Chianti Classico Collection 2024, la trentunesima edizione della rassegna dedicata ad uno dei più celebri vini toscani, ha un significato particolare poiché celebra i 100 anni del Consorzio Vino Chianti Classico. E non lo fa solo nella forma, ma anche nella sostanza, mettendo in luce il grande lavoro svolto dai produttori che oggi dimostrano di avere capacità ormai consolidate di interpretare al meglio le proprie vigne, proponendo vini in grado di esibire un’identità precisa che li lega sia territorio con le varie Uga delineate sempre meglio che alle caratteristiche delle annate, ben rappresentate con i loro pregi e le difficoltà dovute ad andamenti climatici non sempre favorevolissimi. Significativi anche i numeri, in alcuni casi da primato: 211 aziende partecipanti (record della manifestazione), 773 i vini proposti (537 nella degustazione tecnica per la stampa specializzata più i campioni presenti ai banchetti delle aziende), 2.000 gli operatori di settore e 350 i giornalisti italiani ed esteri accreditati.
Per quanto riguarda la 2022, la sensazione fornitaci dai 62 campioni in degustazione è quella di un’annata calda, almeno quanto la precedente se non addirittura di più, che ha regalato un frutto generoso nel calice, ma anche un certo ostracismo nella beva, spesso bloccata da una trama tannica non sempre facilmente approcciabile. Eppure non mancano eccellenze che ci consentono di presagire o piuttosto solo di confermare, semmai ce ne fosse ancora bisogno, la qualità intrinseca dei vini del Chianti Classico. Passando alla 2021, gli assaggi fatti quest’anno completano quelli della scorsa edizione, ribadendoci le caratteristiche di un millesimo che, dopo un grande 2020, presenta vini un po’ più ricchi e con una robustezza tannica maggiore che necessitano di più tempo per dare il meglio, ma che, nonostante questo, sembrano collocarsi un gradino al di sopra dei 2022 per espressività ed equilibrio. Se poi, facendo un passo indietro, pensiamo agli eccessi dei vini di altre annate calde del recente passato come ad esempio la 2003, giusto per ricordarne una particolarmente impegnativa, allora ci rendiamo anche conto dei progressi fatti dai produttori nel gestire situazioni tutt’altro che facili. Da sottolineare, ancora una volta, l’alto livello espresso dal territorio di Radda, area che nelle ultime annate sembra aver raggiunto una qualità diffusa difficilmente eguagliabile (aspetto emerso nelle recenti edizioni di Chianti Classico Collection e confermato quest’anno con gli assaggi della 2022). (Ha collaborato Federico Latteri)