Quando si parla di vino spesso si sottovaluta l’importanza della chiusura scelta, ancora troppi i preconcetti da parte di certi consumatori e a volte anche dei produttori, che non sempre “osano” e spesso si adeguano solo ad alcune regole imposte dal mercato. Ad ogni modo va anche detto che i momenti di studio, confronto e discussione sul tema, in particolare sulla questione del tappo a vite, stanno iniziando a prendere spazio, come nel caso dell’incontro che si è tenuto a Taormina Gourmet; una giornata di confronto che ha visto Walter Massa oratore di eccezione, condotta da Nino Aiello e in compagnia di Leonardo Romanelli. Come lui stesso ha esordito: “Siamo perfetti nella vigna, siamo perfetti in cantina, perché dobbiamo essere imperfetti quando chiudiamo quella materia fantastica che è il vetro? Il vino è una cosa magica, una macromolecola che prende tutte le nefandezze che gli stanno intorno. Abbiamo accettato il tappo a vite per l’olio, materia nobile e per tante altre cose e lo vediamo come un problema nel vino? Comincia a bere il vino e smetti di bere il tappo”.
Da qui la nascita de “Gli Svitati”, un gruppo di produttori amici, cinque aziende del nord Italia, che hanno scelto un nome emblematico che vuole evidenziare il tema prevalente di questo “movimento”. Franz Haas, Graziano Prà, Jermann, Pojer e Sandri e Walter Massa, cinque aziende d’eccellenza e pioniere del tappo a vite in Italia, si sono riunite per raccontare il loro modo di “fare vino” e, soprattutto, di tapparne le bottiglie, contro i pregiudizi che hanno spesso accompagnato questa tipologia di chiusura. La scelta del tappo, del resto, è una decisione etica, complessa e articolata che prevede un’attenta valutazione di molte variabili. Dal tappo infatti dipendono invecchiamento, valore e persino l’impatto sull’ambiente e oggi il mercato offre una grande varietà di tipologie, ma non sempre è facile orientarsi. Quello che ha portato i cinque “Svitati” alla scelta di usare questa tipologia di “tappatura” per le loro etichette è l’obiettivo che sta dietro al suo utilizzo, ossia il perfetto mantenimento di quelle qualità organolettiche del vino tanto ricercate e valorizzate dal lavoro in vigneto e in cantina. Grazie alle sue caratteristiche questa tipologia di tappo permette infatti una micro-ossigenazione costante, preservando il vino e permettendo un’omogeneità qualitativa anche nel caso di vecchie annate, oltre ad una corretta evoluzione.
Dopo questa introduzione di Walter Massa, è stato il turno di Arturo Martorelli, Group commercial director, che ha velocemente affrontato il lavoro da lui svolto su questo tipo di tappatura e di come la richiesta di vite da parte delle aziende italiane sia richiesta in prevalenza per i vini destinati all’export piuttosto che al mercato italiano, confermando le perplessità già esposte da Massa. Si è poi partiti con la degustazione, ben undici campioni a cui se ne sono aggiunti altri due non previsti che hanno messo in luce la capacità di questa chiusura di avere vini precisi, puliti e di grande espressività. In chiusura il confronto su due bottiglie di Monleale 2016 di vigneti Massa, il primo con Tappo Coral e il secondo con Tappo Onix, mettendo in evidenza come la diversa membrana presente all’interno desse espressioni diverse per ciascun vino. Dunque, un excursus interessante su cui è importante ritornare per prendere sempre più coscienza delle potenzialità di questa chiusura.