Da Nord a Sud d’Italia in nome dell’olio extravergine d’oliva di qualità. La Federazione Italiana Olivicoltori Indipendenti (Fioi) mette insieme le espressioni vitali del comparto olivicolo nazionale: agricoltori, produttori e frantoiani accomunati da un progetto di valorizzazione dell’extravergine che affonda le proprie radici nella tradizione olearia dei singoli territori nazionali. Una realtà che, in pochi anni, è riuscita a riunire piccole e medie imprese artigiane con l’intento di tutelare le cultivar autoctone, e con esse l’intero ciclo produttivo, promuovendo e assistendo le realtà federate e il frutto del loro lavoro. Abbiamo incontrato per Cronache di Gusto il Consiglio Direttivo di Fioi, composto dal presidente Pietro Intini, olivicoltore pugliese, dai vicepresidenti Antonella Titone, olivicoltrice siciliana e Cosmo Di Russo, olivicoltore laziale e dal segretario generale Caterina Mazzocolin. Il risultato è un’intervista a quattro voci che racconta la nascita della federazione, i valori intorno ai quali tanti olivicoltori, oggi quasi cento, hanno scelto di aderire al progetto e gli appuntamenti fondamentali del 2024.
“Siamo partiti nell’estate del 2019 – racconta il presidente Piero Intini – con l’idea di creare un laboratorio permanente sull’olio extravergine d’oliva. E così, dopo diversi incontri informali a cui hanno preso parte tanti professionisti di settore, abbiamo deciso di creare una casa che potesse ospitare sia i produttori sia i frantoiani, che svolgono un ruolo centrale e senza i quali non è possibile realizzare un olio extravergine d’oliva di qualità. Mi piace ricordare che Fioi nasce anche grazie alla stretta collaborazione con la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, la Fivi, con la quale ci riuniamo annualmente in occasione del Mercato dei Vini di Bologna con l’obiettivo di promuovere la filiera corta e la biodiversità”. Promotrice dalla prima ora della nascita di Fioi, con il suo lavoro di coordinamento, è stata Caterina Mazzocolin, attuale segretario generale. Una lunga esperienza nell’azienda di famiglia, in provincia di Siena, che le ha permesso di conoscere a fondo prima il vino e l’extravergine di qualità. “Siamo stati – racconta – tra i primi a aderire al manifesto di Luigi Veronelli dotandoci di un frantoio di ultima generazione. Fu una vera e propria una folgorazione, un’esperienza che mi ha dato l’opportunità di capire quanto ancora ci fosse da fare per il mondo dell’extravergine. Più conoscevo gli olivicoltori e più mi rendevo conto di quanto avessero bisogno di supporto. Non tanto per evitare che la produzione venisse gestita interamente da terzi, quanto per fare sì che crescesse la qualità dei loro prodotti, spesso vanificata dall’assenza di una consulenza agronomica specializzata. È stata questa esperienza, svolta prima all’interno dell’azienda di famiglia e poi da libera professionista, a darmi conferma del fatto che una Federazione era necessaria e che bisognava avesse caratteristiche diverse dalle altre associazioni, troppo spesso partecipate da aziende così grandi da non conoscere i problemi delle realtà più piccole”.
Anche da questa spinta propulsiva nasceva Fioi. Ma quali sono oggi, a quattro anni dall’avvio del progetto, i suoi obiettivi? “Gli scopi primari di Fioi – dice Mazzocolin – restano quelli di valorizzare la materia prima, facendo degli olivicoltori dei veri e propri garanti dei territori in cui operano e aiutandoli a rendere remunerativo il loro lavoro. Questo è possibile solo perseguendo la qualità, che è l’elemento principale per la valorizzazione dell’extravergine poiché un olio mediocre non acquisirà mai valore di mercato. Quello che facciamo con Fioi è supportare i nostri federati, aiutandoli a crescere in questa consapevolezza e a dotarsi di ogni strumento possibile affinché ciò avvenga”. Ma cosa spinge tanti olivicoltori ad aderire a Fioi? “Ho accettato di entrare a far parte di questo gruppo – dice Cosmo Di Russo – perché ho riconosciuto nei componenti della federazione la passione per questo mestiere. Il nostro è un lavoro pieno di difficoltà ed è necessario tutelarlo e promuoverlo. Stiamo vivendo un momento fondamentale per l’evoluzione del prodotto extravergine d’oliva. Abbiamo oggi l’opportunità di posizionarlo come non era mai stato possibile. Gli aspetti produttivi sono migliorati moltissimo e finalmente è cresciuta la consapevolezza intorno al prodotto che viene percepito oggi come un patrimonio da tutelare. Avere una solida base di produttori che abbiano capacità di comunicare e diffondere la conoscenza in modo allargato è un’opportunità estremamente interessante”.
Tra le motivazioni anche la necessità di far sentire la propria voce attraverso una rappresentanza alternativa. “Esistono al momento – aggiunge Antonella Titone – tante organizzazioni nel mondo dell’olio extravergine, ma spesso e volentieri sono composte da burocrati che poco hanno a che fare con l’olivicoltura. Fioi, invece, è la prima associazione fatta da chi lavora davvero nel mondo dell’olio extravergine, la prima associazione creata da produttori. È questo che la rende una realtà unica e realmente indipendente. Un gruppo che lavora insieme per la valorizzazione di questo prodotto e che facendo sistema trae, e trarrà, sempre più vantaggi sia dal punto di vista pratico sia da quello ideale. La possibilità di partecipare ai tavoli di lavoro, di poter esprimere il nostro punto di vista e farci valere è qualcosa di veramente importante per tutti noi”. Unirsi, mettersi insieme, per avere voce ed essere rappresentati. Un percorso affine a quello vissuto più di trent’anni fa dal mondo del vino. Ma quali sono per il direttivo Fioi i temi che possono favorire una diffusione di una cultura dell’olio? “Prima di ogni cosa – spiega Intini – bisogna raccontare la sua identità. Ciò che dobbiamo far conoscere è l’impatto economico e culturale che questo prodotto ha sui territori. Questo perché dobbiamo evitare che si volga verso modelli super intensivi che portano con sé una perdita culturale. L’extravergine è invece un universo composto da una vastità di cultivar, profumi e gusti che rappresentano la biodiversità delle nostre regioni. Raccontare e valorizzare questi aspetti, significa quindi non solo diffondere la cultura del prodotto ma anche tutelare l’ambiente e la collettività”. (La foto di Caterina Mazzocolin è di Barbara Gamberini, Edagricole)