienamente ragione, forse al di la delle più rosee aspettative, grazie anche alla passione che passò ai figli Valneo e Tonino, che a loro volta hanno trasmesso ai figli, Matteo che dal 2021 è l’Amministratore Delegato, e a Francesca responsabile ospitalità di Villa Chiopris. Oggi gestiscono 180 ettari di vigne e producono ogni anno circa 850.000 bottiglie nelle principali Doc della regione.
Valneo Livon ricorda i passi compiuti dalla sua famiglia e gli obiettivi raggiunti con sacrifici e dedizione: “Siamo partiti dal Collio e anche se oggi i nostri vini sono distribuiti e conosciuti in più di 50 paesi del mondo ci piace mantenere sempre vivo il legame con questa terra e il ricordo del primo vigneto e della prima cantina Vencò a Dolegna, da cui tutto è partito”. Matteo Livon parla di nuovi progetti e di prospettive future: “Entro fine anno porteremo a compimento la nuova cantina con cui abbiamo voluto omaggiare la nostra terra natia, Dolegnano. Qui dedicheremo ancora più attenzione all’ospitalità di alto livello e all’accoglienza al fine di regalare ai no-stri visitatori esperienze indimenticabile in perfetto stile friulano”.
Nel corso dei festeggiamenti abbiamo partecipato ad un’interessante verticale, a Villa Chiopris, dove abbiamo degustato l’etichetta di riferimento dell’azienda, Braide Alte, che ci ha portati dal 2021 con nove annate sino alla lontana 1997. A condurre la degustazione l’enologo Giovanni Genio, il sommelier Gianluca Castellano, con la collaborazione del delegato Ais di Udine Vladimiro Tulisso Braide Alte è un uvaggio di Chardonnay, Sauvignon, Picolit e Moscato Giallo, prodotto per la prima volta nel 1996, un vino che nasce dall’unione di più vitigni, come si usava una volta.
Terreno situato nella pittoresca Ruttars, nel comune di Dolegna del Collio, su un terreno di marne e arenarie, cosiddetta Ponca, 6.500 ceppi per ettaro allevati con le tecniche del guyot capovolto. La vinificazione avviene con macerazione a freddo in pressa orizzontale della durata di otto ore e successiva pulitura del mosto per decantazione. La fermentazione è avvenuta nel tempo in contenitori di diversa forma, fino ad arrivare ai giorni nostri con un mix tra grandi e piccole. Fermentazione a una temperatura controllata, segue maturazione negli stessi contenitori per circa otto mesi mantenendolo ad una temperatura costante. Successivamente viene effettuato l’assemblaggio definitivo a cui fa seguito l’imbottigliamento ed ulteriore lungo periodo di affinamento in bottiglia prima che il vino inizi ad essere distribuito.