“Un’estate al mare, stile balneare”, cantava Giuni Russo nel 1981. E questa canzone, probabilmente, è stata la colonna sonora del viaggio del giornalista Andrea Guolo e dell’attrice Tiziana Di Masi. Insieme hanno girato in lungo e in largo per un’intera estate i beach club del territorio nazionale e hanno scritto – appena pubblicata ed edita da Morellini – la prima guida dedicata al mondo degli stabilimenti balneari… e ovviamente ci sono luoghi dove si mangia e beve benissimo. Sono 225 in generale le strutture che rappresentano il meglio in Italia.
Il voto è stato dato in centesimi: da 0 a 20 è stata giudicata la location, così come servizi e qualità. Da 0 a 15 le altre quattro voci, cioè design, ristorazione, beverage e mood. Cibo e vino hanno quindi pesato per il 30% sulla votazione: “In alcuni stabilimenti la qualità dei servizi di ristorazione è altissima”, ci racconta Andrea Guolo. C’è un ristorante tra i tanti stabilimenti analizzati che si è imposto a livello nazionale per qualità di food ed è il Gilda di Forte dei Marmi. Ma ci sono anche altri casi come Langosteria a Bagni Fiore a Paraggi o Enoteca La Torre a La Dogana a Capalbio. Ci sono anche lidi in cui la carta dei vini è di livello molto alto, con 1000 etichette tra cui scegliere. In Sicilia è Lido Corallo a Marina di Modica ad aver conquistato il premio per il miglior beverage. E sempre nell’Isola, è Luna Minoica – Locanda Perbellini al Mare, ristorante avviato nel 2020 dallo chef veronese Giancarlo Perbellini nel lido di un resort anch’esso di proprietà scaligera, a distinguersi tra gli altri. In Sardegna? Degno di nota è La Spigola a Golfo Aranci. “Se parliamo di media, però, c’è molto margine di miglioramento. Ancora oggi ci sono troppi luoghi in cui al mare si mangia pesce congelato. Così come si investe poco sull’artigianalità”.
Chi avrà ottenuto, quindi, i tre ombrelloni gold nella guida? 14 stabilimenti hanno convinto i curatori della guida. Due si trovano in Liguria: Bagni Fiore by Langosteria a Paraggi ed Eco del Mare a Lerici. Uno in Friuli Venezia Giulia: Purobeach Portopiccolo. Tre sono in Toscana e per la precisione in Versilia: Alpemare e Bagno Piero a Forte dei Marmi, Twiga a Marina di Pietrasanta. Tre in Sardegna: Phi Beach e Nikki Beach ad Arzachena, Il Gabbiano a Stintino. Tre appartengono alla Campania: Il Riccio ad Anacapri, La Scogliera a Positano e Conca del Sogno a Nerano. Infine, due sono in Sicilia: Nuova Spiaggia Paradiso a Letojanni e Tao Beach a Taormina.
“Come nasce questa guida? La molla mi è scattata lo scorso anno a Ibiza, durante una vacanza”, racconta Guolo. “Qui in Italia abbiamo posti stupendi e se ne parla troppo poco. Io e Tiziana Di Masi abbiamo così deciso di visitare più stabilimenti possibili e di raccontarli. Un duro lavoro per raccontare l’altra faccia della medaglia, quella delle eccellenze”.
Ma cosa manca alle spiagge italiane? Secondo Guolo una visione di insieme. In troppe parti d’Italia, infatti, i beach club devono rimanere chiusi la sera per disposizioni comunali. E in zone come Rimini o Jesolo ci sono addirittura limiti di accesso alla spiaggia nelle ore notturne. “Manca anche – continua Guolo – una visione imprenditoriale. I gestori investono meno per paura di perdere tutto. Un’altra cosa da migliorare, poi, è la valorizzazione del territorio. Un esempio? In Romagna negli stabilimenti è difficile trovare vini della zona nei vari stabilimenti”.
Le spiagge italiane non hanno quindi più segreti. Aperitivo al tramonto, un calice di vino o un cocktail con i piedi sulla sabbia. Ora c’è una mappa e un itinerario da scoprire. L’estate può ufficialmente iniziare.