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Vino e dintorni

Tra la Provenza e la Spagna, uno storico terroir che rinasce: il Languedoc

15 Giugno 2024
Faugeres, Languedoc Faugeres, Languedoc

Il Languedoc è una regione ancora poco conosciuta in Italia, ma che merita di essere scoperta per la bellezza dei suoi paesaggi e la qualità dei suoi vini. Affacciata sul mar Mediterraneo, tra la Provenza e la Spagna, è un’area ampia e complessa, che esprime ben 38 Appellation, ciascuna con caratteristiche particolari. Il vasto territorio della regione sale dal litorale fino ai primi rilievi montuosi dell’entroterra e presenta una grande molteplicità di suoli. Sabbie, limo, galets roulés, grés, marne, argille, calcari, scisti, conglomerati, basalti di origine vulcanica, compongono un interessante e cangiante mosaico di terroir. Il clima è tipicamente mediterraneo, solare e siccitoso, rinfrescato nelle zone più interne da correnti d’aria fredda che scendono dalle montagne e da notevoli escursioni termiche. Nell’area più vicina ai Pirenei, in particolare nelle Appellation Cabardès et Limoux, comincia invece a sentirsi anche l’influsso oceanico. Il Languedoc possiede un importante patrimonio di vitigni autoctoni sia a bacca bianca – carignan blanc, grenache blanc e gris, bourboulenc, piquepoul blanc, clairette blanche, maccabeu, tourbat, terret bourret – sia a bacca rossa – carignan, grenache noir, mourvèdre, cinsault, morastel, picpoul noir, terret noir, cournoise noir – mentre dalla Valle del Rodano sono stati introdotti, in tempi più recenti, syrah, viognier, marsanne e roussanne. Ancora oggi sopravvivono molti vigneti centenari coltivati ad alberello, che costituiscono la memoria storica del territorio e conservano una ricca biodiversità genetica. La produzione è suddivisa in 52% di rosati, 40% di rossi e 8% di bianchi. Il 53% dei vini viene venduto in Francia e il restante 47% sui mercati esteri, in particolare Stati Uniti, Canada e Asia. È importante sottolineare che i vini del Languedoc hanno un eccellente rapporto qualità/prezzo e si trovano ottime bottiglie tra i 15 e i 25 euro.

 

Una storia millenaria

Il vigneto del Languedoc è il più antico di tutta la Francia. La vite è stata introdotta in queste terre dai coloni greci, che attorno al 600 a. C. fondarono Marsiglia e i diversi scali commerciali lungo la costa del Mediterraneo. Saranno poi i Romani a sviluppare la viticoltura, facendo di quest’area della Gallia Narbonese uno dei principali vigneti dell’Impero. Il territorio ha conosciuto un periodo di declino sotto il dominio di Visigoti, Franchi a Arabi, ma grazie al paziente lavoro dei monaci delle Abbazie e dei Monasteri medioevali, la cultura della vigna è stata tramandata fino ai nostri giorni.  Dopo la crisi della fillossera, le difficoltà economiche dei viticoltori hanno favorito la costituzione di grandi Cantine Cooperative, che per molto tempo hanno dominato il panorama con una produzione spesso orientata alla quantità. Negli ultimi decenni il volto della regione è radicalmente cambiato, con lo sviluppo di un tessuto produttivo costituito da tenute private di medie e piccole dimensioni, che hanno puntato decisamente sulla valorizzazione del territorio e su una gamma di vini di qualità. Oggi il Languedoc è un territorio dinamico e vivace. Ha saputo attrarre anche molti vigneron provenienti da altre regioni francesi o da altri Paesi, che hanno intravisto lo straordinario potenziale di questa terra. Una situazione che ha creato un clima di scambio e condivisione di esperienze e di filosofie produttive particolarmente fertile, alla base del veloce processo di innalzamento del livello dei vini.

 

L’antica tradizione del Metodo Classico

Anche se la Champagne gode di fama mondiale, è in Languedoc che è sono nati i primi vini effervescenti, circa un secolo prima degli esperimenti di Dom Perignon. I monaci Benedettini dell’Abbazia di Saint-Hilaire scoprirono nel 1544 il principio della seconda fermentazione in bottiglia, oggi famosa come méthode champenoise o metodo classico. Il territorio di produzione delle denominazioni delle bollicine del Languedoc si estende dalla zona mediterranea fino ai primi rilievi dei Pirenei, con vigneti situati a un’altitudine compresa tra i 100 e i 450 metri d’altitudine. Il clima è caratterizzato dalla doppia influenza, mediterranea e oceanica, particolarmente adatto per la coltivazione delle uve a bacca bianca. La Blanquette de Limoux è realizzata con il vitigno autoctono mauzac (minimo 90%) eventualmente integrato con un 10% di chardonnay o chenin. Il periodo minimo di sosta sui lieviti è di 9 mesi, una scelta che favorisce la fragranza fruttata e il tipico aroma di mela verde del mauzac, accompagnato da una piacevole acidità agrumata. Il Crémant de Limoux è invece prodotto con chardonnay e chenin (minimo 90%) integrati da mauzac e pinot noir. Aromaticamente più complesso, il Crémant riposa sul lattes per 9 mesi e regala profumi floreali e piacevoli note di frutta a polpa bianca e agrumi. Sono due espressioni di metodo classico giovani e fragranti, che puntano soprattutto sull’immediatezza e sulla freschezza, ideali da degustare al momento dell’aperitivo e per accompagnare antipasti o piatti di mare dal gusto delicato.

