Da un lato la tendenza salutista, esigente e capricciosa; dall’altra il suo lato oscuro intorno alle 19.
Da un lato la maniacale lettura delle informazioni nutrizionali sulle etichette di tutto, i cuori sotto i reel dei veg influncer e le loro ricette con le lenticchie bio, il dry January, i drink analcolici, il pollo ruspante, lo yogurt proteico, le cose senza lattosio, senza glutine, senza grassi, senza solfiti, senza zuccheri, senza nitriti e nitrati, senza nichel; dall’altro l’aperitivo, senza limiti, all you can eat. Due parti della vita delle persone che non si parlano, che sembrano appartenere a soggetti diversi, che pure abitano, sembra lo stesso corpo.
Uno dei motivi che ha allontanato giovani e meno giovani dal servizio di sala, oltre ai contratti finto part time, le ore infinite di servizio e la mancanza di una vita è che adesso, ad ogni ordinazione si è costretti a calcolare un infinito elenco di variazioni ai piatti, dall’antipasto al contorno, per chi è intollerante a qualche nutriente, segue diete paleo o cripto qualcosa, perché i clienti vogliono sapere il numero esatto di calorie, il tipo di farina del pane, la provenienza dei polli, il loro grado di felicità. Ma tutto questo, misteriosamente, all’aperitivo non si applica.