“Un progetto unico, una location unica, un unico obiettivo, ottenere da quelle terre coltivate ininterrottamente a cereali e olivo per più di cento anni dalla mia famiglia, le migliori uve da trasformare in vini eleganti e raffinati seguendo la filosofia dei Vigneron”. Così si presenta Gianni Moscardini, agronomo impegnato come consulente in diverse aziende che nel 2000 entra nell’azienda di famiglia e la trasforma in una suggestiva azienda vitivinicola che entro il 2025 arriverà a 20 ettari vitati e una produzione di 100 mila bottiglie. Così corona il sogno di fare anche qualcosa di suo in questo bellissimo angolo dell’Alta Maremma dove Moscardini sceglie di impiantare, a partire dal 2004, varietà di vite autoctone accanto a quelle tipiche di altri areali italiani, senza dimenticare gli internazionali, per avere diverse varietà di uve dal quale ottenere vini caratterizzanti la sua azienda che si trova a 8 chilometri dal mare.
Desideroso di illustrare questo suo progetto, ha incaricato lo Studio Cru di organizzare una degustazione di tre delle 9 referenze dei vini che produce. Proprio all’ultimo minuto, però, proprio Gianni ha dovuto dare forfait per motivi di salute. Per non rinviare la degustazione, si è fatto sostituire dalla giovanissima responsabile della commercializzazione, Rebecca Coscietti, che ha un po’ parlato del Moscardini consulente, con il primo lavoro a Bolgheri e poi un po’ dappertutto prima di rientrare “a casa”. E’ stata proprio questa esperienza che ha convinto l’agronomo maremmano che in vigna il giusto equilibrio è dato da tre fattori: la storia dei vitigni autoctoni, l’impronta dei vitigni internazionali e l’evoluzione dei vitigni di areali diversi. Siamo in Pomaia, in Alta Maremma nell’area igt Costa Toscana che è caratterizzata da un terroir singolare con le sue tre diverse composizioni che vanno dal calcareo di natura sedimentaria e origine marina, al pietroso e arido di origine vulcanica, fino a zone con argille di tipo sedimentario di mare profondo. Qui comincia a piantare sangiovese, teroldego e ciliegiolo a cui fanno seguito il vermentino, poi merlot, cabernet franc, fiano di Avellino, verdicchio (ma aveva pensato al bianco spoletino). Scelte praticate dopo aver valutato bene la diversa composizione di un terreno che, secondo Moscardini, lascia spazio a vitigni differenti oltre, ovviamente, agli autoctoni toscani come sangiovese e vermentino e via via, gli internazionali e quindi quelli di altre aree viticole del nostro Paese. E sempre preferendo la vinificazione in purezza delle uve provenienti dalle 5 vigne di proprietà dell’azienda.
I diversi terroir – rammenta Rebecca – consentono ad un uomo che è uno straordinario vulcano di idee, di differenziare la sua produzione in tre diverse linee: Selezione, Monovarietali e Terroir. La linea Selezione è composta da tre etichette, tutte sotto il nome di Penteo: un rosé da ciliegiolo, un bianco da Fiano (85%) e Vermentino (15%) e un rosso ottenuto da un uvaggio di sangiovese e teroldego. Infine, la linea Monovarietali con il nome Sileno ma che si declina in versione 100% Sangiovese, Merlot o Ciliegiolo e, adesso, si è aggiunto il Verdicchio.
La linea più pregiata è sicuramente la Terroir, dove spiccano il bianco Artume e il rosso Atteone che insieme al Sileno da ciliegiolo, hanno formato la terna della degustazione on line ben guidata da Rebecca Coscietti che, aggiungiamo noi, affiancando Gianni Moscardini e l’enologo Emiliano Falsini, padroneggia con grande competenza i vini della Gianni Moscardini provenienti dagli attuali 13.5 ettari di vigna che entro il 2025 diventeranno 20, portando la produzione dagli attuali 70 mila bottiglie ad oltre 100 mila, venduti per il 20% in azienda che è ben attrezzata per attività enoturistica, proponendo un territorio davvero pazzesco sotto tutti i punti di vista, compreso l’accoglienza in cantina con una proposta di 5 percorsi di degustazione.
Però, nelle 70.000 bottiglie prodotte, ci sono anche quelle del “cuore” – lo diciamo noi – che sono sicuramente le 111 magnum del progetto “111”, ottenute da vino di uve cabernet franc affinato nella migliore barrique monovarietale. Il costo è di 135 euro e l’acquirente ha la possibilità di indicare l’ente no-profit al quale l’azienda devolverà il 50% del ricavato della vendita. Iniziativa nata dalla voglia di sostenere chi è meno fortunato di noi, dice il vignaiuolo toscano, mostrando così attenzione per chi ha più bisogno e, nello stesso tempo, la dedizione per il lavoro agricolo e sempre nel rispetto per gli equilibri della natura, creando una bella sinergia tra territorio, produzione di qualità e attenzione per la persona. Tant’è vero che anche i distributori che operano nei Paesi dove esporta la Gianni Moscardini, “sono scelti fra chi è capace di trasmettere i nostri valori”, aggiunge Rebecca.