Degustare centinaia di vini alla cieca. E poi assaggiarne uno buonissimo. Con i giurati che si guardano tutti con gli occhi per dirsi “ma quant’è buono questo rosso, cosa sarà mai?”. La scenetta è cronaca ed è accaduta alla fine di giugno durante Sud Top Wine mentre i giornalisti esperti (qui i loro nomi>) avevano in batteria i rossi sardi ottenuti da Cannonau. Eh sì, perché il Ghirada Ocruarana 2022 della piccola cantina Teularju di Francesco Sedilesu a Mamoiada, nel nuorese, ha stregato tutti. È uno dei vincitori del nostro concorso, ma soprattutto è il vino rosso più buono in assoluto che ha ottenuto un punteggio di 97/100. Il voto più alto tra i tutti i rossi assaggiati nelle 12 delle 23 categorie complessive (qui tutti i premiati>).
Teularju è un’azienda che ben rappresenta questo piccolo territorio, un comune, Mamoiada appunto, di appena 2.400 abitanti e ben 250 famiglie che producono vino perlopiù per autoconsumo. Qui il vino si intreccia con le famiglie, la terra, gli stili di vita come pochi altri luoghi al mondo. Un filo conduttore quotidiano che attraversa le generazioni. Una di quelle aree del pianeta con altissime percentuali di centenari e chissà che il Cannonau che si produce da queste parti c’entri qualcosa.
Ma torniamo a Teularju e al vino superpremiato. Ghirada da queste parti sta più o meno per clos, un singolo vigneto delimitato da un muro e Ocruarana vuol dire occhio di rana in sardo per via del terreno pietroso di color verde smeraldo che si sovrappone a un suolo granitico frutto di stratificazioni antiche milioni e milioni di anni. Siamo a 650 metri sul livello del mare. Vigneto ad alberello alto, 1,8 ettari, su un totale aziendale di dieci ettari dove l’80 per cento è coltivato a Cannonau, il resto a Granazza, vitigno a bacca bianca tipico del territorio. Di questo vino con l’annata 2022, quella premiata, ne sono state prodotte 6.600 bottiglie. È buonissimo e ha stregato i giurati per la capacità di coniugare un’incredibile eleganza con il fruttato, la consistenza, l’armonia e una persistenza di grande spessore. In uno scaffale di enoteca in Italia lo dovreste trovare sui 50 euro. Francesco Sedilesu parla del vino con una punta di orgoglio e racconta di quanto sia stato determinante l’ingresso in azienda dei figli Giovanni, Vincenza e Giuseppe (un altro figlio Simone ha creato un’altra azienda VikeVike) che lo hanno convinto ad abbassare il tenore alcolico con piccoli accorgimenti come una raccolta anticipata dell’uva rispetto ai tempi tradizionali e così il vino è passato dai 15/16 gradi alcolici a circa 13, tutto a vantaggio di una bevibilità davvero sorprendente.
Dopo il vino c’è la storia di questa famiglia che rappresenta bene quello che accade in questo terroir del vino antico e moderno a un tempo perché pronto per un rinascimento. Lui stesso, Francesco, 61 anni, che ha fratelli titolari di altre cantine e che insieme al padre nel 2000 decidono di chiudere la filiera e imbottigliare (“ma se non lo avessimo venduto ce lo saremmo bevuto tutto noi”), un territorio dove tutti fanno vino, poi l’arrivo delle nuove generazioni, una zona d’Italia davvero defilata, lontana da tutto e che riesce a conservare tradizioni e tipicità ma con la mente aperta al nuovo che agevola. E quindi a Teularju fermentazioni spontanee, filtrazioni appena accennate, uso di legni neutri, non tostati, cura maniacale del vigneto. E accanto alla cantina quasi dieci anni fa il fiorire di un’associazione. Oggi Mamojà, questo il suo nome, raggruppa 25 piccole aziende, tutte in una sana competizione tra di loro e con una visione di insieme che smentisce certi italici luoghi comuni. E tra i requisiti l’essere residente a Mamoiada da almeno cinque anni. E poi l’orgoglio mai venuto meno per la verità che rafforza quest’appartenenza. Con tutto questo contorno di suggestioni non è poi difficile raggiungere certi risultati. Premieremo il Barbagia Igt Rosso Ghirada Ocruarana 2022 a Taormina Gourmet come il rosso più buono di Sud Top Wine 2024.