 

I bianchi: il futuro è nel passato

In una terra prevalentemente vocata alla coltivazione di vitigni a bacca rossa e specializzata in assemblaggi, l’AOC Picpoul de Pinet rappresenta un’eccezione. L’Appellation, infatti, produce solo bianchi con l’omonimo vitigno in purezza. Il vigneto di Picpoul de Pinet si affaccia sul grande Stagno di Thau, in un paesaggio dominato da pini marittimi e arbusti della macchia mediterranea. Quest’antica varietà autoctona a maturazione tardiva si è adattata molto bene al clima mediterraneo e siccitoso del litorale. Lungo la costa i terreni sono composti da sabbie, limo, grés e ciottoli, mentre nel primo entroterra si trovano soprattutto suoli di calcare e terra rossa ricca di ossido di ferro. Il Picpoul de Pinet è un bianco connotato da profumi di erbe aromatiche, scorza di lime e sfumature iodate. Molto fresco e salino, è particolarmente adatto ad accompagnare le ostriche e i frutti di mare locali. Nonostante la predominanza di uve a bacca rossa, in quasi tutti i territori del Languedoc si producono bianchi, anche se non sempre rientrano nei disciplinari delle singole Appellation. Negli ultimi anni la percentuale delle uve a bacca bianca sta crescendo in tutta la regione, anche per assecondare le richieste di un mercato che sta rapidamente cambiando. Le varietà autoctone tipiche del Languedoc sono il carignan blanc, il grenache blanc o gris, il terret bourret, il bourbuolenc, ma nel corso del tempo sono stati introdotti i più famosi vitigni della Valle del Rodano e il rolle, con l’intento di ottenere vini aromaticamente più intensi. Tuttavia al clima caldo del sud, viognier, marsanne e roussanne tendono a dare ai vini caratterizzati da un’eccessiva ricchezza e ampiezza, che li rende un po’ piatti e pesanti. Se il territorio vuole tornare a produrre grandi bianchi, deve rivolgere lo sguardo al passato e privilegiare i vitigni storicamente coltivati in queste terre. Non è un caso che i bianchi più interessanti siano quelli dell’AOC La Clape, che prevede l’utilizzo di un minimo del 60% di grenache blanc e bourboulenc, con l’eventuale aggiunta di maccabeo blanc, terret blanc e solo un 10% di viognier. Anche nei territori di Terrasses du Larzac, Saint Chinian e Faugères i migliori bianchi sono prodotti con percentuali maggioritarie di carignan blanc e grenache blanc.  Questi storici vitigni, connotati da una spiccata acidità e da un profilo più neutro, sono in grado di rivelare e mettere in risalto in modo trasparente la mineralità salina dei suoli, regalando bianchi freschi, profondi e dalla forte personalità. Gli effetti della crisi climatica, inoltre, favoriranno proprio i vitigni autoctoni a maturazione tardiva come il carignan blanc, che dimostra anche di possedere una notevole longevità.

 

Rosé freschi e marini

I vini Rosé rappresentano più della metà dei vini prodotti in Languedoc. Un settore in forte crescita che segue il positivo trend mondiale. I vitigni più utilizzati per la produzione di rosé sono grenache, syrah, cinsault, oltre a mourvèdre e carignan. A parte poche eccezioni, ancora legate a vini più strutturati e ricchi, lo stile della maggioranza dei Rosé del Languedoc è tipicamente provenzale. Colore rosa tenue, bouquet raffinato su note floreali, agrumate, con cenni di piccoli frutti rossi. Fragranti e leggeri, sono piacevolmente sapidi e freschi, perfetti da degustare con antipasti e pietanze dal gusto delicato. In generale si tratta di vini di buon livello qualitativo, che rappresentano un’eccellente alternativa ai Rosé della Provenza, con dei prezzi molto più competitivi.

 

La nouvelle vague dei rossi

Il territorio del Languedoc è storicamente legato alla coltivazione di uve a bacca nera e ancora oggi i rossi rappresentano il volto più identitario della regione. Carignan, grenache noir, cinsault, mourvèdre, morastel, picpoul noir, terret noir, cournoise noir, insieme syrah sono i vitigni storicamente più coltivati. I vini più tradizionali sono ancora legati a un’idea di rossi piuttosto strutturati, estrattivi e concentrati, con dei lunghi affinamenti in barrique, che hanno sostituito l’antica consuetudine locale dell’utilizzo di grandi botti. Tuttavia, negli ultimi anni il panorama dei rossi del Languedoc sta cambiando e i vigneron della nouvelle vague realizzano vini ispirati a una visione più contemporanea. Grazie ad alcune denominazioni pioniere del territorio, si sta affermando un nuovo stile che privilegia rossi più fragranti e armoniosi, con tannini delicati e buona freschezza. Pic Saint-Luop, Terrasses du Larzac e in parte Saint Chinian e Faugères, sono le denominazioni che meglio rappresentano l’avanguardia di questa rivoluzione. Un cambiamento che asseconda le caratteristiche di aree con un clima più fresco e il desiderio di una generazione di produttori che hanno deciso di alleggerire i vini per portare in primo piano il carattere del terroir.   Le vinificazioni più delicate e gli affinamenti in botti grandi, in vasche di cemento o in acciaio, hanno eliminato densità tannica e le pesanti sovrastrutture boisé. Sono rossi molto piacevoli, che senza perdere profondità e complessità espressiva, presentano una struttura più snella e vibrante. Il cambiamento climatico sta influenzando anche le future scelte dei vitigni a bacca rossa. Il cinsault, con le sue note floreali e fruttate e una bassa gradazione, si dimostra sempre più adatto a temperare l’esuberanza alcolica del grenache, mentre la syrah vedrà progressivamente limitata la sua presenza solo nelle zone più fresche, lasciando maggiore spazio a carignan e mourvèdre.