“Confidiamo di poter presto arrivare al raggiungimento di un accordo condiviso per la valorizzazione del gianduiotto in Italia e nel mondo. Continueremo nelle prossime settimane le conversazioni con la Regione Piemonte, il ministero dell’Agricoltura e Comitato promotore, sugli aspetti tecnici necessari per formalizzare il consenso emerso”. Così in una nota il ceo di Lindt & Sprüngli Italia, Benedict Riccabona, in seguito all’incontro svoltosi oggi con il presidente della Regione Alberto Cirio e alcune le aziende produttrici del gianduiotto in Piemonte. “Siamo soddisfatti dell’incontro e per l’ascolto e la condivisione delle reciproche istanze”, ha detto ancora. Insomma buone sensazioni dopo l’incontro che mette fine, o meglio una “tregua” alla “guerra” del gianduiotto. Tutto era iniziato nel 2017, con la richiesta di far diventare il Gianduiotto di Torino una Igp, e la formazione di un relativo comitato, presieduto dal cioccolatiere piemontese Guido Castagna. Un’operazione importante, considerato il valore d’immagine dell’iconico cioccolatino e il giro d’affari quantificato in circa 200 milioni di euro all’anno. L’ostacolo era però arrivato in fretta: il disciplinare proposto dal comitato non prevedeva la presenza di latte in polvere, ingrediente invece usato da Caffarel, che i gianduiotti li inventò e che dal 1997 appartiene alla Lindt. L’azienda cioccolatiera, dunque, apre al confronto. Come prima cosa chiede l’impegno del Comitato, della Regione e del Ministero a lavorare per ottenere il “formale riconoscimento giuridico, vincolante nei confronti di qualsiasi soggetto, del diritto di Lindt di continuare a utilizzare il proprio preesistente marchio storico di interesse nazionale “Gianduia 1865 – L’autentico Gianduiotto di Torino”, al di fuori della Igp”. In cambio di questo, Lindt non si opporrà alla denominazione.
Certo, aggiunge Riccabona, si dovrà lavorare a “una proposta di clausola di riconoscimento dei diritti di Caffarel da inserire nel disciplinare di produzione”, ma l’impasse sembra superata. Ora, il Ministero dovrà fare una pubblicazione con consenso positivo al riconoscimento Igp e, se non ci saranno opposizioni entro trenta giorni, la pratica andrà a Bruxelles. Qualche ostacolo lungo la strada potrebbe esserci ancora, ma nell’arco di un anno il Piemonte potrebbe avere il suo gianduiotto Igp. Con buona pace di Caffarel, che continuerà a produrre il suo gianduiotto pur non aderendo al disciplinare. “Siamo soddisfatti di aver trovato un esito positivo per entrambe le parti – commenta Guido Castagna – Ci auguriamo che Caffarel non solo continui il suo percorso, ma magari decida in futuro di fare un gianduiotto Igp, entrando nel comitato al 100%”.