Parola d’ordine: stop allo spreco alimentare per ridurre o addirittura eliminare il cibo inutilizzato che finisce nell’immondizia. Su questa lunghezza d’onda sembra esserci un accordo bipartisan. A offrire l’occasione sono le tre proposte presentate autonomamente da Lega, Pd e Forza Italia tra Camera e Senato che potrebbero sdoganare la “doggy bag” in Italia. Dare un taglio alla vergogna di chiedere al ristorante di portarsi a casa i piatti non finiti, o che i bambini hanno ordinato ma non toccato, e sì alle “schiscette” (come direbbero al nord o al sud con altri slang per indicare i contenitori per alimenti) per non sprecare il cibo pronto e già pagato. Un “traguardo” che va dall’incentivo all’obbligo di legge che innesca già dubbi sui costi dell’operazione (soprattutto sulle box da asporto) e per l’eventuale obbligo di legge, per timore di multe e sanzioni. A volere la novità però sarebbe già un italiano su due: è quanto fotografa un’analisi Coldiretti-Censis per cui il 49% è pronto a chiedere gli avanzi del pranzo o della cena in trattoria. E la percentuale sale al 58% tra i giovani, probabilmente più aperti alla pratica anche perché meno imbarazzati nel chiederla. Oltre ai vantaggi economici e per l’ambiente: secondo l’ultimo rapporto di Waste watcher international per la campagna Spreco Zero, finiscono nella pattumiera circa 469 grammi di cibo a settimana per ogni cittadino. Da qui il passaggio ai disegni di legge.
In quelli proposti dalla Lega e dal Pd l’obiettivo è incentivare la doggy bag o togliere ogni ostacolo, anche emotivo. “Perciò abbiamo previsto misure di promozione come un logo da esporre nei ristoranti o nei locali”, spiega la senatrice leghista Mara Bizzotto, prima firmataria del disegno di legge o l’introduzione delle mezze porzioni e dei menù per bambini. Nella proposta dei deputati del Pd, Emiliano Fossi e Marco Simiani, il progetto si allarga agli avanzi della grande distruzione immaginando “una rivoluzione culturale che coinvolga imprese e consumatori” anche con un tavolo ad hoc al ministero dell’Agricoltura. Ancora più esplicita nel nome della legge è l’idea degli azzurri, che sarà illustrata domani alla stampa: la doggy bag diventi obbligatoria per adeguare l’Italia a quanto succede negli Stati Uniti o in Francia e Spagna, chiedono. Ma proprio l’obbligo non va giù alla Confesercenti: “La doggy bag è già una realtà. Non penso ci siano ristoratori che negano la possibilità. La verità è che pochi clienti chiedono di farlo”, sostiene Giancarlo Banchieri, presidente della Fiepet, l’associazione dei pubblici esercizi della Confesercenti. Inoltre mette le mani avanti sul rischio che gli alimenti non siano poi conservati correttamente (“quello spetta ai clienti, non ai ristoratori”), quindi taglia corto: “Imporre multe a un ristoratore che ha finito le vaschette di alluminio non cambierà la situazione”.
“Portare a casa il cibo non consumato al ristorante è un modo per combattere lo spreco alimentare, fenomeno assolutamente inaccettabile che dobbiamo contrastare con le buone pratiche, sia a casa sia nella ristorazione”, dice il senatore della Lega Giorgio Maria Bergesio, vicepresidente della commissione Attività produttive di Palazzo Madama, firmatario del disegno di legge per introdurre comportamenti virtuosi a tavola. “La riduzione degli sprechi passa anche dalla scelta degli alimenti – aggiunge il senatore – E’ infatti importante orientare il consumatore verso l’acquisto di prodotti di elevata qualità, che garantiscano un elevato apporto nutrizionale a fronte della riduzione in quantità degli stessi. In tal senso è quindi opportuno accrescere la consapevolezza rispetto al giusto rapporto che esiste tra la qualità, la quantità e la salubrità degli alimenti consumati. E conclude: “La possibilità di portare a casa il cibo che non consumiamo al ristorante oggi è ancora una pratica poco diffusa tra gli italiani che considerano questo comportamento, che in realtà è virtuoso, una fonte di imbarazzo. Per questo, abbiamo previsto misure specifiche che promuovono l’uso della doggy bag, come un logo da esporre all’interno di ristoranti e locali per incentivare la pratica dell’asporto del cibo non mangiato, e l’introduzione sistematica nel menù dell’opzione “mezza porzione” e dei “menù baby” destinati ai bambini”