Se si pensa Gagliano Castelferrato, paesino di 4mila abitanti nell’entroterra della Sicilia, in provincia di Enna, la prima cosa che viene in mente non è di certo un paesaggio fatto di vigne. Eppure in questo luogo un giovane ha deciso di investire, di cambiare vita e di dedicarsi completamente al vino. Nicolò Grippaldi ha 38 anni ed è laureato in Lettere e Filosofia all’università di Firenze. E proprio lì in Toscana, negli anni dell’università, ha avuto un imprinting: la viticoltura biodinamica. Oggi, i suoi vini, sono sulle tavole di grandi ristoranti, da Mauro Colagreco a Massimo Bottura fino a Enrico Bartolini.
Una produzione di circa 9.000 bottiglie e quattro referenze all’attivo. “Tutto è partito – racconta Grippaldi – quando ho conosciuto i proprietari di un’azienda vinicola storica a Panzano in Chianti: Castello dei Rampolla”. Una storia che l’ha affascinato, quella di fare un vino basandosi sulle fasi lunari. Il mondo del vino l’ha fatto completamente innamorare a prima vista e nei terreni dei bisnonni ha costruito la sua vita. Non vengono utilizzate sostanze chimiche, solo zolfo di miniera e piccole dosi di rame. Partito da 2,63 ettari, oggi l’azienda di Grippaldi è arrivata a 3,33 ettari di vigna.
“Non ho avuto alcun tipo di problema dal punto di vista fitosanitario. L’uva era perfettamente sana. L’unico problema è stato il caldo di luglio, perché nella mia zona ci sono degli sbalzi termici da deserto con 45 gradi ombra nei picchi e venti gradi in meno la notte. Un vento di scirocco molto forte ha asciugato la maggior parte dell’uva e quindi ha ridotto il peso e la quantità”.
Nicolò Grippaldi non fa irrigazione e per questo motivo i suoi vini sono più complessi e strutturati. Ma come si produce un vino biodinamico? Come abbiamo detto ci si basa esclusivamente sulle fasi lunari e sul calendario astronomico lunare. Si prendono in considerazione due elementi: la fase di luna discendente e quella di luna ascendente. La prima dura 15 giorni e in questo periodo la pianta è più predisposta a determinate operazioni come il taglio. Dall’altro lato, quando la luna riprende a salire la linfa viene attirata verso l’alto e le operazioni da fare si dimezzano. Anche in cantina si seguono le medesime fasi.
Quattro le referenze dell’azienda: un Nero d’Avola in purezza che si chiama Salvatore Grippaldi, Nerello Mascalese in purezza che si chiama Spina Santa, Dei Pinti (50% Nero d’Avola e 50% Nerello Mascalese) e Il vino di Pico (50% Nero d’Avola e 50% Nerello Mascalese).
“Parlando con i più anziani in zona – dice Grippaldi – mi raccontavano che il territorio era particolarmente vocato. Da sempre c’è stata la produzione di Nerello Mascalese, Nero d’Avola e Zibibbo. Sono varietà affini al terroir e al clima. Spero ora che chi vuole investire possa farlo in un terroir sconosciuto al mondo per far conoscere il territorio”.