Walter Speller, corrispondente dall’Italia e stretto collaboratore di Jancis Robinson, una delle maggiori critiche di vino a livello mondiale, racconta il vino italiano al mondo anglosassone.
Lo abbiamo incontrato a Palazzo Alliata di Villafranca, nel cuore di Palermo, ospite dell’evento dei 200 anni della cantina Duca di Salaparuta e abbiamo parlato insieme a lui di come sta il vino italiano e di cosa rappresenta per lui questo evento.
Inflazione, guerra, tendenza salutista e cambiamento climatico. Come sta secondo lei il vino italiano?
“Io credo che l’Italia sia colpita da un’ansia negativa a seguito di queste notizie. Credo anche che queste crisi siano un’opportunità da affrontare e superare”.
Come vede il futuro del vino italiano?
“Un prodotto qualità prezzo come quello italiano ha sempre un futuro. La Francia è ancora più colpita da queste crisi, quindi credo sia difficile rispondere ma per l’Italia le notizie non sono così negative”.
Rispetto all’estero, cosa manca all’Italia?
“Il vino italiano ha bisogno di tanta promozione, dipende anche dal livello del vino ma senza la promozione non si va avanti”.
Che tipo di promozione pensa?
“Dovrebbe essere una promozione più immaginativa, più moderna. C’è troppa ripetizione. All’estero c’è la concorrenza di tante regioni nuove all’avanguardia, mentre qui in Italia non si pubblicizza abbastanza e bene il prodotto”.
Andando in Sicilia, che futuro ha per lei il Nero d’Avola?
“Il Nero d’Avola ha futuro, ci sono sempre più singoli vigneti, oltre a una regionalità che diventa elemento fondamentale per il marketing. Oggi è un vitigno trasparente. Sono stato molto critico 15 anni fa perché stilisticamente tutti i vini erano molto simili tra di loro, ora è un quadro su cui si può vedere il terroir”.
Oggi siamo qui all’evento di Duca di Salaparuta, cosa rappresenta questa azienda per la Sicilia e per l’Italia?
“Stiamo parlando di una famiglia che ha avuto un grande impatto sul vino di qualità della Sicilia. Trovo importante dare una base storica al vino italiano e la storicità è un elemento fondamentale di questa cantina”.
Qual è l’elemento da cui è stato colpito in questa storia?
“L’intimità. Tanti vini italiani hanno una storia lunghissima e importante e qui io l’ho trovata. È importante per me far capire questa storia agli inglesi e al mondo anglosassone. Poche volte ho provato la sensazione del coinvolgimento. Questa è una di quelle”.