La storia di Andrea Pedrani, milanese doc folgorato dall’isola. Produrrà Malvasia grazie all’aiuto di un produttore eoliano
Una favola al rovescio che per una volta non racconta dell’ennesimo abbandono di un siciliano della sua terra per andare a cercare fortuna fuori, ma di un milanese, anzi due, che lasciano la metropoli lombarda per rifugiarsi per sempre a Panarea a fare vino.
Andrea Pedrani (nella foto con la compagna Federica) quarantenne, figlio di un industriale milanese che negli anni ’50 ha trovato la sua Itaca a Panarea decide di abbandonare la vita milanese alla volta di una delle più piccole delle sette isole sorelle, Panarea. Una decisione ferrea, un taglio netto col passato, recuperare la casa del padre ed il terreno circostante e vivere per sempre della semplicità di quest’isola coltivando mezzo ettaro di vigna a Malvasia. L’unico esperimento vitivinicolo, tra l’altro, attualmente attivo sull’isola.
“Fino a tre anni fa facevo la vita di qualsiasi milanese, uscivo spesso, andavo in giro per locali e gestivo la palestra di cui sono proprietario in centro città”. Poi d’improvviso il bisogno di pace, di indipendenza e la voglia di vivere di quello che la terra ti può offrire. Un biglietto di sola andata per Panarea insieme alla compagna Federica, e tutto diventa chiaro. Andrea ha recuperato così la bellissima casa costruita dal padre ed i terreni sottostanti “E’ qui che mio padre diceva di ri-innamorarsi ogni giorno di mia madre, tra questo pezzo di terra e il blu di questo mare. Ed è qui che io ho deciso di stare”.
I due milanesi hanno rinunciato così alla mondanità, anche a quel briciolo di frivolezza di cui vive Panarea un mese all’anno. Ora sono un motorino “Si” di trent’anni fa ed un aperitivo in due sulla terrazza di casa a renderli felici.
L’emozione è tanta e si percepisce nelle parole. L’emozione è la stessa sensazione che accompagna ogni giorno Andrea e Federica in vigna all’alba. “Ci svegliamo presto e cominciamo a lavorare. Ogni giorno è una battaglia contro qualcosa di diverso, prima i conigli, poi gli uccelli. Ma difendiamo la nostra vigna con le unghie e con i denti” racconta divertita Federica. La più grande sfida però, è stata quella con la fillossera che ha colpito la vigna un anno fa e che in poco tempo stava distruggendo le piante. “Eravamo terrorizzati. Abbiamo preso un aliscafo per Salina col cuore in pena e siamo andati a bussare alla porta di Nino Caravaglio che in poco tempo ci ha tranquillizzati e ci ha detto cosa fare. Nel giro di qualche mese la vigna è tornata rigogliosa ed oggi abbiamo dei grappoli grossi e sani”, spiega Andrea mentre mostra compiaciuto le foto del vigneto a Caravaglio, definendolo “il papà dei suoi grappoli”. Anche per Nino quella di Panarea è una sfida, un esperimento che ha abbracciato con curiosità e che presto porterà il nome di entrambi sull’etichetta.
Così finisce il primo capitolo di questa favola, con un abbraccio sinergico tra un milanese ed un santamarianese uniti nell’amore per la stessa uva. E come tutte le favole, anche questa conserva una morale: “Siamo sicuri che rincorrere le lancette sia la chiave della felicità? Non dovremmo forse seguire l’esempio di Andrea e Federica? Non staremo forse sbagliando tutto? Ma soprattutto, la felicità non sarà mezzo ettaro di vigna a Panarea?”
Laura Di Trapani