Ha un sorriso simpatico e contagioso, Bernard Burtschy; nei suoi occhi brilla e si irradia tutta la passione per l’agricoltura (coltiva il suo primo orto a tre anni insieme al nonno) e soprattutto per il vino, che gli è sembrato, fin da piccolo, pura magia. Chi ha visto qualche volta nella vita il film “a good year” del 2006, regia di Ridley Scott, ascoltando parlare Bernard, ricorderebbe l’entusiasmo di quel bambino a cui lo zio tramanda tutti i segreti del mondo del vino e li deposita in fondo alla sua anima. Attraverso le sue parole si intuisce quel legame che egli stesso definisce “passionné” (passionale) con un’enfasi tutta francese, a tal punto da descrivere il vino come geniale, affascinante e complesso, più della musica e più della matematica. E quest’ultima valutazione potrebbe significare poco, se non fosse che Bernard Burtschy ha trascorso la sua intera carriera come professore di statistica matematica per due delle grandi scuole scientifiche francesi: l’École Nationale Supérieure des Télécommunications de Paris e l’École Centrale de Paris. Ma se gli chiedete di scegliere un solo amore. Ci sarà una sola risposta. E non ha a che fare con i numeri.
Burtschy, di recente sull’Etna nei panni di giurato per il Concorso Sud Top Wine del nostro giornale, è cresciuto in un piccolo villaggio alsaziano da una famiglia che ha sempre prodotto il vino, sia bianco che rosso. Ed è per questa motivazione che fin da piccolo ha nutrito amore per questo mondo e per ogni processo di fermentazione a cui ha assistito. “Il vino è qualcosa di unico e di inimitabile, è materia viva e che evolve nel tempo. Lo puoi assaggiare dopo due, dieci, venti anni e osservarne i cambiamenti. Di certo non potresti farlo con una lattuga o con un pomodoro”, dice sorridendo. E la passione ha arricchito così tanto il tempo libero del professore di statistica matematica da farlo diventare degustatore e scrittore di vini. In primo luogo, per quindici anni per la Revue du Vin de France e per l’omonima guida che copre Bordeaux, Borgogna e Champagne. Successivamente per Gault & Millau, per la quale ha rilanciato la rubrica sui vini del mensile e ha creato la guida alla selezione dei vini che copre tutte le regioni francesi e comprende più di 5.000 vini commentati e valutati. Burtschy è stato anche editorialista di Le Figaro (quotidiano) e Le Figaro Magazine (settimanale) per quindici anni. E per conto di Le Figaro, nel 2011 ha anche lanciato il sito web di informazione sul vino “Avis du Vin”, il sito web sul vino più visitato in Francia. Mentre negli ultimi due anni ha scritto sul quotidiano economico francese “Les Échos”.
Grande conoscitore di vini nel mondo, è rimasto ammaliato dalla Sicilia. Sui vini del Sud Italia spiega come la percezione francese sia positiva. “Siamo affascinati dalla vocazione italiana alla diversità e alla diversificazione – spiega -. Al Sud, anche in terre più indietro economicamente, puoi fare grandi vini, perché ci sono le condizioni agricole che lo permettono insieme alla grande biodiversità in termini di vitigni. Puoi trovarvi vini nella media, ma puoi trovare anche vini al di sopra della media”. Secondo Burtschy non ci sono nel Sud Italia regioni con più potenziale di altre. “Ogni regione ha le sue peculiarità e diversità. La Sicilia dimostra grande maturità per diverse zone, vocate per differenti vitigni. Penso al buon lavoro sul Grillo. L’Etna, senza dubbio, ha un’identità fortissima per il suo suolo vulcanico. Non è facilmente replicabile un luogo così che, metaforicamente, fa da specchio alla grande diversità (per vitigni, suoli, esposizioni, versanti, contrade) che si può trovare in tutta l’area del Sud. La Campania si mostra intrigante con l’Aglianico. Ma soprattutto con Greco, Falanghina e Fiano. La Calabria ha un terroir particolare con suoli di matrice argillosa e calcarea che donano vini interessanti”.
E poi sulle terre del Sud Italia inverte l’immaginario comune. “Ed infatti da questo ragionamento scaturisce una cosa interessante: saranno terre da grandi bianchi”. “Fare grandi vini bianchi in terre molto assolate non è facile e il Sud ha dimostrato di saperlo fare. Se consideriamo i nuovi trend di mercato che prediligono i bianchi, allora possiamo dire che, nell’ottica del cambiamento climatico, il Sud è favorito”. La tentazione è forte e noi vi cediamo. Non si può non chiedere ad un francese cosa pensa della tanto evocata connessione tra Etna e Borgogna. “C’è. Per i rossi. Non vale però sempre, chiaramente dipende dal lavoro delle singole cantine. Per i bianchi, posso dire che nei giorni dedicati al concorso Sud Top Wine ho bevuto qualche Chardonnay che mi ha fatto pensare alla Borgogna”.