Se non ci fosse stata la degustazione online organizzata da Studio Cru, probabilmente non avremmo conosciuto una famiglia che interpreta in modo davvero particolare storia, territorio, stile produttivo che ritiene tre elementi portanti per raccontare un’area vitivinicola ancora poco nota ma di grande valore per l’enologia italiana. Cioè, i colli di Monteprandone, in provincia di Ascoli Piceno dove la famiglia De Angelis, con l’azienda Il Conte Villa Prandone, dagli anni ’50, quando Amilcare, in contrada Collenavicchio, mette a dimora sette ettari di vigna – che oggi sono diventati 50, per una produzione di 290.000 bottiglia che a breve dovrebbero arrivare a 500.000 – non ha mai abbandonato l’impegno a privilegiare qualità e tutela dell’ambiente, con pratiche che mirano alla salvaguardia della biodiversità in vigna e alla sostenibilità energetica in cantina. Tant’è che lo stile de Il Conte Villa Prandone è una ricerca continua del migliore bilanciamento tra identità di frutto e piacevolezza di beva, in un gioco di equilibri che oscilla tra l’assecondare e il domare il terroir. I vini rivelano così una naturale predisposizione gastronomica, accompagnandosi a una grande varietà di piatti che va dagli antipasti più delicati fino agli arrosti più saporiti e alla selvaggina.
A portare avanti questo percorso, adesso è la terza generazione – i fratelli Walter e Samuel che curano il vigneto, Emmanuel che ne è l’enologo ma anche responsabile commerciale e Maria responsabile amministrativa – che si avvale anche dei consigli della seconda generazione – il padre Marino – che nel 1988 diede l’attuale nome Il Conte Villa Prandone, come omaggio al capostipite della famiglia, soprannominato “Lu Kont”, il conte in dialetto marchigiano. Si racconta, infatti, che Amilcare discendesse da una famiglia di conti proprietari terrieri che andò poi a scomparire a seguito di varie guerre e divisioni. Ed è proprio Emmanuel a raccontare la leggenda di un Cavalier Prandone (o Brandone) fedele a Carlo Magno che nel IX secolo si fermò nel borgo per erigere un castello dal quale dominare la zona circostante, dal mare Adriatico ai monti Sibillini. Qui si dispiega il giardino dell’azienda agricola, nel cuore del Piceno, dove s’incontrano le brezze marine, lo scirocco da sud-est e le correnti montane. Il peculiare microclima, vivacizzato da escursioni termiche stagionali tra notte e dì, aiuta a mantenere le uve sane, oltre ad arricchirne il corredo aromatico. Il terreno è argilloso-calcareo di medio impasto, prezioso nel donare ai vini colore, struttura e tenore alcolico. Il vigneto più vecchio ha cinquant’anni mentre il più giovane tre, con un’età media di trent’anni. Le vigne sono prevalentemente di vitigni autoctoni: pecorino e passerina per i bianchi, montepulciano e sangiovese per i rossi. Completano il vigneto piccoli appezzamenti di merlot, lacrima, trebbiano, malvasia, sauvignon e chardonnay.
Le cantine per la vinificazione e l’invecchiamento si trovano 7 metri sotto la superficie, dove il buio naturale, la temperatura costante, il giusto grado di umidità e le vibrazioni permettono al vino di affinare nel modo più genuino possibile. Nel 2003 durante i lavori di ristrutturazione è stata costruita una sala di degustazione per l’accoglienza degli enoturisti in azienda, chiamata la Barricaia. Insomma, un’azienda con uno stile dettato da lungimiranza e sensibilità, tramandate da generazioni che da sempre sostengono una seria politica di qualità e sostenibilità ambientale. Le pratiche adottate mirano alla tutela dell’ecosistema attraverso la cura idrogeologica dei terreni e la salvaguardia delle biodiversità, preservando la flora e la fauna autoctone. In vigna, infatti, non si utilizzano pesticidi chimici di sintesi e non si pratica il diserbo. Ugualmente, in cantina si segue un percorso virtuoso di riutilizzo dei materiali di scarto e una conversione graduale all’autoconsumo elettrico grazie all’impianto fotovoltaico. Dice Emmanuel “la cura per il territorio e la crescita della denominazione non possono essere appannaggio del singolo: richiedono un impegno collettivo e ramificato e la mobilitazione delle nuove generazioni. Per tale motivo, Il Conte Villa Prandone collabora con l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, proponendo programmi di formazione per laureandi e neo-laureati. I giovani professionisti condividono così conoscenze, tecniche di viticoltura e propongono soluzioni agronomiche creative, concorrendo alla crescita di valore del settore vitivinicolo marchigiano”. In questo contesto è anche importante sottolineare la scelta di spingersi oltre il settore produttivo di appartenenza, visto che l’azienda ospita iniziative culturali, mostre di artisti locali ed eventi gastronomici con chef o produttori tipici.
Attualmente Il Conte Villa Prandone produce 290.000 bottiglie l’anno, divise tra Linea Premium e Linea Terra per un totale di 13 referenze. La distribuzione dei vini de Il Conte Villa Prandone si concentra per il 90% sul canale Horeca e la vendita diretta, con una ripartizione del 35% sul mercato italiano e del 65% sul mercato estero, diviso tra Nordamerica (Stati Uniti e Canada), Cina, Australia, Gran Bretagna, Irlanda, Francia, Svizzera, Olanda, Belgio, Romania, Slovacchia, Repubblica Ceca e Germania. Alla degustazione online sono stati proposti 4 vini della prima linea, i bianchi Cavaceppo e Navicchio e i rossi Marinus Lu Kont, tutti a base di uve selezionate nei migliori vigneti caratterizzati da un’esposizione ideale e da un microclima unico.